Francesco Corna riconfermato Segretario Generale CISL Bergamo. Con lui in Segreteria Candida Sonzogni, Angelo Murabito e Luca Nieri | Fabio Nava: “La CISL è un ponte tra lavoro, comunità e futuro”

Non è solo un Congresso. È un tempo che ci restituisce responsabilità”. Con queste parole, Fabio Nava, Segretario Generale della CISL Lombardia, ha aperto il suo intervento al XX Congresso della CISL di Bergamo, svoltosi il 9 e 10 aprile 2025 alla Fiera di Bergamo. Un intervento intenso e sentito, che ha scelto la forma del dialogo e non della vera e propria relazione e che ha saputo interpretare l’anima più autentica del movimento sindacale: quella che ascolta, comprende e costruisce.

La relazione di apertura di Francesco Corna, confermato Segretario Generale della CISL Bergamo al termine dei lavori – e sarà affiancato in Segreteria da Candida Sonzogni, Angelo Murabito e Luca Nieri – è stata per Nava un punto di riferimento, uno stimolo alla riflessione collettiva: “Francesco ci ha restituito una lettura lucida, plurale, del tempo che viviamo. Ha parlato di Europa, di democrazia, di partecipazione, ma soprattutto ha fatto emergere il valore della coerenza”.

Una comunità che si mette in cammino

Nava ha voluto sottolineare come la CISL, nei suoi luoghi più vivi, sappia farsi metodo e testimonianza. “Ho sentito una comunità che non si accontenta di governare l’esistente, ma che si mette in cammino. Un cammino che parte da domande forti: come proteggere chi è più fragile? Come rendere il welfare più accessibile e giusto? Come costruire un patto tra generazioni che sia reale, concreto, quotidiano?”. E proprio in quelle domande, nel confronto fra competenze e saperi diversi, Nava ha riconosciuto l’essenza della CISL: “È il metodo della reciprocità, della responsabilità condivisa, dell’incontro. È così che costruiamo una rappresentanza che non cerca il consenso facile, ma la costruzione paziente di un senso condiviso”.

Bergamo, laboratorio sociale e comunità viva

Al centro dell’intervento, un luogo che non è solo sfondo, ma protagonista: Bergamo. Per Fabio Nava, questo Congresso è stato anche un ritorno personale: “Parlare oggi, qui, non è per me un adempimento: è un ritorno a casa, pieno di rispetto, memoria e responsabilità. Bergamo è la città dove è iniziato il mio cammino sindacale ed è diventata anche il simbolo di una comunità capace di trasformarsi senza perdere sé stessa: Bergamo è stata l’epicentro di un dolore collettivo. Ma da quel dolore è nato un nuovo modo di abitare la realtà. Una memoria attiva, che si fa responsabilità quotidiana”. Nava ha descritto con profonda empatia l’impronta lasciata dalla pandemia su questo territorio: “Nel 2022 il Congresso portava ancora il peso della ripartenza. Oggi, a distanza di tre anni, quel dolore si è trasformato in consapevolezza, in visione. Bergamo è un ‘laboratorio sociale’ nel senso più vero e concreto, è il luogo dove il lavoro ha un volto, una storia, una dimensione umana. Dove la fatica si accompagna all’orgoglio, dove innovazione e tradizione si tengono per mano. Questa terra ha attraversato la transizione produttiva con intelligenza, ha accolto la sfida della complessità con pragmatismo e ha costruito un equilibrio tra industria e servizi, tra città e valli, tra memoria e futuro”. Ed è proprio da qui, secondo Nava, che può e deve ripartire una nuova proposta sindacale: “Questa è una comunità che non ha mai smesso di interrogarsi sul senso del lavoro, sul valore della partecipazione, sulla responsabilità che abbiamo – tutti – nel costruire coesione”.

Giovani, donne, meno giovani: una rappresentanza che include

L’intervento ha poi toccato temi centrali per la giustizia sociale, a partire dal ruolo delle giovani generazioni. “Troppo spesso – ha detto Nava – parliamo dei giovani come ‘futuro’, ma poi li lasciamo ai margini del presente”. Serve, invece, un sindacato che dia loro fiducia, spazio e responsabilità. “Non è questione di anagrafe, ma di sguardo, di visione. Dobbiamo ‘imparare’ a cedere pezzi di responsabilità, e farlo senza paura”.

Parole importanti anche sulla parità di genere: “La maternità non può essere il prezzo da pagare per l’accesso al lavoro. La conciliazione non è una concessione, ma un diritto. Molto è stato fatto, ma possiamo fare ancora di più: serve un’alleanza nuova tra welfare pubblico, imprese responsabili e sindacato”.

E poi i meno giovani, troppo spesso dimenticati o resi invisibili. “La dignità non ha età. Ogni stagione della vita ha diritto di essere piena e restituire centralità alle persone meno giovani è un atto di civiltà, oltre che di giustizia sociale”.

Immigrazione e nuove cittadinanze: il valore dell’ANOLF

Ampio e profondo anche il passaggio dedicato all’inclusione. “Ci sono parole che sembrano scontate e invece sono forti: includere è una di queste. Includere non è una gentilezza: è un dovere democratico”. Nava ha sottolineato il valore delle nuove cittadinanze, delle seconde generazioni, dei tanti lavoratori e lavoratrici che vivono e costruiscono ogni giorno la vita di questa terra, spesso in silenzio. “Sono persone che crescono qui e lavorano qui. Sono parte di noi. Senza la loro presenza, sono un pezzo della nostra identità collettiva”. In questo quadro, Nava ha valorizzato il ruolo dell’ANOLF come presidio di prossimità concreta: “L’ANOLF è una rete fondamentale. Ascolta, orienta, accompagna. È il volto umano della CISL che sa dialogare, accogliere e riconoscere”. E ha rilanciato con forza una visione di sindacato come “casa per tutti”, dove le differenze non si cancellano ma si intrecciano, dove ogni persona può sentirsi parte, qualunque sia il suo percorso.

Il lavoro che cambia e le nuove periferie

Il Segretario ha poi lanciato un appello forte alla rappresentanza di chi è ai margini: rider, lavoratori intermittenti, educatori precari, operatori della sanità privata, giovani con contratti a chiamata. “Non possiamo continuare a tutelare bene solo chi ha posti di lavoro sindacalmente presidiati, dobbiamo spingerci a raggiungere anche chi, diversamente, rischia di rimanere indietro, o peggio dimenticato”. Servono nuovi strumenti, nuovi linguaggi, nuove presenze. Serve una “nuova cittadinanza del lavoro”, che non dipenda dal contratto o dalla dimensione dell’azienda, ma dal bisogno di dignità che ogni lavoratrice e lavoratore porta con sé.

Salario, casa e dignità del vivere

Tra i temi più urgenti affrontati da Nava, anche quelli del salario e della casa. “Il lavoro non basta più. I salari fermi, i mutui impazziti, l’inflazione che sta tornando a mordere, il caro-affitti: tutto questo restringe gli spazi di libertà e dignità”. Ed ha messo al centro il tema dell’abitare: “Quando un lavoratore non può permettersi di vivere dove lavora, qualcosa si spezza. Serve un patto locale per il diritto alla casa, serve un sindacato che porti questi temi nei tavoli e nei protocolli, con soluzioni reali”.

Sicurezza e benessere: questione di civiltà

La sicurezza sul lavoro è stata definita da Nava “una questione di civiltà”. Non solo prevenzione, ma cultura condivisa, formazione, responsabilità. “Ogni vita che proteggiamo è una testimonianza del nostro essere dalla parte giusta. Anche quando costa. Anche quando nessuno applaude”. E ancora: “La salute non è solo assenza di infortunio. È equilibrio, fiducia, serenità. E questo va costruito ogni giorno, insieme”.

Una CISL che costruisce, non che appare

In chiusura, Fabio Nava ha voluto consegnare un’immagine chiara e potente di che cosa sia – e debba essere – la CISL oggi: “È un ponte. Tra generazioni, territori, comunità. Un ponte tra bisogni reali e risposte possibili. Non è una voce nei tavoli, è una presenza vera. È una realtà che costruisce, che preferisce il rispetto alla polemica, il risultato all’applauso. Una realtà che crede nella coerenza, nella prossimità, nel cambiamento profondo. Uscire da un Congresso non significa solo portare a casa una mozione approvata. Significa uscire con una direzione più chiara, con una responsabilità più forte, con il desiderio più intenso di essere parte del cambiamento che vogliamo generare”.

E il suo appello finale, come sempre, è stato limpido: “Andiamo avanti, con la forza delle idee che resistono, con la leggerezza delle relazioni che si stringono, con la sobrietà di chi non ha bisogno di apparire per contare. Avanti, ma – come dico sempre – insieme. Perché è solo insieme che possiamo fare davvero la differenza”.