Il giudice dà ragione a richiedente asilo che ha trovato un impiego con il progetto Labour-Int

Milano, 17.10.2019

La Corte di Appello di Milano ha accolto il ricorso presentato da Samba Diouma Sow, uno dei 40 richiedenti asilo che hanno trovato un impiego grazie a Labour-Int, il progetto europeo, guidato in Italia da Anolf Cisl Milano e Fisascat Cisl Milano Metropoli, che attraverso la collaborazione con le altre organizzazioni sindacali, il Comune di Milano, gli enti bilaterali del commercio e le imprese del territorio promuove percorsi di formazione e inserimento lavorativo per i migranti di recente arrivo (sui 40 partecipanti alla prima edizione del progetto, che hanno seguito corsi di italiano, educazione civica e professionalizzanti – panetteria-pasticceria, settore elettrico, meccanica – 34 hanno trovato un lavoro regolare).

“La Corte – sottolinea l’avvocato Silvia Balestro, il legale che per conto del sindacato ha difeso il lavoratore – ha ritenuto che Samba potrebbe subire ripercussioni psico-fisiche dannose nel caso di rigetto della sua domanda di protezione umanitaria, derivanti dalla perdita dei rapporti stabili costruiti sul nostro territorio e dal rientro in Senegal, dove ha avuto una difficile condizione di vita ed uno stato di povertà tale da privarlo dei più elementari diritti, quale quello di una adeguata alimentazione e di un tenore di vita decoroso”.

Con la sentenza n. 4121 del 15 ottobre 2019, il giudice ha riformato l’ordinanza del Tribunale di Milano che in data 5 aprile 2018 aveva respinto il ricorso contro il diniego della domanda di riconoscimento della protezione internazionale del cittadino senegalese.

“Una vittoria importante – commenta il presidente di Anolf Cisl Milano, Maurizio Bove – soprattutto perché il giudice ha dato il giusto rilievo ad un percorso di inserimento in Italia particolarmente positivo. Fin dal suo arrivo, Samba si è impegnato, ha studiato l’italiano, ha conseguito la licenza media e, dopo il percorso di formazione e il tirocinio previsto dal progetto, ha trovato un impiego con un contratto della durata di tre anni. E’ giusto, quindi, permettergli di continuare a vivere regolarmente nel nostro Paese”. “Assurde, al contrario, le modifiche introdotte dal Decreto Salvini – prosegue -, che con l’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari rischiano di gettare nell’irregolarità molti dei compagni di corso di Samba, nonostante abbiano trovato un lavoro e siano, come lui, ormai integrati”.