Il Segretario Generale Aggiunto CISL Lombardia Fabio Nava al Consiglio Generale Confederale CISL

Venerdì 6 dicembre 2024, presso l’Auditorium Via Rieti a Roma, si è svolto il Consiglio Generale Confederale CISL

Per la CISL Lombardia ha partecipato al dibattito il Segretario Generale Aggiunto Fabio Nava, di cui riportiamo di seguito l’intervento:

Un caro saluto a tutte e tutti. Volendo unire con un unico filo la relazione di Gigi che, come Lombardia, condividiamo e facciamo nostra, e il documento sui temi congressuali presentato da Daniela, considerati i cinque minuti disponibili, vorrei focalizzare il mio intervento su qualche considerazione che ci sta particolarmente a cuore.
Il documento che ci avete presentato mostra una fotografia nitida della nostra realtà: il sistema economico, sociale e produttivo del Paese è fermo, stagnante. Ma questo non è il tempo della rassegnazione. Questo è il tempo dell’azione e noi dobbiamo e possiamo essere l’elemento catalizzatore del cambiamento.
Guardiamoci intorno: pensiamo alle periferie che si spopolano, alle relazioni sociali che si spezzano, alle metropoli dove l’unico spazio di vita sembra ormai essere solo il centro commerciale. Questo vuoto sociale non è solo un problema economico: è un dramma umano. Dietro ogni statistica ci sono volti, famiglie, persone che si sentono abbandonate. E di fronte a questa frammentazione, l’unica risposta non può che essere: sindacato, sindacato e ancora sindacato! La Cisl dovrà essere il motore del cambiamento. Anche per il futuro, dovremo essere la forza che protegge, costruisce e rilancia.
Ma il nostro obiettivo non può essere solo proteggere. È trasformare. Perché il lavoro, per noi, non è un semplice mezzo di sostentamento: è dignità, è espressione personale, è una leva per cambiare la vita delle persone. Pensiamo a quante persone oggi vivono il lavoro come una condanna, anziché come un’opportunità. Questo deve cambiare, nessuno deve essere lasciato indietro, senza tutele, senza relazioni, senza speranza. Ecco perché parliamo di costruire un nuovo umanesimo del lavoro. Un lavoro che non sia solo produttività, ma anche un mezzo per realizzare sé stessi, un lavoro che dia valore alla vita.
Ed è qui che entra in gioco la partecipazione. Non è un concetto astratto, è una rivoluzione concreta, radicata nella nostra Costituzione e nella nostra proposta di Legge. Partecipazione significa superare le vecchie logiche del conflitto e costruire dialogo, progresso sociale e opportunità, ma significa anche riconoscere che ogni persona ha un ruolo importante e che il contributo di ciascuno è essenziale per il bene comune. Pensiamo alle grandi conquiste del passato: la contrattazione di secondo livello, l’abolizione della scala mobile. Oggi, con la partecipazione, possiamo fare lo stesso. Ogni passo avanti è stato possibile grazie al coraggio di cambiare. Anche allora, come Cisl, abbiamo affrontato grandi difficoltà e siamo stati soli nelle nostre scelte, ma forti della nostra intransigenza non ci siamo mai arresi. 
Ecco perché questa legge è così importante. Non è solo un passo avanti, è una pietra miliare. Ma perché funzioni, dobbiamo coinvolgere tutti: lavoratori, imprese e famiglie. Pensiamo alle aziende che hanno già sperimentato modelli partecipativi: hanno creato ambienti più sereni e produttivi. Immaginate se davvero questo approccio diventasse la norma in tutto il Paese.
Una legge, però, non basta, servono persone pronte a darle vita. Ecco perché dobbiamo investire nella formazione; i nostri dirigenti e i nostri delegati devono essere preparati a portare la partecipazione in ogni settore e in ogni angolo del Paese. Una preparazione non solo tecnica, ma una missione per diffondere un nuovo modo di pensare il lavoro.
Ma serve anche comunicare, una campagna forte, chiara, che raggiunga famiglie, imprese e lavoratori. Il messaggio deve essere semplice: con la CISL, il Paese può ripartire in modo nuovo. Dobbiamo far capire che questo non è soltanto un progetto sindacale, ma una visione di futuro.
Infine, lasciatemi fare una riflessione sul clima sociale che stiamo vivendo. Viviamo tempi difficili, in cui vediamo piazze riempirsi di odio, simboli bruciati, bandiere calpestate. Questa non è protesta, non è confronto, non è democrazia, questo è caos sociale! Ma ciò che mi preoccupa di più è l’abuso del diritto allo sciopero, uno strumento sacro del conflitto sociale, che rischia di perdere valore a causa di queste strumentalizzazioni. E la strumentalizzazione porta sempre alla disaffezione. Lo sciopero deve invece rimanere uno strumento di dialogo e progresso, non un’arma di divisione.
La nostra sfida è chiara: partecipazione contro rivolta sociale. Noi, come CISL, sappiamo da che parte stare, sappiamo che il futuro non nasce dalla rabbia, ma dal coraggio delle idee e dalla forza dell’azione. Questo è il nostro impegno: per noi, per i lavoratori, per il nostro Paese. Allora costruiamo, insieme, quel futuro migliore che il Paese e le persone meritano. Grazie