Euronote – Accordo raggiunto sul salario minimo

Via libera all’approvazione della direttiva europea sui salari minimi adeguati

Milano, 8.6.2022

Il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue hanno raggiunto un accordo politico per l’approvazione della direttiva europea sui salari minimi adeguati proposta dalla Commissione nell’ottobre 2020. Una normativa che sarà applicata a tutti i lavoratori dell’Ue che hanno un contratto o un rapporto di lavoro, ma che non fissa un salario minimo uguale per tutti lasciando ai responsabili politici e alle parti sociali di ogni Paese dell’Ue la definizione delle modalità per adeguare i propri sistemi ai principi della direttiva. L’obiettivo dell’iniziativa, come proposto dalla Commissione, è di garantire che i lavoratori siano tutelati da salari minimi adeguati che consentano una vita dignitosa ovunque essi lavorino. I salari minimi, infatti, oltre ad avere un impatto sociale positivo producono anche benefici economici, riducendo la disuguaglianza salariale, contribuendo a sostenere la domanda interna e rafforzando gli incentivi al lavoro. Possono inoltre contribuire a ridurre il divario retributivo di genere e proteggono da una concorrenza sleale gli stessi datori di lavoro che già retribuiscono dignitosamente i lavoratori. La direttiva stabilisce un quadro per l’adeguatezza del salario minimo legale, «promuovendo la contrattazione collettiva sulla determinazione del salario e migliorando l’accesso effettivo dei lavoratori alla protezione del salario minimo nell’Ue» spiega la Commissione, sottolineando l’intenzione di voler migliorare la protezione del salario minimo «nel pieno rispetto delle competenze e delle tradizioni nazionali».

L’accordo dovrà ora essere approvato presso il Parlamento europeo dalla commissione per l’Occupazione e gli Affari sociali e da una votazione in plenaria, così come dal Consiglio. Poi, la direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale e gli Stati membri dovranno recepire entro due anni nel diritto nazionale i nuovi elementi della direttiva.

Garantire un tenore di vita dignitoso

La protezione del salario minimo esiste in tutti gli Stati membri dell’Ue, sia attraverso salari minimi legali e contratti collettivi, sia esclusivamente attraverso contratti collettivi. Attualmente 21 Paesi dell’Ue hanno un salario minimo legale, che varia da 332 euro in Bulgaria a 2.202 euro in Lussemburgo, mentre in Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Italia e Svezia i livelli salariali sono determinati attraverso la contrattazione collettiva. Secondo l’accordo, gli Stati membri dovranno valutare se i loro salari minimi legali esistenti (cioè il salario più basso consentito dalla legge) sono adeguati per garantire un tenore di vita dignitoso, tenendo conto delle proprie condizioni socioeconomiche, del potere d’acquisto o dei livelli e sviluppi della produttività nazionale a lungo termine. Per valutarne l’adeguatezza, i Paesi dell’Ue possono istituire un paniere di beni e servizi a prezzi reali, applicando anche valori di riferimento usati a livello internazionale. Sarà però necessaria molta attenzione, da un lato a non inglobare negli adeguamenti aumenti di inflazione non stabilizzati e dall’altro a non trascurare aumenti effettivi e duraturi. In ogni caso, molti salari andrebbero aumentati indipendentemente dall’inflazione perché sono troppo bassi.

Ces: opportunità per correggere gli errori

Secondo il Rapporto Europa ineguale pubblicato nei mesi scorsi dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces), la disuguaglianza salariale è aumentata in 14 Stati membri tra il 2010 e il 2019, soprattutto come risultato di una diminuzione della quota di lavoratori coperti da accordi collettivi di contrattazione e del calo o del congelamento del valore relativo del salario minimo. La copertura della contrattazione collettiva è infatti diminuita in 22 dei 27 Stati membri dal 2000 a causa delle politiche perseguite dall’Ue e dagli Stati membri volte a rendere il lavoro meno sicuro. La disuguaglianza salariale è aumentata in 8 dei 14 Paesi in cui il valore relativo del salario minimo legale come percentuale del salario medio o mediano è diminuito o congelato dal 2010. Per queste ragioni i sindacati europei chiedono da tempo una soglia di decenza per il salario minimo legale fissata al 60% del salario mediano e al 50% del salario medio in ciascuno Stato membro, il divieto di finanziamenti pubblici per le aziende che rifiutano di impegnarsi nella contrattazione collettiva o violano gli accordi e la garanzia che la nuova direttiva non influisca sui sistemi di contrattazione collettiva funzionanti.

Nella convinzione che salari minimi adeguati siano fondamentali per ridurre le disuguaglianze e che una contrattazione collettiva più forte rappresenti la via migliore per una retribuzione veramente equa, la Ces considera la direttiva europea sui salari minimi «un’opportunità per correggere gli errori e garantire che milioni di lavoratori non siano più lasciati in povertà».

Rafforzare la contrattazione collettiva

Al fine di ottenere un quadro per la definizione e l’aggiornamento delle retribuzioni minime la direttiva europea prevede: criteri chiari per la determinazione del salario minimo; l’utilizzo di valori indicativi di riferimento per guidare la valutazione dell’adeguatezza dei salari minimi; aggiornamenti regolari e tempestivi dei salari minimi; l’istituzione di organi consultivi ai quali le parti sociali potranno partecipare; l’assicurazione che le variazioni e le detrazioni del salario minimo legale rispettino i principi di non discriminazione e proporzionalità; il coinvolgimento efficace delle parti sociali nella fissazione e nell’aggiornamento del salario minimo legale. Inoltre è richiesto il rafforzamento della contrattazione collettiva settoriale e intersettoriale «come fattore essenziale per proteggere i lavoratori fornendo loro un salario minimo» perché, come evidenziato dai dati, i Paesi con un’elevata copertura della contrattazione collettiva tendono ad avere una quota inferiore di lavoratori a basso salario, minori disparità salariali e salari più elevati. Gli Stati membri in cui meno dell’80% della forza lavoro è protetta da un contratto collettivo dovranno quindi creare un piano d’azione per aumentare progressivamente questa copertura. Per progettare la migliore strategia a tal fine, dovranno essere pienamente coinvolte le parti sociali e reso pubblico il piano d’azione, oltre ad un monitoraggio continuo dell’applicazione del salario minimo.