Euronote – Migrazioni: il punto sull’Agenda europea

Milano, 21.5.2018

Colmare la «persistente carenza di mezzi» della guardia costiera e di frontiera europea, migliorare i rimpatri, promuovere il reinsediamento e proteggere meglio i migranti lungo le rotte: queste le priorità indicate dalla Commissione europea nella Relazione pubblicata il 16 maggio scorso con cui ha illustrato la situazione relativa all’Agenda europea sulla migrazione. Sono passati tre anni da quando, il 13 maggio 2015, la Commissione propose con l’Agenda europea sulla migrazione un’ampia strategia per fronteggiare le sfide immediate poste dalla crisi in corso e per dotare l’Ue di strumenti che le consentissero di gestire meglio la migrazione a medio e lungo termine. Nonostante alcuni progressi compiuti in questo periodo, «la situazione è ancora critica e il lavoro non è ancora finito» secondo il commissario europeo per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, Dimitris Avramopoulos, che ha invitato gli Stati membri a «mettere urgentemente a disposizione guardie di frontiera e attrezzature per le operazioni e a rispettare l’impegno di raggiungere un accordo sulla riforma del sistema di asilo entro giugno», dal momento che la realtà rende evidente che «non c’è tempo da perdere». Il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, ha invece sottolineato che la gestione della migrazione può avvenire «solo in modo globale, attraverso azioni che si rinforzino reciprocamente e basate sulla responsabilità e sulla solidarietà». Per questo, ha aggiunto, «la riforma del sistema europeo comune di asilo è un elemento centrale e non può attendere: mi auguro che il Consiglio europeo raggiunga un accordo a giugno».

Le tre rotte principali della migrazione verso l’Ue

Nei primi mesi del 2018 si è confermata la tendenza alla diminuzione degli arrivi osservata nel 2017 nel Mediterraneo centrale, con dati inferiori del 77% rispetto a quelli registrati nello stesso periodo del 2017. Pur ancora nettamente inferiore rispetto a prima dell’accordo tra Ue e Turchia, il numero di arrivi da quel Paese ha registrato un notevole aumento dal marzo 2018, sia verso le isole greche che attraverso la frontiera terrestre. La situazione si è complessivamente stabilizzata lungo la rotta dei Balcani occidentali, anche se negli ultimi mesi sono stati registrati aumenti degli spostamenti attraverso l’Albania, il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina. Ha invece continuato a mostrare una tendenza all’aumento il numero di arrivi lungo la rotta del Mediterraneo occidentale verso la Spagna.

La gestione delle frontiere esterne dell’Unione

La Relazione della Commissione spiega che l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) «sostiene le guardie di frontiera nazionali mediante lo spiegamento di circa 1.350 esperti lungo tutte le rotte migratorie». Considerato però l’aumento della pressione migratoria, l’Agenzia «è pronta a rafforzare la sua presenza alla frontiera terrestre tra la Grecia e la Turchia» e si è offerta di «triplicare gli spiegamenti operativi lungo le frontiere terrestri greche con l’Albania e la Macedonia». La Commissione sottolinea come sussistano tuttavia «persistenti e importanti carenze» per quanto riguarda personale e attrezzature, al punto che «meno della metà delle attuali esigenze operative possono essere soddisfatte». Per questo, indica la Relazione, se si vuole che l’Agenzia possa sostenere le operazioni in corso e avviarne di nuove «gli Stati membri devono intensificare con urgenza i loro spiegamenti» al fine di arrivare ad un «corpo permanente di 10.000 agenti».

Rimpatri dalla Libia e dall’Ue

Nel 2018 l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), con il sostegno dell’Ue, ha aiutato oltre 6.000 persone a ritornare volontariamente nel proprio Paese dalla Libia. La task force congiunta tra Unione europea, Unione africana e Nazioni Unite collabora con le autorità libiche per porre fine al trattenimento sistematico dei migranti, compresi i minori. Ad oggi, osserva la Relazione in un allegato statistico, «questi sforzi hanno permesso di porre fine al trattenimento di più di 1.000 migranti».

Per quanto riguarda i rimpatri dai Paesi dell’Ue, invece, nel 2017 è stato eseguito poco più di un terzo dei provvedimenti stabiliti. Nel 2018 l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera ha collaborato a 111 operazioni di rimpatrio, ma «gli Stati membri dovrebbero fare un uso maggiore del mandato rafforzato dell’Agenzia in materia di rimpatrio» osserva la Commissione, mentre sono stati compiuti progressi nella cooperazione con i Paesi di origine.

Come prepararsi per governare i flussi migratori

Nell’ambito del nuovo programma di reinsediamento della Commissione, 20 Stati membri si sono impegnati per oltre 50.000 posti, per i quali sono state trasferite al momento 4.252 persone. La Commissione europea invita gli Stati membri a realizzare il 50% degli impegni di reinsediamento entro ottobre 2018.

In generale, sostiene la Relazione, per sostenere l’approccio globale dell’Ue in materia di migrazione e assicurare che l’Europa sia pronta ad affrontare qualsiasi crisi futura, gli Stati membri dovrebbero:

• provvedere a colmare le carenze di guardie di frontiera e attrezzature dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera;

• colmare il deficit di 1,2 miliardi di euro per il Fondo fiduciario dell’Ue per l’Africa;

• migliorare la situazione in Grecia e accelerare i rinvii in Turchia;

• intensificare i rimpatri e avvalersi del mandato dell’Agenzia per l’assistenza ai rimpatri;

• accelerare gli sforzi di reinsediamento nell’ambito del nuovo regime per i Paesi prioritari, in particolare per quanto riguarda il meccanismo di transito di emergenza in Niger, e nell’ambito della dichiarazione Ue-Turchia;

• raggiungere rapidamente un accordo sulla riforma del sistema europeo comune di asilo.