Euronote – Azione diplomatica debole contro la guerra

Onu e Ue non stanno esercitando un ruolo importante per scongiurare il conflitto

Milano, 15.2.2022

Tra proclami e minacce che accompagnano da settimane l’escalation della crisi in Ucraina, con una propaganda politica e mediatica di guerra già vista purtroppo nella storia più o meno recente e che sa tanto di profezia che si autoadempie, spiccano l’assordante silenzio e la quasi inattività di due organismi sovranazionali che dovrebbero invece avere un ruolo centrale per scongiurare il conflitto: l’Organizzazione delle Nazioni Unite e l’Unione europea.

Onu drammaticamente assente

Sul sito web dell’Onu si legge: «Le Nazioni Unite sono state create nel 1945, in seguito alle devastazioni della seconda guerra mondiale, con una missione centrale: il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. L’Onu realizza questo operando per prevenire i conflitti, aiutando le parti in conflitto a fare la pace, schierando forze di pace e creando le condizioni per consentire alla pace di sussistere e prosperare». Eppure, a fronte di un condivisibile appello del segretario generale secondo cui «non ci possono essere alternative alla diplomazia e al dialogo», non si è registrata alcuna decisa e concreta azione diplomatica da parte dell’Onu, i cui rappresentanti diplomatici si limitano a esortare i vari attori «ad astenersi dalla retorica provocatoria e dalle azioni per massimizzare le possibilità di successo della diplomazia» e, ciò che sconcerta maggiormente, dichiarano di «sperare» in una riduzione dell’escalation. Tra i 15 membri del Consiglio di sicurezza si sono semplicemente riprodotte le posizioni della varie parti in causa, con gli Usa appoggiati dai Paesi europei (e partner Nato) a chiedere un incontro del Consiglio, sostenendo che la mobilitazione militare russa costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza globali; la Russia a opporsi alla riunione, ribattendo che le manovre militari in corso attengono a questione interna e definendo «ironica» la richiesta statunitense, in quanto avanzata da coloro che «detengono il record mondiale di schieramento di truppe» al di fuori dei propri confini. La Cina, in modo certo non disinteressato, ha così dato fiducia alla Russia sostenendo la necessità di una «diplomazia tranquilla» e opponendosi all’incontro, mentre India, Kenya e Gabon si sono astenuti. Valore aggiunto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, dunque, pari a zero.

Timidezza dell’Unione europea

E l’Unione europea? Qualche viaggio in Russia, Ucraina e Stati Uniti da parte di alcuni alti rappresentanti dei principali Stati membri c’è stato, ma la diplomazia dell’Ue si è mostrata ancora una volta troppo timida, quasi a rispecchiare un’Unione non così unita nella posizione da tenere, anche in questo caso. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha partecipato ad alcune videoconferenze col presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, per «discutere gli sforzi in corso al fine di garantire una risposta unita ed efficace», si legge

nei comunicati ufficiali, concordando la necessità di convincere la Russia a «ridurre l’escalation e scegliere la strada del dialogo» e riaffermando il loro «risoluto sostegno all’Ucraina». I due leader, informano gli uffici della Commissione, hanno «preso atto della loro cooperazione dettagliata in corso nella finalizzazione di massicce sanzioni contro la Russia» in caso di un’aggressione militare contro l’Ucraina, mentre la Commissione ha contattato i partner dell’Ue per garantire forniture supplementari di gas naturale in caso di interruzioni delle consegne da parte della Russia. Insomma, più che lavorare diplomaticamente per evitare lo scontro armato pare che le istituzioni dell’Ue si preparino a reagire al conflitto, dandolo quasi per scontato.

Continuano gli appelli delle reti pacifiste

Invece, «la sola idea che si debba tornare ad affrontare una guerra in Europa è una autentica follia» sostengono i membri della rete pacifista italiana, secondo cui «tutti i responsabili dell’Unione europea e della politica internazionale sono chiamati ad agire con determinazione per impedire che la crisi dell’Ucraina sfoci in una nuova guerra che avrebbe conseguenze devastanti per tutto il mondo. Sarebbe una pericolosissima regressione storica». In un appello  per la pace, Flavio Lotti, della Tavola della pace, e Marco Mascia, del Centro Diritti Umani “Antonio Papisca”, chiedono che «l’Europa dica subito una parola chiara: mai più guerra in Europa! E agisca di conseguenza», perché «non c’è alcuna possibilità di difendere i diritti umani o di risolvere le crisi muovendo carri armati, soldati, navi e aerei di guerra». Sostenendo che «questo è il tempo di dichiarare la pace e non la guerra», gli estensori dell’appello spiegano il ruolo che dovrebbe avere l’Ue in questa crisi: «L’Unione europea è un progetto di pace. Nessun processo di allargamento politico o militare può avvenire a spese della vita e della pace. L’Unione europea deve affrontare alla radice tutti i problemi che da lungo tempo attraversano e colpiscono l’Ucraina e i confini orientali. L’obiettivo principale deve essere la paziente e tenace costruzione della pace e della sicurezza dall’Atlantico agli Urali anche attraverso un reale processo di disarmo». La crisi ucraina è conseguenza del deterioramento delle relazioni internazionali e dell’indebolimento delle istituzioni internazionali, per cui secondo la rete pacifista «l’Italia e l’Europa lavorino per cambiare rotta: senza il rispetto della legalità internazionale, senza la democratizzazione e il rilancio del dialogo politico e della cooperazione a tutti i livelli sarà impossibile difendere i diritti umani e affrontare efficacemente le tante crisi che incombono. Non è possibile fare la guerra e, allo stesso tempo, promuovere la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Non è più ammissibile che la sicurezza degli Stati continui a prevalere sulla sicurezza umana. Per l’Ue, per la sua storia, per i suoi valori, per i suoi cittadini, il Diritto internazionale dei diritti umani è la bussola per la soluzione del conflitto in Ucraina». Anche l’associazione PeaceLink ha diffuso un appello alla mobilitazione contro la guerra.