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Euronote – Azione sul clima ancora debole

Appelli a un maggior impegno degli Stati nel contrasto del riscaldamento globale

Milano, 21.1.2019

Moderata soddisfazione, ma anche preoccupazione per la non chiara comprensione dell’urgenza climatica in corso. Questa l’impressione diffusa al termine della 24ª Conferenza delle Parti (Cop24) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), svoltasi dal 2 al 14 dicembre 2018 a Katowice, in Polonia. È stato raggiunto un accordo sul regolamento per l’attuazione dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, così da consentire alle Parti di implementare, tracciare e migliorare progressivamente il loro contributo alla lotta al cambiamento climatico per poter raggiungere gli obiettivi a lungo termine. Mancano però, secondo le critiche, l’urgenza e l’ambizione necessarie per contrastare efficacemente il riscaldamento del clima. L’Accordo di Parigi, adottato nel dicembre 2015, stabilisce un piano d’azione globale per evitare pericolosi cambiamenti climatici, limitando il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e proseguendo gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C. L’Accordo è entrato in vigore il 4 novembre 2016 firmato da 195 Parti dell’Unfccc e ratificato da 184.

Le ambizioni dell’Ue sul clima

Il completamento del regolamento per l’attuazione dell’Accordo di Parigi è stato l’obiettivo principale dell’Ue durante la Cop24. «L’Ue ha svolto un ruolo strumentale nel raggiungimento di questo risultato, lavorando con gli alleati dei Paesi sviluppati e in via di sviluppo e con le principali economie, in particolare la Cina, per aumentare l’ambizione e rafforzare gli sforzi globali contro il cambiamento climatico» ha dichiarato il commissario europeo per l’Azione per il clima e l’energia, Miguel Arias Cañete, secondo il quale «il regolamento di Parigi è fondamentale per abilitare e incoraggiare l’azione per il clima a tutti i livelli». Il ruolo dell’Ue, ha aggiunto, è trasformare gli impegni in azioni concrete, «senza lasciare indietro nessuno nella transizione verso un futuro neutrale dal clima e ispirando altri Paesi a questa necessaria transizione».

Il contributo dell’Ue ai sensi dell’Accordo di Parigi è di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40% entro il 2030 rispetto al 1990. A tale proposito, tutta la legislazione fondamentale per l’attuazione dell’obiettivo relativo alle emissioni 2030 è già stata adottata, compresi gli aumentati obiettivi per il 2030 relativi alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica.Ma l’ambizione dell’Ue va oltre il 2030: la Commissione ha infatti presentato nel novembre scorso una «visione strategica a lungo termine per un’economia europea prospera, moderna, competitiva e neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050». Tale visione strategica, che la Commissione ha presentato ai partner globali della Cop24, darà il via a un dibattito su scala europea che dovrebbe consentire all’Ue di adottare una strategia a lungo termine e presentarla all’Unfccc entro il 2020.

Rapporto Ipcc: «Serve un’accelerazione»

Nell’ottobre 2018, a poche settimane dallo svolgimento della Cop24 di Katowice, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), l’organo mondiale per la valutazione dei cambiamenti climatici, i relativi impatti e potenziali rischi futuri, e le possibili risposte, aveva pubblicato un Rapporto contenente un monito a tutta la comunità internazionale: «Stiamo già vedendo le conseguenze di un riscaldamento globale di 1°C, quali l’aumento di eventi meteo estremi, l’innalzamento del livello del mare, la diminuzione del ghiaccio marino in Artico». Il Rapporto ha messo in evidenza vari impatti dei cambiamenti climatici che potrebbero essere evitati limitando il riscaldamento globale a 1,5°C. Per esempio, entro il 2100 l’innalzamento del livello del mare su scala globale sarebbe più basso di 10 cm. con un riscaldamento globale di 1,5°C rispetto a 2°C. La probabilità che il Mar Artico rimanga in estate senza ghiaccio sarebbe una in un secolo con un riscaldamento globale di 1,5°C, almeno una ogni decennio con un riscaldamento di 2°C. Le barriere coralline diminuirebbero del 70-90% con un riscaldamento globale di 1,5°C, mentre con 2°C si perderebbero praticamente tutte. Secondo l’Ipcc «ogni piccola quantità di riscaldamento in più ha importanza, specialmente per il fatto che un riscaldamento di 1,5°C o oltre aumenta il rischio associato a cambiamenti di lunga durata o irreversibili». La “buona notizia”, osserva il Rapporto, è che alcune delle azioni che sarebbero necessarie per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C sono già in corso in alcune regioni, «ma avrebbero bisogno di un’accelerazione».

Interessi economici e nazionali bloccano i progressi

Proprio ciò che è mancato alla Cop24, secondo vari osservatori. «Anche se il risultato di Katowice è fondamentale per mantenere vivo l’Accordo di Parigi, non è stato raggiunto un risultato che l’Ipcc ha dichiarato essere urgentemente necessario» ha commentato Sharan Burrow, segretaria generale della Confederazione sindacale internazionale (Csi-Ituc). «Vediamo che vengono create scappatoie, evitate responsabilità, ritardate decisioni ed emarginati i diritti. Gli interessi economici e nazionali irresponsabili a breve termine stanno bloccando i progressi di cui abbiamo bisogno per salvare l’umanità» ha aggiunto.

Durante la Cop24 l’Europa ha tentato di costruire alleanze con altri Paesi in grado di raggiungere un accordo ambizioso, «purtroppo senza successo per l’incapacità di molti governi europei di fare significativi passi in avanti nel sostegno finanziario ai Paesi più poveri e vulnerabili» ha osservato il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, secondo cui il Rulebook adottato a Katowice «presenta delle lacune che andranno colmate entro il 2020, in modo che l’Accordo di Parigi possa essere pienamente operativo». Riconoscendo all’Europa di aver promosso, insieme a Paesi emergenti e in via di sviluppo, la Coalizione degli Ambiziosi che si è impegnata ad aumentare entro il 2020 gli obiettivi di riduzione delle emissioni sottoscritti a Parigi, Legambiente avverte: «Ora non sono possibili ulteriori rinvii. Serve un forte protagonismo dell’Europa in vista del Summit sul Clima, convocato per il prossimo settembre a New York».

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