Euronote – Azioni contro la violenza di genere

Monitoraggio e raccolta dati, prevenzione e iniziative per la tutela delle vittime

Milano, 12.10.2021

La violenza di genere, cioè qualsiasi forma di violenza contro una donna in quanto tale o che colpisce le donne in modo sproporzionato, continua a essere anche nei Paesi dell’Unione europea un grave problema, su cui si tende spesso a tacere o comunque a non intervenire in modo adeguato. Si stima che circa un terzo delle donne nell’Ue abbia subito violenze fisiche e/o sessuali, che quasi un quarto le abbia subite dal proprio partner e oltre la metà delle donne nell’Ue sia stata vittima di molestie sessuali. Una situazione inaccettabile, profondamente radicata nella persistente disparità di genere che l’Ue ha cercato di affrontare con la strategia 2020-2025, riaffermando come la parità di genere sia «un valore cardine dell’Ue, un diritto fondamentale e un principio chiave del pilastro europeo dei diritti sociali».

Se è vero che 14 tra i primi 20 Paesi al mondo per l’attuazione della parità di genere sono Stati membri dell’Ue, d’altro canto però nessuno Stato membro ha raggiunto la piena parità e i progressi vanno a rilento: nell’indice sull’uguaglianza di genere del 2019 i Paesi dell’Ue hanno ottenuto in media 67,4 punti su 100, migliorando di appena 5,4 punti il punteggio dal 2005, il che significa che senza una forte accelerazione ci vorranno quasi 70 anni prima che l’Ue raggiunga l’obiettivo dell’uguaglianza di genere.

La violenza di genere, in particolare, costituisce una forma estrema di discriminazione nei confronti delle donne e una violazione dei diritti umani radicata proprio nella disuguaglianza di genere, che contribuisce a perpetrare e rafforzare. Questo tipo di violenza, infatti, deriva da stereotipi sui ruoli e sulle capacità delle donne e degli uomini, nonché dalle relazioni di potere diseguali nella società. Per questo la violenza di genere è diffusa, anche nelle società europee, e colpisce le donne a tutti i livelli, indipendentemente da età, grado di istruzione, reddito, posizione sociale, Paese di origine o residenza.

Una forma particolarmente grave, perché spesso nascosta e subdola, è rappresentata dalla violenza domestica, che causa traumi fisici e psicologici con un profondo impatto sul benessere emotivo, economico e sociale della famiglia e dei minori, che in percentuali comprese tra il 70% e l’85% conoscono l’aggressore e sono vittime di persone di cui hanno fiducia. Come se non bastasse, le misure di confinamento e distanziamento sociale attuate durante la pandemia da Covid-19 hanno portato a un forte aumento dei casi, con un incremento del 60% delle chiamate di emergenza da parte di donne vittime di violenza domestica nell’impossibilità di accedere con i loro figli a servizi di sostegno e protezione.

Secondo un’indagine dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra), solo il 14% delle vittime denuncia gli episodi di violenza da parte del partner e due terzi non lo fanno per paura o per mancanza di informazioni sui diritti delle vittime, spesso nella convinzione che si tratti di una questione privata e quindi da non rendere pubblica.

Iniziativa dell’Europarlamento a protezione delle vittime

A fronte di una simile situazione, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione specifica sull’impatto della violenza da parte del partner e dei diritti di affidamento su donne e bambini. Le dispute per l’affidamento dei bambini, osserva infatti l’Europarlamento, possono costituire una «forma di violenza di genere quando sono usate da partner violenti per continuare a danneggiare le loro vittime».

Sottolineando il numero allarmante di femminicidi e infanticidi che avvengono dopo che le donne denunciano casi di violenza di genere, gli eurodeputati hanno ribadito che la protezione delle donne e dei bambini, nonché l’interesse superiore del minore, devono avere la precedenza su altri criteri quando si stabiliscono gli accordi per la custodia dei minori e i diritti di visita. In sede di esame dei casi di affidamento, anche il bambino deve avere la possibilità di essere ascoltato e, nei casi in cui si sospetta la violenza, le udienze devono essere condotte in un ambiente “a misura di bambino”, sostiene l’Europarlamento, secondo cui i minori che hanno assistito alla violenza domestica dovrebbero essere riconosciuti vittime della violenza di genere e per questo ricevere sostegno psicologico e migliore protezione legale. I deputati europei chiedono inoltre ai Paei dell’Ue di rafforzare l’assistenza, il monitoraggio e la protezione delle donne che denunciano episodi di violenza di genere, invitandoli a garantire che i servizi di sostegno e tutte le misure siano disponibili e accessibili a tutte le donne e le ragazze.

L’Europarlamento raccomanda poi agli Stati membri di prevedere meccanismi alternativi per le vittime che non sporgono denuncia, affinché possano esercitare comunque i diritti riconosciuti alle vittime di violenza da parte del partner.

L’importanza dei dati e della prevenzione

Interventi di contrasto alla violenza di genere non possono però prescindere da un’adeguata raccolta dati, fondamentale per conoscere meglio il problema così da adottare misure efficaci, e da una diffusa azione di prevenzione. In merito alla raccolta dati, l’Ufficio statistico dell’Ue Eurostat ha messo a disposizione un manuale metodologico, sviluppato con i vari istituti nazionali di statistica, al fine di effettuare un’indagine a livello europeo che fornirà dati comparabili sulle dinamiche della violenza contro le donne e permetterà una corretta attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota come Convenzione di Istanbul.

L’azione di prevenzione invece, oltre a campagne di sensibilizzazione che forniscano orientamenti su come sostenere le vittime e contrastino pregiudizi e stereotipi di genere, «implica educare ragazzi e ragazze alla parità di genere sin dall’infanzia e sostenere lo sviluppo di relazioni non violente», indica la strategia 2020-2025. Richiede un approccio multidisciplinare che includa il supporto alle vittime, programmi rivolti ai responsabili degli atti di violenza e servizi socio-sanitari, considerando però anche l’importanza fondamentale di «incentrarsi in particolare sugli uomini, sui ragazzi e sulla “mascolinità”».