Euronote – Basta violenza sulle donne

Milano, 25.11.2019

Nell’Ue una donna su tre ha sperimentato qualche forma di violenza fisica e/o sessuale, una su due ha subito molestie sessuali, una su dieci ha affrontato molestie online. La violenza contro le donne assume molte forme diverse, che all’ultimo stadio possono portare al femminicidio. La violenza di genere si svolge a casa, al lavoro, a scuola, in strada, online, colpisce la salute e il benessere delle vittime e ne limita la possibilità di svolgere una vita serena. Per queste ragioni, la lotta alla violenza contro le donne, attraverso la legislazione e le misure politiche, il sostegno finanziario e le azioni di sensibilizzazione è una priorità per l’Unione europea. «La violenza contro donne e ragazze è violenza contro l’umanità intera e non dovrebbe avere posto in Europa o in altre parti del mondo. Ma sappiamo tutti che, nonostante il nostro impegno, siamo ancora lontani dal vincere questa sfida» si legge in una dichiarazione rilasciata dalla Commissione europea in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre.
In tutto il mondo, secondo dati dell’Onu, quasi 750 milioni di donne e ragazze viventi oggi sono state sposate forzatamente prima del loro diciottesimo compleanno, mentre 200 milioni hanno subito mutilazioni genitali femminili che sono ancora eseguite in circa 30 Paesi. Il 71% di tutte le vittime della tratta di esseri umani nel mondo è costituito da donne e ragazze e tre quarti di loro sono sfruttate sessualmente. Circa metà delle donne uccise in tutto il mondo sono state vittime dei propri partner o familiari, mentre solo un uomo su 20 è stato ucciso in circostanze simili. La violenza contro le donne, sottolinea l’Onu, è una causa di morte e di incapacità tra le donne in età riproduttiva grave quanto il cancro e causa di cattiva salute maggiore rispetto a incidenti stradali e malaria messi insieme.
L’impegno dell’Ue, ricorda la Commissione europea, è di «prevenire, respingere apertamente e condannare» tutti gli atti di violenza contro donne e ragazze, nonché di sostenere e proteggere le vittime «creando un ambiente sicuro per denunciare i crimini commessi contro di loro». L’Ue si impegna a «lavorare per rafforzare i quadri e le istituzioni legali, sostenere lo sviluppo e l’istruzione, migliorare i servizi per le sopravvissute, affrontare le cause profonde della violenza, promuovere l’emancipazione delle donne» dichiara la Commissione, osservando però che porre fine alla violenza contro donne e ragazze richiede non solo un impegno istituzionale ma un ampio coinvolgimento delle organizzazioni internazionali, delle Ong, della società civile in generale e soprattutto di uomini.

Un problema innanzitutto culturale

Esistono alcune false credenze relative alla violenza contro le donne che devono essere chiarite e smentite, come fa la Commissione in un documento specifico. Ad esempio, si crede spesso che la violenza domestica sia un problema privato, invece si tratta di un crimine, un atto contro la legge e dunque non di una questione privata. Purtroppo, il silenzio che circonda la violenza domestica le consente di continuare e riprodursi, nonostante tutti abbiano il diritto di essere al sicuro e liberi dalla paura ovunque, anche e soprattutto nella sfera domestica.
Altra credenza diffusa riguarda il fatto che affrontare la violenza di genere significhi imporre idee e valori su altre culture, mentre invece la violenza non è legittima in nessuna cultura. La violenza basata sul genere esiste purtroppo in ogni Paese, cultura o comunità e i governi di tutto il mondo hanno bandito la maggior parte di questi atti. La violenza di genere è una delle più diffuse, persistenti e devastanti violazioni dei diritti umani nel mondo contemporaneo, cosa che deve essere contrastata in ogni modo e debellata.
Inoltre, si sente spesso dire che ci sarebbero meno stupri se le donne si astenessero da comportamenti rischiosi, quali un abbigliamento vistoso o il consumo di sostanze che ne compromettono la lucidità. Il comportamento della vittima però, deve essere chiaro, non può mai essere preso come un segno di consenso all’attività sessuale. Incolpando in questo modo la vittima si perpetua di fatto l’idea che lo stupro possa essere giustificato: il 27% dei cittadini dell’Ue afferma infatti che il sesso non consensuale potrebbe essere «giustificabile in determinate situazioni». Ciò non fa che spostare gravemente la responsabilità sulla vittima minimizzando quella dell’autore.

Ces: «La violenza contro le donne deve fermarsi»

«La violenza contro le donne deve fermarsi, punto e basta» dichiara la Confederazione europea dei sindacati (Ces) in una lettera inviata alla presidente della Commissione europea che sta per entrare in carica, Ursula von der Leyen. La violenza fisica o psicologica contro le donne, ricordano i sindacati europei, si verifica anche sul luogo di lavoro, indipendentemente dal settore, dalla professione o dal livello di istruzione. Alcune lavoratrici sono particolarmente vulnerabili, ad esempio infermiere, insegnanti, badanti, addette a pulizie, trasporti, commercio al dettaglio, operatrici domestiche, «ma il rischio è reale per tutti» denuncia la Ces, secondo cui ad esempio il 63% delle lavoratrici nei trasporti in Europa ha subito almeno un recente atto di violenza.
Sindacati e datori di lavoro svolgono un ruolo importante nella prevenzione della violenza contro le donne al lavoro, istituendo procedure per denunciare e registrare violenze e molestie, nonché sostegno alle vittime. Nella lotta alla violenza di genere la Ces chiede in particolare alla nuova Commissione di: aggiungere questo nell’elenco dei reati previsti nell’Ue (corredato dall’arresto europeo transfrontaliero); maggiori sostegno, protezione e diritti per le vittime di violenza; la ratifica della Convenzione di Istanbul da parte dei 6 Stati membri che non l’hanno fatto (Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Regno Unito); la ratifica da parte di tutti gli Stati membri dell’Ue della Convenzione 190 dell’Ilo su violenza e molestie sul lavoro, e relative Raccomandazioni, che «rafforzerebbe notevolmente gli sforzi dei sindacati, dei datori di lavoro e di altre organizzazioni per combattere la violenza contro le donne anche nel mondo del lavoro».