Euronote – Dati positivi per l’occupazione nell’Ue

Milano, 2.5.2019

Disoccupazione ai minimi storici e occupazione che si avvicina all’obiettivo della strategia Europa 2020, questa la situazione attuale del mercato del lavoro europeo a livello generale rilevata dall’Ufficio statistico dell’Ue Eurostat, naturalmente poi con differenze notevoli tra Paesi, regioni, gruppi di lavoratori e settori occupazionali.

Disoccupazione in calo costante

Nel mese di marzo 2019 il tasso di disoccupazione è stato del 7,7% nell’area dell’euro, in calo di quasi un punto percentuale rispetto all’8,5% di un anno fa e segnando il tasso più basso registrato nella zona euro dal settembre 2008, cioè prima della crisi. Nell’intera Unione europea il tasso è sceso al 6,4% rispetto al 7% di un anno prima, ma soprattutto si tratta del tasso più basso registrato nell’Ue a 28 Stati dal gennaio 2000, quando iniziò la rilevazione mensile della disoccupazione a livello europeo.

Complessivamente Eurostat stima dunque 15,9 milioni di uomini e donne disoccupati nell’Ue, di cui 12,6 milioni nell’area dell’euro, con una diminuzione di 1,4 milioni nell’Ue e di 1,1 milioni nella zona euro rispetto al marzo del 2018.

Restano ovviamente elevate le differenze tra i vari Stati membri dell’Ue, con i tassi di disoccupazione minimi registrati in Repubblica Ceca (1,9%), Germania (3,2%) e Paesi Bassi (3,3%), mentre i più elevati riguardano ancora sempre i Paesi euromediterranei Grecia (18,5%), Spagna (14%) e Italia (10,2%). In generale, rispetto a un anno fa il tasso di disoccupazione è diminuito in tutti gli Stati membri dell’Ue ad eccezione della Danimarca ed è rimasto stabile in Svezia.

In diminuzione ma sempre molto elevato il tasso di disoccupazione giovanile (under 25), con tassi del 14,5% nell’Ue e del 16% nell’area dell’euro a marzo 2019 rispetto al 15,5% e al 17,4% di un anno prima. Per i giovani le differenze tra le varie situazioni-Paese sono ancora più pronunciate, passando dai tassi più bassi di Germania (5,6%), Repubblica Ceca (6,3%) e Paesi Bassi (6,4%) a quelli elevatissimi di Grecia (39,7%), Spagna (33,7%) e Italia (30,2%). Complessivamente a marzo 2019 Eurostat ha stimato 3,2 milioni di giovani disoccupati nei Paesi dell’Ue, di cui 2,3 milioni nell’area dell’euro.

Profonde differenze tra le regioni europee

Se poi si entra all’interno dei vari Paesi europei per osservare la situazione a livello regionale allora le differenze aumentano ulteriormente, passando da tassi di disoccupazione minimi dell’1,3% a massimi del 35%. In generale, osserva Eurostat, i tassi di disoccupazione sono diminuiti nell’ultimo anno nell’80% delle 281 regioni europee e circa il 60% ha registrato un calo di almeno 0,5 punti percentuali. I tassi più bassi sono stati rilevati in due regioni ceche, Praga (1,3%) e Sud-Ovest (1,5%), e in tre regioni tedesche, Mittelfranken (1,8%), Tubinga e Oberpfalz (1,9%). Sul fronte opposto, tra le regioni con i tassi più elevati di disoccupazione si trovano le regioni francesi oltreoceano di Mayotte (35,1%), Reunion (24,3%) e Guadalupe (23,1%), le enclave spagnole in territorio marocchino di Ceuta (29%) e Melilla (25,8%) ma anche le regioni spagnole meridionali di Estremadura (23,7%) e Andalusia (23%), le regioni elleniche Macedonia occidentale (27%), Grecia Ovest (24,1%) e North Aegean (22,3%), e l’italiana Calabria (21,6%).

Circa un quarto (71) delle regioni dell’Ue hanno avuto nel 2018 un tasso di disoccupazione inferiore al 3,5%, cioè metà della media dell’Ue (6,9%), tra queste 20 sono tedesche, 15 britanniche, 9 polacche, 7 ceche, 5 ungheresi, 4 olandesi e austriache, 2 belghe e rumene e una ciascuno in Bulgaria, Italia e Slovacchia. Al contrario, 30 regioni avevano un tasso di almeno il 13,8%, quindi doppio di quello medio dell’Ue: 12 in Grecia, 8 in Spagna e 5 ciascuna in Francia e in Italia.

In oltre l’80% delle regioni dell’Ue, poi, il tasso di disoccupazione giovanile è stato almeno doppio rispetto a quello della disoccupazione totale nella stessa regione, mentre in più di un quinto delle regioni la maggior parte dei disoccupati era senza lavoro da almeno un anno.

Occupazione verso l’obiettivo 2020

Dati positivi riguardano anche il tasso di occupazione delle persone di età 20-64 anni, che secondo Eurostat ha raggiunto il 73,2% nel 2018 aumentando di un punto rispetto all’anno precedente e facendo sì che 13 Stati membri abbiano già raggiunto l’obiettivo 2020 del tasso al 75%: Svezia (82,6%), Repubblica Ceca e Germania (entrambi 79,9%), Estonia (79,5%), Paesi Bassi (79,2%), Regno Unito (78,7%), Danimarca (78,2%), Lituania (77,8%), Lettonia (76,8%), Finlandia (76,3%), Austria (76,2%), Portogallo e Slovenia (entrambi il 75,4%).

Sul fronte opposto, i tassi di occupazione più bassi nel 2018 sono stati osservati in Grecia (59,5%), Italia (63%), Croazia (65,2%) e Spagna (67%).

La tendenza generale al rialzo del tasso di occupazione è visibile sia per gli uomini che per le donne. Il tasso di occupazione maschile è aumentato costantemente dal 2013 raggiungendo il 79% nel 2018, mentre tra le donne il tasso di occupazione è in costante crescita dal 2010 ed ha raggiunto il 67,4% nel 2018. Restano comunque mediamente in Europa 11,6 punti percentuali di differenza di genere nel tasso di occupazione, con le distanze minori registrate in Lituania (76,7% per le donne e 79% per gli uomini, cioè -2,3 pp), Finlandia (-3,7 pp), Lettonia (-4,2 pp) e Svezia (-4,3 pp). All’estremo opposto la più grande differenza tra il tasso di occupazione femminile e maschile è stata osservata a Malta (63,4% per le donne e 85,7% per gli uomini, cioè -22,3 pp), ma grandi squilibri riguardano anche la Grecia (-21 pp) e l’Italia (-19,8 pp).

Buoni risultati poi per un altro obiettivo occupazionale 2020, il tasso di occupazione nella fascia di età 55-64 anni, cresciuto in modo significativo e passato dal 38,4% del 2002 al 58,7% del 2018.