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Euronote – Definire e completare la dimensione sociale dell’Ue

Lo chiede l’Europarlamento in una risoluzione su occupazione e politiche sociali

Milano, 16.10.2019

La dimensione sociale dell’Unione europea deve essere definita e completata, con azioni e strategie conformi al Pilastro europeo dei diritti sociali che rispondano soprattutto alle esigenze delle persone più deboli e in difficoltà. Per farlo, «gli obiettivi economici e sociali dell’Ue dovrebbero avere pari priorità e risorse finanziarie garantite nel prossimo bilancio, e il semestre europeo dovrebbe essere rafforzato in modo da integrare una dimensione sociale per tutta la sua durata, coinvolgendo gli organismi competenti dell’Ue e degli Stati membri». Questa l’esortazione espressa lo scorso 10 ottobre dal Parlamento europeo, con una risoluzione La dimensione sociale dell’Unione europea deve essere definita e completata, con azioni e strategie conformi al Pilastro europeo dei diritti sociali che rispondano soprattutto alle esigenze delle persone più deboli e in difficoltà. Per farlo, «gli obiettivi economici e sociali dell’Ue dovrebbero avere pari priorità e risorse finanziarie garantite nel prossimo bilancio, e il semestre europeo dovrebbe essere rafforzato in modo da integrare una dimensione sociale per tutta la sua durata, coinvolgendo gli organismi competenti dell’Ue e degli Stati membri». Questa l’esortazione espressa lo scorso 10 ottobre dal Parlamento europeo, con una risoluzione i cui contenuti si sono basati su una Relazione curata dalla commissione europarlamentare per l’occupazione e gli affari sociali.

Nonostante condizioni economiche favorevoli e occupazione complessiva in crescita, «continua a essere fondamentale affrontare rapidamente la disoccupazione giovanile nonché le questioni dei giovani che non hanno un lavoro, né seguono un percorso scolastico o formativo (Neet)» sostiene il Parlamento, secondo cui sono necessari miglioramenti «in termini di disoccupazione di lunga durata, segmentazione del mercato del lavoro e disuguaglianze, inclusione dei gruppi vulnerabili, povertà lavorativa e produttività, in particolare nel contesto di un rallentamento economico o di una recessione potenziali».

L’Europarlamento osserva che, in termini di occupazione, permangono «notevoli divergenze» tra Paesi, regioni e gruppi di popolazione, che creano situazioni in cui il vantaggio competitivo sul mercato del lavoro dell’Ue è costituito dal basso reddito e/o da condizioni di lavoro non dignitose. Deplora il fatto che in molti Stati membri il reddito disponibile lordo pro capite delle famiglie sia ancora inferiore al livello precedente alla crisi del 2008, sollecitando gli Stati membri a ridurre le disuguaglianze. Persistono inoltre «segmentazione orizzontale e verticale del mercato del lavoro nonché la povertà lavorativa», fenomeni che colpiscono in particolare donne, lavoratori poco qualificati, giovani e anziani, persone con disabilità, minoranze nazionali, linguistiche, etniche e sessuali e migranti.

Stati membri e Commissione europea dovrebbero quindi impegnarsi maggiormente per aumentare i tassi di occupazione e il reddito e promuovere la creazione di posti di lavoro dignitosi, per conseguire l’obiettivo di un tasso di occupazione pari ad almeno il 75%.

Secondo l’Europarlamento sono necessarie politiche del mercato del lavoro «ben concepite» e riforme che creino posti di lavoro di qualità «mediante l’adozione di misure volte a garantire salari minimi adeguati e un’equa remunerazione, a tutelare e promuovere la salute e il benessere dei lavoratori, a dare priorità al reinserimento dei disoccupati, a promuovere le pari opportunità e la parità di trattamento e i diritti dei lavoratori, anche nel settore pubblico, a favorire la parità di accesso al mercato del lavoro, la protezione sociale per tutti e la mobilità del lavoro».

Salari bassi e disoccupazione di lunga durata

Nella dettagliata Relazione, la commissione europarlamentare ha sottolineato alcune urgenze da affrontare. La questione salariale, ad esempio, «deplorando vivamente» come la crescita dei salari reali nell’Ue rimanga al di sotto di quanto ci si potrebbe attendere alla luce delle performance positive del mercato del lavoro e dell’economia. La Commissione è invitata a presentare un «sistema europeo di riassicurazione dell’indennità di disoccupazione» per proteggere i cittadini e ridurre la pressione sulle finanze pubbliche durante gli shock esterni. Altra priorità riguarda la disoccupazione di lunga durata, che secondo la Relazione interessa «in maniera sproporzionata» i giovani, i genitori soli, i prestatori di assistenza informale, le persone con problemi di salute, disabilità o malattie di lunga durata, i migranti e le persone appartenenti a minoranze etniche e religiose «che continuano a dover far fronte a barriere specifiche che ostacolano l’accesso al lavoro e alla discriminazione nei rapporti di lavoro». Mediamente nell’Ue la metà dei disoccupati in cerca di lavoro non ha un’occupazione da più di 12 mesi e la disoccupazione di lunga durata, il cui tasso è pari al 3,8%, rimane al di sopra del livello precedente alla crisi (2,9%). Per affrontare la disoccupazione di lunga durata l’Europarlamento chiede di istituire un «nuovo strumento finanziario», che fornisca sostegno a misure e progetti in regioni in cui questa forma di disoccupazione è superiore alla media.

Povertà e rischi delle nuove forme di occupazione

La povertà continua a presentare livelli «inaccettabilmente elevati»: nonostante il numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale sia in diminuzione, tale condizione colpisce ancora circa 113 milioni di persone nell’Ue e 74 milioni nella zona euro, così l’obiettivo Europa 2020 sulla di riduzione della povertà non sarà conseguito. I lavoratori poveri rappresentano il 9,6% delle persone occupate e quasi 20,5 milioni di lavoratori vivono in nuclei esposti al rischio di povertà. Per alcune fasce della popolazione, sottolinea la commissione europarlamentare, in particolare i lavoratori a tempo parziale, autonomi, temporanei, i giovani, le persone meno istruite e le famiglie unipersonali, «il rischio di povertà lavorativa è considerevolmente più elevato e in alcuni casi è aumentato in maniera significativa negli ultimi anni». La Relazione esorta l’adozione di una strategia di lotta alla povertà fondata sui diritti, «sulla base di un’inclusione attiva integrata che associ l’attuazione dei diritti sociali fondamentali a servizi di qualità e a posti di lavoro con salari equi». Rispetto alle nuove forme di occupazione, legate a digitalizzazione e automazione, servono politiche di apprendimento permanente, per consentire ai lavoratori di essere preparati alle transizioni del mercato del lavoro, e poi il dialogo sociale per affrontare l’occupazione atipica e precaria. Le nuove tecnologie della comunicazione e la flessibilità del lavoro, inoltre, comportano spesso orari di lavoro prolungati e sovrapposizione tra lavoro, vita privata e tempo personale: per rimediare a ciò l’Europarlamento ritiene che andrebbe istituito un «diritto alla disconnessione digitale», esaminando i concetti di «povertà di tempo» e di «autonomia rispetto all’orario di lavoro».

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