Euronote – Diseguaglianze fuori controllo

Milano, 30.1.2019

È in corso una nuova rivoluzione industriale alimentata da tecnologie digitali ed emergenti. Si prevede che questa quarta rivoluzione industriale movimenterà 3,7 trilioni (miliardi di miliardi) di dollari entro il 2025 e ci si interroga su come questa ricchezza potrebbe essere utilizzata anche per colmare gli enormi squilibri di reddito e le devastanti diseguaglianze esistenti e amplificatisi proprio nel corso di questa rivoluzione. Probabilmente, anche questa rivoluzione industriale necessita di una rivoluzione sociale, perché gli attuali sistemi industriali non funzionano e non riescono a sfruttare l’energia e il potenziale del 21° secolo. Serve un ripensamento generale, le diseguaglianze sono fuori controllo, i sistemi di Welfare non funzionano più, le popolazioni invecchiano, servono nuove competenze e diversi modi per creare e trovare lavoro: senza una rivoluzione sociale, la rivoluzione industriale in corso continuerà a non funzionare e a diventare socialmente insostenibile.

Questo il tema di uno dei dibattiti più interessanti svoltisi nel corso del World Economic Forum (Wef) di Davos (Svizzera), l’appuntamento internazionale che riunisce ogni anno rappresentanti dell’economia e della politica per discutere le questioni più urgenti a livello mondiale. Negli ultimi anni anche le questioni ambientali e sociali hanno attirato l’attenzione del Forum, che ha preso atto delle problematicità derivanti da una globalizzazione non governata. Tra queste spiccano le crescenti diseguaglianze denunciate ogni anno da Oxfam, confederazione internazionale di organizzazioni impegnate nella lotta a ingiustizie e povertà. Nel Rapporto 2019, intitolato Public good or private wealth?(Bene pubblico o ricchezza privata?) e presentato alla vigilia del Wef, Oxfam illustra ancora una volta uno squilibrio economico inaccettabile tra pochi ricchi sempre più ricchi e moltitudini di poveri.

Squilibrio inaccettabile: i dati Oxfam

Secondo il Rapporto, nel corso del 2018 le fortune milionarie a livello mondiale sono aumentate del 12%, cioè circa 2,5 miliardi di dollari al giorno, mentre i 3,8 miliardi di persone che costituiscono la metà più povera dell’umanità hanno registrato una diminuzione della ricchezza dell’11%. Nel mondo attuale l’1% più ricco possiede metà della ricchezza aggregata netta totale (47,2%), mentre la metà più povera può contare sullo 0,4% e la ricchezza complessiva di questi 3,8 miliardi di persone equivale a quella di soli 26 ultramiliardari. Oxfam cita un esempio significativo di questa diseguaglianza: il bilancio sanitario dell’Etiopia (circa 100 milioni di abitanti) è pari all’1% del patrimonio di Jeff Bezos, il fondatore di Amazon che con una ricchezza personale di 112 miliardi di dollari è stimato essere attualmente il più ricco al mondo.

Dall’inizio della crisi finanziaria (2008) il numero di miliardari è quasi raddoppiato, con un nuovo miliardario creato ogni due giorni tra il 2017 e il 2018, eppure queste persone e le loro società pagano aliquote fiscali tra le più basse degli ultimi decenni. Oxfam sottolinea che se l’1% più ricco della popolazione mondiale pagasse solo lo 0,5% di tasse in più si avrebbero risorse sufficienti per l’educazione dei 262 milioni di bambini che oggi sono fuori dalla scuola e per fornire assistenza sanitaria che salverebbe la vita di 3,3 milioni di persone.

Invece le aliquote fiscali per gli individui ricchi e le grandi corporazioni sono state ridotte drasticamente: il tasso massimo di imposta sul reddito personale nei Paesi ricchi è sceso dal 62% nel 1970 al 38% nel 2013, mentre il tasso medio nei Paesi poveri è solo del 28%; in alcuni Paesi poi, come il Brasile, il 10% più povero della società paga una percentuale di tasse sul reddito più elevata rispetto al 10% più ricco. «Allo stesso tempo, i servizi pubblici soffrono di sottofinanziamenti cronici o vengono esternalizzati a società private che escludono le persone più povere. In molti Paesi un’educazione decente o un’assistenza sanitaria di qualità sono diventati un lusso che solo i ricchi possono permettersi» osserva Oxfam, denunciando come ogni giorno 10.000 persone muoiano perché non hanno accesso a cure mediche a prezzi accessibili e che nei Paesi in via di sviluppo un bambino di una famiglia povera ha il doppio delle probabilità di morire prima dei cinque anni rispetto a un bambino di una famiglia ricca.

Raccomandazioni contro le diseguaglianze

«Il crescente divario tra ricchi e poveri sta minando la lotta contro la povertà, danneggiando le economie e alimentando la rabbia pubblica in tutto il mondo» sostiene il Rapporto di Oxfam, che rivolge alcune raccomandazioni chiave:

  • I governi devono prestare ascolto ai cittadini e adottare misure incisive per ridurre la disuguaglianza. Tutti i governi devono stabilire obiettivi e piani d’azione concreti per ridurre i divari economici, soggetti a precise scadenze e in coerenza con quanto stabilito dall’Obiettivo di sviluppo sostenibile n. 10 dell’Agenda 2030 Onu sulla riduzione della disuguaglianza all’interno e tra i Paesi. Tali piani devono comprendere azioni in tre aree: erogare servizi sanitari e educativi universali e gratuiti, mettendo fine alla privatizzazione dei servizi pubblici; promuovere adeguate misure di protezione sociale per tutti; assicurare che l’erogazione dei servizi non acuisca il divario di genere, ma anzi possa agire da livellatore.
  • Riconoscere l’enorme lavoro di cura svolto dalle donne supportandole con la messa a disposizione di servizi pubblici che possano ridurre l’ammontare di ore di lavoro non retribuito a loro carico, permettendo così un’emancipazione della propria vita professionale e politica. Investire in servizi pubblici quali acqua, elettricità e cura dell’infanzia così da ridurre il tempo dedicato dalle donne al lavoro non retribuito.
  • Porre fine a sistemi fiscali che avvantaggiano ricchi individui e grandi corporazioni, tassando in maniera equa la ricchezza e il capitale e arrestando la corsa al ribasso sulla tassazione dei redditi individuali e di impresa. Contrastare inoltre pratiche di evasione ed elusione fiscale da parte di grandi gruppi e individui facoltosi, e concordare a livello globale nuove regole fiscali più efficaci, dando pari voce ai Paesi in via di sviluppo.