Euronote – Disoccupazione in forte aumento con la crisi Covid-19

I sindacati europei chiedono un maggior coinvolgimento nelle scelte anti-crisi

Milano, 8.7.2020

Sono stati quasi 900.000 i nuovi disoccupati nell’Unione europea durante i primi tre mesi della crisi da Covid-19, secondo i dati pubblicati da Eurostat. Nel mese di marzo, all’inizio della diffusione del lockdown e del fermo delle attività un po’ in tutta Europa, i posti di lavoro persi sono stati 241.000, saliti poi a 397.000 in aprile per stabilizzarsi a 253.000 nel mese di maggio. Questo nuovo aumento di disoccupazione ha portato così a 14,3 milioni il numero complessivo di disoccupati nell’Ue, «14,3 milioni di motivi per i leader politici europei di adottare il piano di ripresa per salvare posti di lavoro, quando si incontreranno il 17 luglio» ha dichiarato il segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), Luca Visentini, ricordando inoltre che «ci sono altri 42 milioni di persone sospese dal lavoro a causa delle restrizioni Covid-19 che corrono seriamente il rischio di rimanere definitivamente disoccupate». Per questo, ha aggiunto il rappresentante dei sindacati europei, «il piano di ripresa dell’Ue deve essere adottato rapidamente».

Situazione senza precedenti nel mercato del lavoro

Nel maggio 2020, terzo mese contrassegnato dalle misure di contenimento per il Covid-19 nella maggior parte degli Stati membri, il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro è stato del 7,4%, in aumento rispetto al 7,3% del mese precedente, riporta Eurostat in un report del 2 luglio scorso. Nell’intera Ue, invece, si è registrato un tasso del 6,7% a maggio rispetto al 6,6% di aprile. Complessivamente si stimano 14,36 milioni di disoccupati nell’Ue, di cui 12,15 milioni nell’area dell’euro.Il tasso di disoccupazione femminile era del 7,2% a maggio 2020 nell’Ue, aumentato rispetto al 6,9% di aprile 2020, e sempre decisamente superiore a quello maschile rimasto stabile tra aprile e maggio al 6,4%. Andamento analogo nell’area dell’euro, con un tasso di disoccupazione femminile passato dal 7,7% di aprile al 7,9% di maggio e un tasso maschile rimasto stabile al 7%.

Per quanto riguarda i giovani al di sotto dei 25 anni si è registrato un aumento del tasso di disoccupazione tra aprile e maggio sia nell’Ue, dal 15,4% al 15,7%, che nella zona euro, dal 15,7% al 16%.In generale Eurostat osserva poi come le misure di confinamento Covid-19, applicate da marzo 2020, abbiano innescato un forte aumento nel numero di richieste di indennità di disoccupazione in tutta l’Ue. Allo stesso tempo, una parte significativa di coloro che si erano registrati nelle agenzie di disoccupazione non era più attivamente alla ricerca di lavoro, perché limitati dalle misure di confinamento o non più disponibili al lavoro in quanto hanno dovuto prendersi cura dei figli durante il blocco. Così, per cogliere appieno la situazione senza precedenti del mercato del lavoro innescata dalla pandemia, sottolinea Eurostat, i dati sulla disoccupazione saranno integrati da indicatori aggiuntivi, quali quelli sull’occupazione, la sottoccupazione e i potenziali altri partecipanti alla forza lavoro.

Ces: coinvolgere i lavoratori nella gestione della crisi

Dopo che la crisi da Covid-19, prima sanitaria e poi economico-sociale, ha colpito il mondo, l’Unione europea sta affrontando enormi processi di ristrutturazione in diversi settori. Ma, sostiene la Confederazione europea dei sindacati in una dichiarazione di fine giugno, «il dialogo sociale, la contrattazione collettiva e il coinvolgimento dei lavoratori sul luogo di lavoro sono fondamentali per modellare processi di ristrutturazione responsabili». Prima di prendere qualsiasi decisione, infatti, devono essere fatti rispettare i diritti dei lavoratori all’informazione, alla consultazione e alla partecipazione derivanti dalle leggi europee e nazionali, osserva la Ces, poiché la ristrutturazione inciderà sulla loro salute, le loro condizioni di lavoro e in generale sul loro lavoro. «Questo è un prerequisito per eventuali ristrutturazioni che devono essere adeguatamente anticipate e gestite in modo socialmente responsabile» dichiarano i sindacati europei, sottolinando come sia diventata ancora più urgente l’attuazione dell’accordo da parte delle parti sociali europee in una direttiva sui diritti di informazione e consultazione per i lavoratori e i dipendenti pubblici. Quel che sta succedendo, invece, è un coinvolgimento molto limitato dei lavoratori e dei rappresentanti sindacali nel processo decisionale strategico: «È inaccettabile che, in questa drammatica crisi, le aziende e i dirigenti non rispettino i loro obblighi legali di informare e consultare i rappresentanti dei lavoratori prima di prendere decisioni che incidono sul lavoro e sulle condizioni di lavoro e che le autorità pubbliche non intervengano per garantire il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori» denuncia la Ces.

Secondo i sindacati europei, in uno dei momenti più critici per i lavoratori europei i loro rappresentanti sul posto di lavoro devono avere: «Accesso tempestivo a informazioni aggiornate significative e complete sul probabile impatto della crisi Covid-19 sulle prestazioni economiche dell’azienda, sui posti di lavoro e sulle condizioni di lavoro; tempo e risorse sufficienti a valutare le informazioni fornite, per lavorare su alternative a licenziamenti, chiusure e qualsiasi altra misura che avrebbe un impatto negativo sugli interessi dei lavoratori; l’opportunità di discutere di tali alternative con i veri responsabili delle decisioni; la garanzia che l’inosservanza degli obblighi di informazione, consultazione e partecipazione porti a sanzioni dissuasive». Il tempo sta per scadere, ammonisce la Ces insistendo sull’urgenza della situazione: «I massicci piani di ristrutturazione relativi al Covid-19 sono già iniziati. Il dialogo sociale tempestivo e di qualità sul luogo di lavoro è un pilastro necessario per garantire una via d’uscita dalla crisi in modo socialmente responsabile».