Euronote – I troppi poteri delle imprese multinazionali

Milano, 28.2.2019

Il potere delle società multinazionali è cresciuto a dismisura negli ultimi decenni e ciò ha dato loro una sorta di impunità quando, non raramente purtroppo, commettono abusi e violazioni dei diritti umani e ambientali. Furto di terre, inquinamento ed ecocidio, emissioni a effetto serra, lavoro forzato, intimidazioni e violenze fino a casi di omicidio sono accuse rivolte ad alcune corporations, le quali si riparano dietro ad opache architetture aziendali per evitare la responsabilità legale. Inoltre, quando alcuni governi hanno deciso di contrastarne il potere denunciandone le violazioni e chiedendo risarcimenti, le imprese multinazionali li hanno minacciati utilizzando un sistema di Composizione delle controversie tra investitore e Stato, noto come Isds (Investor State Dispute Settlement), un opaco sistema di giustizia parallela accessibile soltanto alle grandi imprese. Come se non bastasse, poi, alcuni Paesi quali gli Stati Uniti e molti Stati europei continuano a sostenere questo sistema nella convinzione che le imprese transnazionali abbiano bisogno di diritti speciali e di una corte dedicata, com’è la Isds, pensando addirittura di estenderla rendendola permanente.

Per cercare di contrastare una simile situazione di squilibrio e tutelare maggiormente i diritti delle persone è in corso una mobilitazione internazionale, basata su un’ampia alleanza di oltre 150 movimenti, organizzazioni sociali e sindacali, che ha avviato una petizione in 28 Paesi europei chiedendo la fine dei privilegi delle corporations e che ha già raccolto oltre 200.000 firme. «Le multinazionali possono fare ricorso a un sistema di tribunali privati, che utilizzano per intimidire i governi, ma molte vittime di violazioni dei diritti umani da parte delle corporations non hanno alcun modo per ottenere giustizia. Tutto questo non è giusto. Dobbiamo cancellare subito queste corti private. Al loro posto abbiamo bisogno di costruire un meccanismo vincolante a livello globale in grado di punire le multinazionali per i loro crimini» si legge nella petizione.

Si chiedono nuove regole per le multinazionali

La petizione internazionale “Stop Isds” è stata lanciata in 16 Stati membri dell’Ue in occasione del World Economic Forum (Wef) di Davos, lo scorso gennaio, da varie organizzazioni della società civile, sindacati e movimenti, coordinati in Italia dalla Campagna Stop Ttip/Ceta. Con questa petizione si chiede alle istituzioni e ai governi europei lo stralcio delle clausole arbitrali da tutti gli accordi commerciali e di investimento in vigore e in fase di trattativa. Inoltre, si invitano l’Ue e gli Stati membri a sostenere il raggiungimento del trattato vincolante delle Nazioni Unite sulle multinazionali e i diritti umani. Alcuni degli strumenti più potenti in mano alle aziende per impedire alle istituzioni nazionali di mettere i diritti dei propri cittadini al primo posto rispetto ai soliti interessi, spiegano infatti i promotori della petizione, «sono proprio le penali e le clausole arbitrali inserite nella maggior parte dei trattati commerciali e negli accordi relativi agli investimenti».

Su 195 cause Isds concluse negli ultimi trent’anni in tutto il mondo, gli Stati hanno dovuto pagare 84,4 miliardi di dollari alle imprese private a seguito di sentenze sfavorevoli (67,5 miliardi) o costosi patteggiamenti (16,9 miliardi), ha evidenziato il recente Rapporto Diritti per le persone, regole per le multinazionali. «Una cifra parziale, visto che alcune cause rimangono segrete e altre sono ancora pendenti. Si tratta di denaro pubblico, potenzialmente sottratto a politiche sociali, ambientali, salariali» denunciano gli estensori della petizione.

Secondo i dati raccolti dal Rapporto, inoltre, oltre quaranta delle società quotate come “partner industriali” del Wef sono state coinvolte in casi Isds. Per questo, la petizione chiede l’istituzione di un trattato legalmente vincolante delle Nazioni Unite su corporations e diritti umani, ma anche di «nuove legislazioni europee e nazionali per far sì che le imprese rispondano legalmente delle proprie azioni e le persone e le comunità colpite dai loro abusi possano accedere con certezza alla giustizia».

Mettere fine all’impunità delle corporations

«Gli attuali accordi commerciali e per gli investimenti attribuiscono alle imprese multinazionali e alle corporations ampi diritti speciali e un sistema giudiziario parallelo per garantirli. Chiediamo all’Unione europea e agli Stati membri di mettere fine a questi privilegi» è scritto nella petizione, che chiede inoltre all’Ue di sostenere l’approvazione di un trattato vincolante a livello di Nazioni Unite che renda le imprese multinazionali e le corporations responsabili per le violazioni dei diritti umani, così da mettere fine alla loro impunità. La stessa Ue e i suoi Membri, sottolineano i promotori dell’iniziativa, devono prevedere nelle proprie normative l’obbligo per multinazionali e corporations di rispettare i diritti umani e l’ambiente nel corso di tutte le loro attività nel mondo: «Le persone colpite da violazioni dei diritti umani compiuti dalle corporations devono poter avere giustizia».

Il sistema Isds è stato utilizzato dalle imprese multinazionali per ricorrere contro le politiche dei governi che hanno deciso di contrastarle, in varie occasioni e per diverse questioni, indica il Rapporto: la regolamentazione dell’inquinamento di centrali a carbone, l’introduzione di avvisi sui pacchetti di sigarette, la dichiarazione di una moratoria sul fracking (per l’estrazione di idrocarburi), il blocco di un progetto minerario che avrebbe distrutto intere comunità, l’innalzamento del salario minimo, il tetto alle tariffe idriche per evitare un aumento delle bollette ai più poveri, l’aver impedito alle assicurazioni sanitarie di fare profitti smisurati. «Non sempre le grandi imprese devono vincere la causa per ottenere ciò che vogliono. Per molti Paesi, la sola minaccia di un enorme risarcimento è sufficiente a lasciare campo libero alle corporations» osservano i promotori della petizione, avvertendo sulla necessità di impedire l’estensione dell’Isds con l’istituzione di una corte permanente, come intenderebbe fare l’Ue: «Le multinazionali non hanno bisogno di un sistema separato per far valere i loro diritti. Gli esseri umani hanno bisogno di più diritti, non le imprese».