Euronote – Il Covid-19 va riconosciuto come malattia professionale

Richiesta dei sindacati europei nella Giornata sulla sicurezza e salute sul lavoro

Milano, 30.4.2020

«Con tutta l’Europa che attualmente vive sotto varie forme di blocco da coronavirus, milioni di lavoratori continuano a lavorare sodo per mantenere il funzionamento della società. Stanno andando a lavorare ed esponendo se stessi e le loro famiglie al virus. Eppure la maggioranza di loro lo sta facendo senza la sicurezza di sapere che se contraessero il virus nello svolgimento del loro lavoro essenziale sarebbero protetti. Questo è profondamente ingiusto. I lavoratori hanno bisogno del riconoscimento ufficiale del Covid-19 come patologia professionale». Questa la richiesta avanzata in occasione della Giornata mondiale della sicurezza e salute sul lavoro, il 28 aprile, dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces) insieme ad altre organizzazioni affiliate che rappresentano i lavoratori nei settori più esposti, quali i servizi, i trasporti e le costruzioni. Se, infatti, tutte le persone sono in qualche modo colpite dalla pandemia globale e dalla crisi economica e sociale che da essa deriva, i lavoratori impegnati nei servizi essenziali sono indubbiamente in prima linea. Ecco perché lo slogan della Giornata internazionale 2020 della memoria per i lavoratori è “Stop the pandemic: safety and health at work can save lives”, cioè “Fermare la pandemia: la sicurezza e la salute sul lavoro possono salvare vite”. La Giornata è coordinata dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), che ha esortato i governi ad agire per prevenire e controllare il Covid-19 sul lavoro, attraverso il coinvolgimento attivo e il dialogo con le organizzazioni dei datori di lavoro e i sindacati. Il World Day for Safety and Health at Work intende sostenere tutti i lavoratori e ricordare coloro che sono deceduti, hanno subito infortuni o sono affetti da disabilità o malattie a causa del lavoro. Ora più che mai, con l’epdemia da Codiv-19 in corso, «la sensibilizzazione riguardo all’adozione di pratiche sicure nei luoghi di lavoro e all’importante ruolo svolto dai servizi di salute e sicurezza sul lavoro deve essere al centro di questa Giornata internazionale» sostiene l’Ilo.

Più sicurezza dov’è forte la contrattazione collettiva

La richiesta alla Commissione europea da parte dei sindacati europei è di fare tutto il possibile per proteggere i lavoratori e garantire che Covid-19 sia riconosciuta come malattia professionale. A tale scopo, sostengono, in primo luogo deve essere rivista la raccomandazione della Commissione (2003/670/CE) concernente il programma europeo delle malattie professionali, per includere specificamente Covid-19 come applicabile a tutti i lavoratori che sono attualmente esposti in modo sproporzionato all’infezione: nella sua forma attuale, infatti, la raccomandazione non copre adeguatamente i diversi gruppi di lavoratori esposti al virus come rischio professionale, osservano le organizzazioni sindacali.

Anche a livello nazionale i sindacati europei sosterranno azioni per garantire che tutti i lavoratori siano protetti, modificando i sistemi di malattie professionali, cosicché per incarichi di lavoro che presentano rischi di esposizione al coronavirus maggiori rispetto alla popolazione generale, il Covid-19 sia riconosciuto e compensato come malattia professionale. «La revisione della raccomandazione sarà un primo passo per mostrare ai lavoratori il rispetto che meritano – spiegano i promotori della richiesta – e assicurerebbe che se fossero sfortunati da contrarre il virus potrebbero avere un accesso equo al risarcimento. I lavoratori dovrebbero così concentrarsi sul recupero e non preoccuparsi di affrontare i problemi economici derivanti dall’essere malati». In Europa, osservano le organizzazioni sindacali, «il beneficio tangibile che la contrattazione collettiva offre alla vita dei lavoratori è stato chiaramente dimostrato durante questa crisi di coronavirus». Nei settori e nelle imprese con una forte contrattazione collettiva, spiegano, sono infatti state concordate misure efficaci con i datori di lavoro per proteggere la sicurezza sanitaria ed economica dei lavoratori. D’altro canto, anche durante la crisi si sono perpetrate condizioni precarie per molti lavoratori e, sottolineano i sindacati europei, «è diventato fin troppo facile separarsi dai lavoratori al primo accenno di crollo degli ordini, piuttosto che cercare di trovare una soluzione in collaborazione con loro e i loro sindacati».

Centinaia di morti sul lavoro per il Covid-19

La Ces aveva sollevato l’allarme già lo scorso settembre, quando la salute e la sicurezza sul lavoro erano state omesse dalle linee guida politiche della nuova Commissione europea, sottolineando che ogni anno si registrano 4.000 incidenti mortali sul lavoro e 120.000 persone muoiono per malattie professionali. La presidente della Commissione, von der Leyen, è ora nuovamente sollecitata dalla Ces a rivalutare le priorità alla luce della crisi del coronavirus, responsabile di centinaia di morti sul lavoro.

I sindacati europei chiedono dunque alla Commissione europea di:

– Includere un piano per zero morti sul posto di lavoro e l’eliminazione del cancro correlato al lavoro nel suo programma di lavoro per il 2020.

– Aggiungere il Covid-19 alla direttiva europea sulla protezione dei lavoratori dai rischi connessi all’esposizione ad agenti biologici per garantire prevenzione più efficace e rigorosa.

– Ampliare la portata della raccomandazione relativa al programma europeo delle malattie professionali per coprire tutte le professioni esposte a Covid-19 a un livello superiore rispetto alla popolazione generale.

– Applicare la legislazione esistente negli Stati membri dopo il calo delle ispezioni sul posto di lavoro in molti Paesi.

Secondo il vicesegretario generale della Ces, Per Hilmersson, «alla salute e alla sicurezza sul lavoro non viene ancora data l’importanza che merita nell’ambito della revoca delle misure di contenimento di Covid-19. La strategia di uscita deve avere un approccio basato sui pericoli, con adeguate misure di prevenzione messe in atto prima che possiamo tornare al lavoro. Alla luce degli eventi recenti, sarebbe gravemente negligente continuare a chiudere un occhio su questa questione di vita o di morte».