Euronote – Oltre 100 milioni di persone in fuga nel mondo

Le stime fornite dall’Unhcr in occasione della Giornata mondiale del rifugiato

Milano, 22.6.2022

Sono oltre 100 milioni le persone costrette a fuggire da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani, un numero aumentato costantemente negli ultimi dieci anni e che non è mai stato così elevato, rende noto l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur-Unhcr) in occasione della Giornata mondiale del rifugiato (20 giugno).

Rispetto alla situazione rilevata a livello internazionale alla fine del 2021 dal Rapporto annuale Global Trends, il numero di persone in fuga è aumentato di oltre 10 milioni, soprattutto perché la guerra in Ucraina ha provocato uno degli esodi forzati più ampi e rapidi dalla Seconda guerra mondiale. Persone ospitate prevalentemente in Europa, dato che oltre il 70% di coloro che fuggono dalle proprie case vivono in Paesi confinanti o prossimi ai propri Paesi di origine, e alle quali l’Ue ha offerto lo status di protezione temporanea nei suoi Stati membri.

Va inoltre considerato che molti dei milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati del 2021 hanno dovuto affrontare condizioni ancora peggiori negli ultimi mesi a causa della recente crisi alimentare. In Afghanistan, ad esempio, si stima che oltre la metà della popolazione non disponga quotidianamente di cibo sufficiente.

Nel 2021, comunica l’Unhcr, a livello mondiale l’82% degli sfollati interni e il 67% dei rifugiati e dei richiedenti asilo proveniva da Paesi con crisi alimentari e circa il 40% dei rifugiati e dei richiedenti asilo era ospitato in Paesi con crisi alimentari.

«Prima della guerra in Ucraina, ci si aspettava che tra il 2022 e il 2024 l’economia globale riprendesse i livelli pre-pandemici di crescita. Previsioni recenti sono più pessimiste, principalmente a causa dell’impatto delle pressioni inflazionistiche su generi alimentari e combustibili» ha dichiarato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, aggiungendo: «Nel rapporto Global Trends 2021 l’Unhcr prevedeva che la domanda non è più se lo sfollamento forzato supererà i 100 milioni di persone, ma piuttosto quando. Il quando è adesso, con una persona su 78 nel mondo costretta a fuggire: una situazione drammatica che pochi avrebbero previsto un decennio fa».

Le soluzioni possibili continuano a ridursi, sottolina l’Unhcr, spiegando che il numero di persone costrette a fuggire è maggiore di quello di coloro che hanno la possibilità di fare ritorno a casa, reinsediarsi in un Paese terzo, o integrarsi appieno nel Paese in cui hanno cercato asilo. In pratica, osserva l’Alto commisario, «la portata e la rapidità di espansione degli esodi forzati superano le soluzioni a disposizione delle persone in fuga. La comunità internazionale deve fare una scelta: unire le forze per invertire questa tendenza segnata da persecuzioni, violenze e guerre oppure accettare che l’eredità che lascerà il XXI secolo sarà costituita da un susseguirsi di esodi forzati. Sappiamo bene quale sia la cosa giusta e sensata da fare».

Alcuni dati del Rapporto annuale dell’Unhcr

Secondo i dati del Global Trends curato dall’Unhcr, alla fine del 2021 il numero di persone in fuga da conflitti, persecuzioni e violazioni era di 89,3 milioni, poi salito a oltre 100 milioni nella prima metà del 2022. In 53,2 milioni di casi si trattava di sfollati interni, 27,1 milioni erano rifugiati, 4,6 milioni richiedenti asilo e 4,4 milioni cittadini venezuelani fuggiti all’estero.

Il Paese che ha accolto il maggior numero di rifugiati è stato la Turchia, con quasi 3,8 milioni di persone, seguito da Uganda (1,5 milioni), Pakistan (1,5 milioni) e Germania (1,3 milioni), mentre la Colombia ha accolto 1,8 milioni di venezuelani fuggiti all’estero.

Considerando invece il numero di accoglienze in rapporto alla popolazione nazionale è il Libano il Paese che ha accolto più rifugiati pro capite (1 su 8), seguito da Giordania (1 su 14) e Turchia (1 su 23), mentre l’isola di Aruba ha accolto il numero più elevato di venezuelani fuggiti all’estero (1 su 6). Oltre due terzi dei rifugiati (69%) sono fuggiti da soli cinque Paesi: Siria (6,8 milioni), Venezuela (4,6 milioni), Afghanistan (2,7 milioni), Sud Sudan (2,4 milioni) e Myanmar (1,2 milioni).

Nel corso del 2021 sono poi state presentate 1,4 milioni di nuove domande di asilo, ricevute soprattutto da Stati Uniti (188.900), Germania (148.200), Messico (132.700), Costa Rica (108.500) e Francia (90.200). Sempre nel 2021 circa 5,7 milioni di persone in fuga hanno fatto ritorno alle proprie aree di provenienza o ai propri Paesi di origine, di cui 5,3 milioni sfollati interni e 429.300 rifugiati.

Per l’Europa il problema degli sfollati dall’Ucraina

Naturalmente è stata soprattutto la guerra in Ucraina a intensificare il numero di sfollati nella prima metà del 2022, un esodo che ha interessato prevalentemente i Paesi dell’Unione europea. Dall’inizio dell’invasione russa, quasi un terzo degli ucraini è stato costretto a lasciare la propria abitazione, situazione che rappresenta la più grande crisi di sfollamento al mondo.

Al 16 giugno scorso l’Unhcr registrava in tutta Europa 5.137.933 rifugiati dall’Ucraina, 3.407.378 persone provenienti dall’Ucraina registrate per protezione temporanea o schemi di protezione nazionale simili in Europa, 7.703.857 valichi di frontiera dall’Ucraina (cifra che riflette i movimenti transfrontalieri e non le persone fisiche, precisa l’Alto commissariato Onu per i rifugiati) e 2.558.917 valichi di frontiera verso l’Ucraina.

Si stima che 15,7 milioni di persone necessitino urgentemente di assistenza umanitaria e protezione, mentre almeno 7,1 milioni di persone siano sfollate all’interno dell’Ucraina, molte delle quali non in grado di soddisfare i propri bisogni primari anche per cibo, acqua e medicinali, mentre la consegna di aiuti salvavita resta molto impegnativa data la mancanza di accessi umanitari sicuri nelle aree di più intenso combattimento.

Prima della guerra, cioè a fine 2021, l’Unhcr calcolava in oltre 7 milioni il numero di persone sfollate ospitate nei Paesi europei, con un aumento del 3% rispetto all’anno precedente dovuto a 288.000 nuovi riconoscimenti di status di rifugiato, soprattutto in Germania (79.700), Francia (51.000) e Italia (21.100).