Euronote – Salari minimi necessari dopo il Covid-19

La Commissione ha avviato una seconda fase di consultazione delle parti sociali

Milano, 5.6.2020

L’Europa è stata fortemente colpita dalla pandemia di Covid-19, con effetti negativi sulle economie, sulle imprese, sui redditi dei lavoratori e delle loro famiglie. Ora, «per la ripresa e per la costruzione di economie eque e resilienti è essenziale garantire a tutti i cittadini e i lavoratori una vita dignitosa», condizione per la quale possono essere molto importanti dei sistemi adeguati di salari minimi. Con queste motivazioni la Commissione europea ha avviato la seconda fase di consultazione dei sindacati europei e delle organizzazioni dei datori di lavoro su come garantire salari minimi equi per tutti i lavoratori nell’Ue. L’iniziativa fa seguito alla prima fase di consultazione che si era svolta dal 14 gennaio al 25 febbraio 2020, durante la quale la Commissione aveva ricevuto risposte da 23 parti sociali a livello di Ue. Sulla base delle risposte ricevute, la Commissione ha concluso che sono necessarie ulteriori azioni delle istituzioni europee, per questo sta ora avviando la consultazione di seconda fase. Nelle intenzioni della Commissione non ci sarà un salario minimo uguale per tutti: qualsiasi proposta potenziale rispecchierà infatti le tradizioni nazionali, siano esse accordi collettivi o disposizioni legali, mentre alcuni Paesi dispongono già di sistemi eccellenti. L’esecutivo dell’Ue intende garantire però che tutti i sistemi siano adeguati, abbiano una copertura sufficiente, includano una consultazione approfondita delle parti sociali e dispongano di un adeguato meccanismo di aggiornamento.

Livelli adeguati a protezione di tutti i lavoratori


La Commissione ritiene che salari minimi negoziati in modo appropriato con le parti sociali, rispettati e aggiornati possano: fornire ai lavoratori vulnerabili una base finanziaria; creare maggiori incentivi al lavoro, migliorando la produttività; ridurre le disparità salariali; aumentare la domanda interna e la resilienza dell’economia; aiutare a colmare il divario retributivo di genere; aiutare a preservare sia l’occupazione che la competitività delle imprese. Il documento di consultazione della seconda fase indica le possibili azioni dell’Ue per garantire che i salari minimi abbiano livelli adeguati e proteggano tutti i lavoratori. La contrattazione collettiva ha un ruolo fondamentale da svolgere, pertanto l’iniziativa dell’Ue mirerebbe a garantire che: la contrattazione collettiva sia ben funzionante nella fissazione dei salari; i quadri nazionali consentano di stabilire salari minimi obbligatori e di aggiornarli regolarmente secondo criteri chiari e stabili; le parti sociali siano coinvolte nella fissazione obbligatoria di salari minimi adeguati; le variazioni salariali minime e le esenzioni siano eliminate o limitate; i quadri nazionali dei salari minimi siano rispettati e siano istituiti meccanismi di monitoraggio. Le parti sociali sono invitate a rispondere alle domande della consultazione entro il 4 settembre 2020, indicando quale tipo di strumento sarebbe più appropriato. Seguiranno poi negoziati tra le parti sociali per concludere un accordo, mentre la Commissione sta prendendo in considerazione strumenti legislativi e non legislativi, cioè una direttiva nel settore delle condizioni di lavoro e una raccomandazione del Consiglio.

«Un lavoratore su sei è classificato come lavoratore a basso reddito nell’Ue e la maggior parte sono donne. Questi lavoratori hanno mantenuto in vita le nostre società ed economie quando tutto il resto ha dovuto fermarsi. Ma paradossalmente, saranno colpiti più duramente dalla crisi. Lavorare per un’iniziativa sui salari minimi nell’Ue è un elemento essenziale della nostra strategia di ripresa. Tutti meritano un tenore di vita dignitoso» ha dichiarato il commissario europeo per il Lavoro e i Diritti sociali, Nicolas Schmit, lanciando la nuova consultazione.

Ces: «Buona iniziativa, ma serve più chiarezza»


«Molti lavoratori non avevano superato gli effetti dell’austerità salariale della precedente crisi prima che la nuova crisi ci colpisse» ha osservato la vicesegretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), Esther Lynch, spiegando come un’iniziativa europea su salari minimi equi sia necessaria non solo per riparare i danni causati dalle politiche economiche dell’Ue a seguito della crisi economica del 2008, ma anche per far fronte agli effetti dell’attuale crisi da pandemia.

Secondo la Ces il documento di consultazione pubblicato dalla Commissione rappresenta «un passo avanti», perché riconosce la necessità di garantire che i lavoratori possano negoziare un salario equo rafforzando la contrattazione collettiva insieme a misure che potrebbero aumentare i salari minimi obbligatori. Allo stesso tempo, però, non è ancora chiaro come la Commissione intenda raggiungere tali obiettivi, per questo i sindacati europei annunciano che continueranno a insistere per «un chiaro impegno della Commissione a garantire che gli Stati membri aumentino i loro salari minimi obbligatori al livello dei salari di sussistenza, cioè un livello pari almeno al 60% del salario mediano e adeguato ad un paniere di beni e servizi concordato a livello nazionale con sindacati e datori di lavoro». La Ces chiede misure concrete per sostenere la contrattazione salariale tra sindacati e datori di lavoro, poiché «i salari contrattati collettivamente sono l’unico modo per mantenere equi i salari minimi e tutti gli altri salari». Ma «un ingrediente chiave mancante» è come ridurre la disuguaglianza salariale in tutta Europa, sottolinea la Ces evidenziando il divario salariale tra Est e Ovest e quanto la pandemia abbia colpito l’Europa: quasi il 40% dei lavoratori dell’Ue afferma di essere in condizioni peggiori di quanto non fosse prima della crisi e oltre il 40% lo afferma in 13 Stati membri; poco meno del 50% dei lavoratori segnala una diminuzione dell’orario dall’inizio della crisi, e oltre il 50% lo afferma in 10 Stati membri. Inoltre, tra il 2011 e il 2018 la Commissione europea ha formulato 50 raccomandazioni specifiche per Paese sulla repressione della crescita dei salari e 38 sulla riduzione della sicurezza del lavoro e dei diritti di contrattazione dei lavoratori, ricorda la Ces: «Si tratta di correggere gli errori del passato. Un’iniziativa ambiziosa della Commissione europea è necessaria per mantenere la promessa di salari minimi equi, ma sono necessari più lavoro e chiarezza».