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Euronote – Tentativi di dialogo Ue-Cina

Tra i due partner commerciali richieste reciproche di impegno contro la guerra

Milano, 5.4.2022

Nella crescente competizione globale tra le superpotenze Stati Uniti e Cina, che avviene a tutti i livelli e con modalità talvolta dirette ma molto più spesso indirette, l’Unione europea si trova in mezzo: legata agli Usa dalla storica alleanza transatlantica, ma anche alla Cina per relazioni economico-commerciali sempre più rilevanti. Nel 2021, infatti, Cina e Ue sono stati i più grandi partner mondiali nel commercio di beni, per un valore dichiarato dall’Ue in 1,9 miliardi di euro al giorno. Ciò è avvenuto nonostante «relazioni bilaterali deteriorate nell’ultimo anno» dichiara l’Ue, causa misure e contromisure che dalla questione dei diritti umani hanno avuto ripercussioni in termini economici. L’Ue sostiene di continuare a «gestire la Cina simultaneamente come un partner per la cooperazione e la negoziazione, un concorrente economico e un rivale sistemico». In un clima globale di crisi segnato da una pandemia nata in Cina, si è aggiunta nelle ultime settimane la guerra in Europa, che vede l’Ue apertamente schierata con l’Ucraina e contro l’aggressione russa, mentre la Cina si è mostrata finora più cauta parlando in modo neutro di «crisi ucraina».

Su queste basi, si è svolto l’1 aprile scorso in videoconferenza il 23º Vertice bilaterale tra Unione europea e Cina, focalizzato naturalmente sulla questione ucraina come nodo centrale della crisi internazionale. Da un lato l’Ue chiede alla Cina di prendere le distanze dalla Russia e di esercitare in modo più chiaro il suo ruolo di membro del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dall’altro la Cina invita l’Ue a rendersi più autonoma dagli Usa nelle sue decisioni. Una moderazione, quella cinese, dettata dalla volontà di non deteriorare i rapporti con la vicina (e ricca di materie prime) Russia, partner economico anche nel gruppo BRICS, ma d’altro canto la Cina non vuole compromettere i legami commerciali con i suoi migliori clienti internazionali che sono appunto Usa e Ue. Oltretutto, l’Ucraina ha una posizione nevralgica nell’ambito della “Nuova Via della Seta” cinese. È noto inoltre quanto le questioni economiche siano intrecciate alle guerre, dunque si può comprendere perché Ue e Usa siano così decisi sulle sanzioni alla Russia, che rappresenta circa il 3% del Pil mondiale, ma molto più cauti rispetto a eventuali sanzioni a una Cina che di quel Pil detiene il 18% e con la quale è molto più utile dialogare. Intanto però, tra calcoli ed equilibrismi, la guerra continua.

Impegno ad attivarsi per la pace finora teorico

Al termine del Vertice bilaterale i rappresentanti delle istituzioni europee hanno sottolineato che la responsabilità dell’Ue e della Cina, in quanto potenze mondiali, è quella di attivarsi a favore della pace e della stabilità. La Cina, hanno spiegato, è stata «invitata a sostenere gli sforzi volti a porre immediatamente fine allo spargimento di sangue in Ucraina, alla luce del suo ruolo a livello mondiale, in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, e delle sue relazioni particolarmente strette con la Russia». «L’equidistanza non basta – ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – abbiamo chiesto un impegno attivo della Cina per la pace in Ucraina».

Ricordando che le sanzioni internazionali contro la Russia sono state adottate «al solo scopo di porre fine all’aggressione russa e nonostante abbiano un significativo impatto economico sull’Ue e i suoi partner», l’Ue ha poi dichiarato che «qualsiasi elusione degli effetti delle sanzioni o aiuto concesso alla Russia prolungherebbero lo spargimento di sangue, determinerebbero perdite di vite umane civili e maggiori perturbazioni economiche». Per questo, ha aggiunto, «ogni tentativo di eludere le sanzioni o di aiutare la Russia con altri mezzi deve essere bloccato». L’Ue ha inotre espresso «disappunto» per le «sanzioni ingiustificate adottate dalla Cina e le misure coercitive nei confronti del mercato unico dell’Ue e degli Stati membri», invitando la Cina a «un impegno più costruttivo».

Le autorità cinesi hanno risposto che «la Cina si oppone sia a una guerra “calda” sia a una guerra “fredda”; si oppone alla divisione in blocchi e alla presa di posizione, ad adottare un approccio semplicistico di essere amico o nemico». Secondo il governo cinese «la comunità internazionale, in particolare la Cina e l’Ue, hanno la responsabilità reciproca di usare la loro influenza congiunta e la diplomazia per porre fine alla guerra della Russia in Ucraina e alla crisi umanitaria ad essa associata». La Cina e l’Ue, ha detto il presidente Xi Jinping, devono svolgere un «ruolo costruttivo» e fornire «alcune intuizioni sulla turbolenta situazione mondiale», auspicando un rafforzamento delle comunicazioni sulle relazioni bilaterali e sulle principali questioni globali e, soprattutto, che l’Ue «persegua una politica indipendente».

Una partnership commerciale importante

In occasione del Vertice, l’Ufficio statistico europeo Eurostat ha pubblicato alcuni dati che evidenziano il peso economico della partnership commerciale Ue-Cina e quanto questo possa condizionare ogni strategia o decisione bilaterale.

La Cina rappresenta la terza destinazione di esportazione dell’Ue ma anche il principale partner di importazione. La crisi pandemica ha rallentato gli scambi commerciali nei primi mesi del 2020, ma nel corso del 2021 si è registrata una forte ripresa. Tra il 2011 e il 2021, sia le esportazioni che le importazioni dalla Cina sono aumentate. Le esportazioni dell’Ue verso la Cina sono passate dai 127 miliardi di euro del 2011 ai 223 miliardi del 2021, con un tasso di crescita medio annuo del 7%, mentre le importazioni dalla Cina sono circa raddoppiate in meno di 10 anni, dai 239 miliardi di euro del 2013 ai 472 miliardi del 2021. Lo scorso anno la Cina è stato il principale partner per le importazioni dell’Ue di merci (22% delle importazioni extra-Ue), prevalentemente macchinari e veicoli (56% delle importazioni dalla Cina), altri manufatti (35%) e prodotti chimici (7%), mentre rispetto alle esportazioni dell’Ue la Cina è stata la terza principale destinazione (10% delle esportazioni extra Ue).

Tra il 2011 e il 2021 l’Ue ha registrato un crescente disavanzo commerciale con la Cina, passando da 129 miliardi di euro nel 2011 a 249 miliardi nel 2021.

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