Caporalato, Fai Cisl Lombardia: istituire forme di premialità per le aziende virtuose

Milano, 7.2.2019

Istituire forme di premialità per le aziende che si iscrivono alla Rete del lavoro agricolo di qualità. Promuovere la costituzione di “Cabine di regia territoriali”, per coordinare azioni di monitoraggio, di prevenzione e tutela. Obiettivo: contrastare il fenomeno del caporalato, diffuso anche nelle regioni del Nord e in Lombardia. Sono alcune delle proposte avanzate oggi pomeriggio da Massimiliano Albanese, segretario generale del sindacato dei lavoratori del settore agroalimentare Fai Cisl Lombardia, nel corso dell’audizione congiunta IV-VIII Commissione Regione Lombardia sul reato di caporalato. “Chiediamo a tutte le parti interessate di impegnarsi concretamente, senza pregiudizi né battaglie ideologiche – ha detto – poiché dobbiamo scongiurare fenomeni di sfruttamento inaccettabili in un Paese civile, e per farlo occorrono investimenti e azioni che incidano in maniera accorta e calibrata sulla repressione quanto sulla prevenzione del caporalato”.

La Fai Cisl Lombardia ha proposto nel corso dell’audizione di:
1. Promuovere la costituzione di “Cabine di regia territoriali” (Istituzioni: Provincie, Comuni, Prefetture, uffici Inps, Inail, Dtl e Ats insieme alle parti sociali maggiormente rappresentative) per coordinare azioni di monitoraggio, di prevenzione e tutela sui diversi territori (sperimentalmente si potrebbe partire da una determinata area caratterizzata da forte presenza di attività agricole di natura stagionale);
2. Istituire delle premialità per le aziende che si iscrivono alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, attraverso specifiche misure del Piano di sviluppo rurale;
3. Prevedere azioni mirate, anche attraverso gli enti bilaterali territoriali di settore, per facilitare e rendere trasparente l’incontro domanda-offerta di lavoro e la corretta applicazione di contratti nazionali e contratti provinciali di lavoro agricoli;
4. E ancora sul lato dell’offerta, per un concreto sostegno alle persone che lavorano e che sono a rischio di possibili abusi a causa della loro condizione di marginalità sociale e di fragilità umana (spesso migranti), favorire forme di integrazione e di inclusione sociale, attraverso progetti finanziati che, ove necessario, mettano a disposizione mediatori culturali, soluzioni logistiche quali trasporto verso le aree del lavoro e alloggi in linea con le attività agricole spesso stagionali, protocolli sanitari adeguati e sostegno economico in caso di denuncia di abusi e sfruttamento illecito della manodopera;
5. Raccomandare e favorire un registro delle “Cooperative agricole senza terra” affinché, attraverso il possesso di determinati requisiti, possa essere verosimilmente certa la “genuinità delle stesse”. Tali requisiti potrebbero essere: l’utilizzo di mezzi di lavoro idonei, il possesso di Durc, l’esistenza di bilanci societari depositati da oltre un anno; la trasmissione del contratto di appalto stipulato all’Inps, al fine di favorire l’incrocio di dati e l’analisi di “indici di congruità” tra attività svolta e impiego di risorse umane, anche alla luce degli indici remunerativi previsti dal contratto nazionale di lavoro agricolo e dal contratto di lavoro provinciale ove viene svolta l’attività; possibilità di avvalersi anche della collaborazione dell’osservatorio regionale dell’agricoltura.

“Siamo consapevoli che in questo ambizioso elenco abbiamo “lanciato il cuore oltre l’ostacolo” – conclude Albanese – ma la gravità del fenomeno, per i suoi profili spesso disumani, che feriscono irrimediabilmente la dignità delle persone, richiede impegni immediati e concreti ed esige un’azione di sistema al fine di favorire una concreta attività di prevenzione del fenomeno”.

INTERVENTO FAI CISL LOMBARDIA IN AUDIZIONE CONGIUNTA IV-VIII COMMISSIONE REGIONE LOMBARDIA SUL REATO DI CAPORALATO