Conciliazione lavoro-famiglia, Cisl: la contrattazione è la leva strategica

Milano, 23.1.2019

Anche nella Lombardia “Locomotiva d’Italia” la conciliazione vita-lavoro stenta ad affermarsi e l’occupazione femminile paga il prezzo più alto. A fine 2017 il tasso di attività maschile del 79,6% corrispondeva un tasso femminile di attività del 64,3%, ben 15 punti percentuali di differenza. Le donne, poi, sono a maggior rischio di disoccupazione: il 6,4% contro l’8,6% maschile. Non solo: nel 2016 altre 6.767 lavoratrici si sono dimesse a seguito della nascita del primo figlio. Le ragioni, ancora una volta, sono da ricercarsi nelle rigidità organizzative aziendali e quindi nella difficoltà di conciliare carichi familiari – quali la cura dei bambini e anche degli anziani – e lavoro. E allora occorre dare nuovo slancio alla contrattazione, consolidare le reti territoriali e rafforzare i servizi per la famiglia. E’ quanto emerso dall’incontro organizzato da Cisl Lombardia, cui sono intervenuti Elena Barazzetta, ricercatrice Laboratorio Secondo Welfare, Claudia Moneta, direttore generale Assessorato politiche per la famiglia, genitorialità e pari opportunità di Regione Lombardia, Lucia Riboldi, presidente Rete Giunca, Marco Ferraresi, ricercatore di Diritto del lavoro presso il dipartimento di Studi Giuridici dell’Università degli Studi di Pavia, Silvia Stefanovichij, del dipartimento Politiche per la tutela, promozione e solidarietà sociale, della sanità della Cisl nazionale.

“La contrattazione è una risorsa strategica per superare la frammentazione del sistema produttivo, rappresentato da aziende prevalentemente medio-piccole – ha sottolineato Paola Gilardoni, segretario regionale Cisl Lombardia, introducendo i lavori -. Nelle grandi aziende registriamo esperienze anche innovative (si veda ad esempio l’ultimo integrativo Mondadori ndr) ma le realtà piccole sono in difficoltà. E allora il sindacato deve farsi parte attiva nell’implementazione di esperienze di rete, che consentono alle imprese di offrire servizi e sostegni ai dipendenti”. “La cultura della contrattazione deve affermarsi come elemento strutturale, per favorire misure di flessibilità oraria e innovazione organizzativa – ha aggiunto –. Non si può dipendere dagli incentivi statali, anche se certamente è assolutamente negativo il mancato rifinanziamento in Finanziaria dei sostegni alle misure aziendali pro-conciliazione. Ci aspetteremmo dalla politica un sostegno all’affermarsi di una cultura che metta il lavoratore in quanto persona al centro, ma così non è”.

Sul piano regionale, la Cisl ha chiesto a Palazzo Lombardia che le prossime linee guida siano di sostegno alla conciliazione con una visione di ampio raggio, valorizzando la contrattazione collettiva aziendale, in quanto strumento per armonizzare gli interessi di tutte le parti. Occorre inoltre consolidare l’esperienza delle reti territoriali di conciliazione e delle alleanze territoriali, oltre che orientare un sistema di governance e le progettualità territoriali verso un maggiore coordinamento  con le esperienze di welfare aziendale contrattuale e della bilateralità.

Elena Barazzetta, ricercatrice di Laboratorio Secondo Welfare, ha sottolineato come sia ormai dimostrato che le aziende “hanno ritorni positivi, in termini di efficienza e produttività dei dipendenti, quando si favorisce la conciliazione, anche attraverso formule innovative come lo smart working”.

Il lavoro agile – o smart working – è una modalità organizzativa “sempre più diffusa”, ha sottolineato Silvia Stefanovichij, della Cisl nazionale. Dal 4% di aziende interessate nel 2015 si è passati al 21% nel 2017. “Le imprese hanno verificato in concreto gli effetti positivi del lavoro agile o smart working, che certamente rivoluziona il paradigma dell’organizzazione del lavoro perché richiede una logica centrata sugli obiettivi, non sulla presenza fisica in azienda – sottolinea Stefanovichij –. Certamente però il sindacato deve vigilare e quindi avere un ruolo attivo attraverso la contrattazione affinché nella definizione delle modalità di lavoro si assicurino adeguate tutele ai lavoratori in smart working”.