Crisi al Gruppo Boost, stipendi in arretrato e nessuna chiarezza sul futuro industriale

In provincia di Bergamo, 800 lavoratori tra S. Paolo e Cenate

Milano, 16.7.2021

La situazione del gruppo Boost di S Paolo d’Argon, leader nella produzione di agende, diari, notebook a livello internazionale è caldissima. Il gruppo, nato dalla fusione nel 2019 tra Lediberg e Arti Grafiche Johnson, conta un migliaio di dipendenti nelle sedi di S Paolo d’Argon, Cenate Sotto e Tolentino, in provincia di Macerata.
In questi giorni, la direzione aziendale ha comunicato a tutti i dipendenti che non è in grado di prevedere le tempistiche di pagamento degli stipendi del mese di giugno.
Stessa sorte si era verificata con la mensilità di maggio, pagata con oltre un mese di ritardo. Ritardi e difficoltà negli stipendi si susseguono da diversi mesi.


“Sappiamo che oggi l’azienda si trova in una situazione molto critica sul versante delle disponibilità finanziarie che necessita di un intervento degli istituti bancari – dicono Luca Legramanti e Paolo Turani, segretari generali di Fistel Cisl e Slc Cgil di Bergamo -. Dal punto di vista del fatturato, in termini di ordini acquisiti, la situazione del 2021 è in netto miglioramento rispetto all’anno precedente: tale risultato rischia però di andare perso per le difficoltà finanziarie attuali. Abbiamo chiesto all’azienda prospettive chiare a livello industriale, ma a oggi non abbiamo alcuna percezione che ci siano piani realizzabili”.
“Questa è la cosa che più ci preoccupa – continuano i sindacalisti: l’assenza di una linea industriale perseguibile e concretizzabile. La crisi finanziaria del gruppo si sta progressivamente avvitando, con ripercussioni anche sulla capacità produttiva. Il ricorso massivo alla cassa integrazione non è mai stato così ampio come quest’anno. Ci sono insomma più elementi convergenti che ci preoccupano: il futuro di una delle più grandi realtà manifatturiere della bergamasca è fortemente a rischio. Quando i temi finanziari oscurano completamente le prospettive industriali, non c’è nulla di buono all’orizzonte e il rischio concreto è che il danno si riversi completamente su lavoratori e lavoratrici. Questo è inaccettabile e su questo tema la proprietà deve dare risposte con al centro il mantenimento dell’attività e degli attuali livelli d’occupazione”.


Negli ultimi 3 anni, secondo Fistel Cisl e Slc Cgil, è stato fatto tutto il possibile per sostenere l’attività dell’impresa e tutelare nel contempo i lavoratori. Per tutto il 2019, si è svolto un complesso negoziato che ha ridefinito i diversi accordi aziendali armonizzando i salari, fissando temi legati alla produttività e all’organizzazione del lavoro e attivando strumenti di ammortizzazione sociale. “Su questa linea, l’ultimo accordo sottoscritto in sede ministeriale a febbraio 2021 con un piano industriale approvato, il contestuale ulteriore prepensionamento di oltre 200 persone, oltre ad un uso rilevante della cassa integrazione straordinaria, è stato l’ulteriore sforzo che tutti i lavoratori e le lavoratrici di Boost si sono assunti, con il fine unico che per sindacato e lavoratori è irrinunciabile: il rilancio industriale dell’intero gruppo. I lavoratori hanno dimostrato in questi anni difficili estrema responsabilità e senso del dovere non comuni”.