Lavoro e innovazione sociale, la Cisl e l’attualità del pensiero di Giulio Pastore

Milano, 11.11.2019

“Giulio Pastore è stato un vero padre della patria, un antifascista convinto, un uomo libero da ogni condizionamento . Tutta la sua esperienza è l’incarnazione della ricerca pragmatica di libertà ed autonomia del sindacato, indispensabile per far giocare alle uomini ed alle donne del mondo del lavoro un ruolo da protagonisti, mai subalterno a nessuno”. Così la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, intervenendo oggi a chiusura del convegno organizzato dalla Cisl Lombardia con l’università Cattolica, BiblioLavoro, la Fondazione Giulio Pastore e l’Archivio Mario Romani, nel 50esimo anniversario dalla scomparsa fondatore e primo segretario generale della Cisl. “Un appuntamento che non vuole, essere solo celebrativo – ha sottolineato Ferdinando Piccini, presidente di BiblioLavoro – quanto l’occasione per riattualizzare il messaggio di Pastore, raccogliendo le sfide del mondo del lavoro”. Un mondo del lavoro sempre più complesso, che si colloca in un momento complicato e, ha sottolineato Furlan, anche “scivoloso”. “Mettere al centro l’elemento del lavoro, della dignità della persona e della crescita è il modo migliore per portare avanti la lezione di Giulio Pastore – ha detto Furlan -. Questo è il ruolo della Cisl, da svolgere in autonomia, pronti ad un confronto costruttivo con le nostre proposte ma senza fare sconti a nessuno”. “E’ importante e sempre attuale – ha aggiunto – ricordare la figura e l’insegnamento di Pastore che scelse la libertà, l’unità economica e sociale del paese e la formazione dei giovani a fondamento della sua azione sindacale e politica”.

Un mondo sempre più complesso quello nel quale i sindacalisti sono chiamati ad un aggiornamento continuo, se vogliono giocare un ruolo strategico. “Gli scritti di Pastore ci riportano l’importanza della dimensione collettiva e se ci chiediamo cosa significa essere e fare sindacato oggi, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, le indicazioni sono tutte nelle sue parole – ha sottolineato il segretario generale della Cisl Lombardia, Ugo Duci -. L’unico interesse del sindacalista deve essere quello collettivo e in quest’ottica deve formarsi e aggiornarsi, oggi più di ieri”. “Occorre inoltre rimettere la questione salariale al primo posto – ha aggiunto – e rafforzare la contrattazione sociale sul territori e i nostri servizi, per ridurre la solitudine dei lavoratori e dei pensionati in una società che smarrisce progressivamente legami di solidarietà e prossimità”.
Da sempre fondamentale, il senso del collettivo, è oggi quanto mai da recuperare. “E il sindacato può dare un grande contributo – ha sottolineato Tiziano Treu, presidente del Cnel – svolgendo un’importante opera educativa”.

Grande forza di Pastore, lo ha ricordato Aldo Carera, presidente della Fondazione Giulio Pastore, è stato il saper essere un grande interprete di volontà collettive. Un uomo del Nord che si è messo in prima linea per rivendicare il Sud, rivendicato politiche per uno sviluppo equo per tutto il paese. “Mi piace pensare a lui come un meridionalista del Nord, è stato il primo a sostenere che l’agenda del governo non poteva non tenere conto delle ragioni del Sud – ha detto Daniela Fumarola, segretaria generale Cisl Puglia -. Cerchiamo di attualizzare il suo messaggio e prendiamo in mando il destino collettivo, puntando sul capitale umano che, come diceva Pastore, è “fattore umano””.

“Fattore umano” che per Pastore, è stato ricordato questa mattina, voleva dire formazione, innanzitutto dei sindacalisti. “Rafforziamo oggi come ieri il sapere e la conoscenza – ha detto Onofrio Rota, segretario generale della Fai Cisl – e lavoriamo sulla capacità di parlare direttamente ai lavoratori, trasmettendo la nostra visione del Paese”. Strategico è il rimettere al centro le periferie del lavoro esistenziali, sociali. “Oggi la sfida è elaborare un progetto a lungo termine, il Paese ne ha assolutamente bisogno – ha detto Davide Guarini, segretario generale della Fisascat Cisl -. Nel nostro settore ci sono 500mila lavoratori che hanno contratti di lavoro sotto le 11 ore. Queste sono le periferie del lavoro, la nostra sfida quotidiana”.