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Metalmeccanica lombarda, la ripresa inverte la marcia

Aumentano i lavoratori in cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria

Milano, 7.2.2019

  • I deboli segnali di ripresa lanciati dall’industria metalmeccanica lombarda nel 1° semestre 2018 invertono la marcia. A fine anno, nonostante un calo del numero delle aziende colpite dalla crisi (259, -20%) si è registrato un aumento del numero di lavoratori in cassa integrazione, sia ordinaria (7.698 contro 6.402) che straordinaria (1.526 contro 1.190). Complessivamente, sono ben 9.647 (+14,19%) i lavoratori coinvolti da situazioni di crisi nel semestre, 2000 quelli colpiti da cassa straordinaria e chiusure.  Lo evidenzia il 46° Rapporto sulle situazioni di crisi dell’Osservatorio della Fim Lombardia, relativo al 2° semestre 2018, presentato questa mattina nella sede regionale Cisl di via Vida a Milano.
    “Per la prima volta da quattro anni registriamo una riduzione degli organici senza previsioni di sostituzioni dei dimissionari e dei pensionati e senza il rinnovo dei contratti dei lavoratori a termine – sottolinea Andrea Donegà, segretario generale Fim Cisl Lombardia -. Il nostro timore è che le imprese possano continuare su questo trend utilizzando Quota 100 e il decreto dignità riducendo gli organici a costo zero senza creare nuove occasioni di lavoro. Per questo siamo impegnati a rilanciare la contrattazione aziendale, per sollecitare le imprese a stabilizzare i contratti temporanei e dare opportunità occupazionali ai giovani. La cura delle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori è la via migliore per garantire occupabilità alle persone e competitività e crescita alle imprese”.
    È in decremento il ricorso alla mobilità (-48,57% le aziende interessate e -50,60% i lavoratori coinvolti). Il numero delle imprese interessate da procedure di mobilità scende infatti a 18 dalle 35 dello scorso semestre e vede diminuire anche il numero di lavoratori coinvolti dai licenziamenti che passa a quota 423 dai 856 dell’ultima rilevazione. Questi derivano in buona misura da crisi aziendali con riduzione del personale (15 aziende, l’83% delle unità aziendali, con 298 licenziamenti) e per una piccola quota da cessazioni di attività o fallimenti (3 aziende, il 16% del totale, con 119 licenziamenti).
    La dimensione media delle imprese coinvolte da processi di crisi si colloca a 51 addetti, taglia dimensionale sempre inferiore e distante dalla media di 90 addetti per impresa del 2003, che indica il costante e crescente coinvolgimento delle piccole imprese nelle situazioni di crisi.
    I territori maggiormente coinvolti nel semestre sono Milano (33%), Brianza (18%), Varese (10%), Cremona (9%) e Lecco (9%). Seguono Brescia e Como con il 5% circa e poi gli altri territori con sospensioni minori. La cassa integrazione ordinaria è particolarmente accentuata nei territori di Milano, Brianza, Cremona, Lecco e Varese. In Brianza e Varese vi è la compresenza anche dell’alto utilizzo di cassa integrazione straordinaria, che evidenzia la persistenza di situazioni di forte difficoltà. Mentre la mobilità è accentuata a Milano e Cremona.
    La Fim Cisl, nelle diverse vertenze e con numerose iniziative di lotta e mobilitazione, ha presentato in passato alla Regione, alle forze politiche e alle parti imprenditoriali, specifiche analisi e proposte per rilanciare l’industria.
    Per gli stessi motivi la Fim sarà in piazza a Roma il 9 febbraio, insieme a Cgil Cisl Uil, per rivendicare una manovra che guardi al futuro, avanzando richieste particolari relative all’industria:
  • rilancio degli investimenti e rafforzamento industriale;
  • costruzione di un serio sistema di incontro domanda/offerta di lavoro;
  • potenziamento del sistema formativo;
    grande rilancio della contrattazione e della tutela del lavoro;
  • rafforzare e rilanciare la contrattazione, strumento in grado di rilanciare la produttività, via principale, insieme a investimenti e formazione, per creare occupazione stabile e di qualità.
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