Metalmeccanici, 13mila in piazza a Milano per il contratto

Milano, 9.6.2016
 
Tredicimila lavoratori metalmeccanici, arrivati da tutta la Lombardia, sono scesi in piazza questa mattina a Milano, per la manifestazione organizzata da Fim, Fiom e Uilm regionali a sostegno del rinnovo del contratto nazionale, in contemporanea allo sciopero di 8 ore proclamato a livello regionale. L’adesione media allo sciopero è stata dell’85%. “Oggi insieme abbiamo riempito la piazza, svuotato le fabbriche, abbiamo dimostrato a Federmeccanica cosa pensano i lavoratori della sua proposta – commenta Enrico Civillini, segretario generale Fim Lombardia -. Dopo sei mesi di trattativa, dopo venti incontri, siamo ancora di fronte a una posizione inaccettabile sul salario, che intende distribuire l’aumento a meno del 5% dei lavoratori. Una posizione che non riconosce i premi aziendali e la richiesta dei lavoratori di avere un contratto nuovo ma soprattutto innovativo, che metta al centro i temi della formazione, della partecipazione, della sicurezza”.
In Lombardia sono circa 400mila i lavoratori interessati dal rinnovo del contratto. Il serpentone di manifestanti arrivati da tutti i territori della Lombardia, dalle aziende interessate da vertenze (dalla Abb alla Pompe Gabbioneta, dalla General Electric alla Marcegaglia, dalla Lintra alla Fbm Hudson) è partito da Palestro, ha percorso Corso Venezia, via Senato e da Piazza Cavour si è diretto verso Piazza della Repubblica e quindi Piazza Duca D’Aosta, dove si è tenuto il comizio, concluso dal segretario generale Fim Cisl nazionale Marco Bentivogli. “Oggi sono iniziate le tre giornate di sciopero di 8 ore dei metalmeccanici, si sono fermati i lavoratori di Lombardia, Piemonte, Veneto, Val d’Aosta, Abruzzo e Molise. Adesioni altissime in tutti i siti con una media dell’80% e picchi del 100%  – ha detto Bentivogli -. Una mobilitazione necessaria per protestare contro la rigidità di Federmeccanica e Assistal che, fin dall’inizio non hanno voluto fare un vero negoziato”. “Su questa trattativa si concentrano infatti le aspettative e le pregiudiziali della parte più chiusa di Confindustria – ha proseguito -. È il simbolo di due modelli di Paese: da una parte chi vuole che siano sempre meno quelli che contano, dall’altra chi – come noi – pensa che la solidarietà e l’innovazione siano le leve su cui rifondare le relazioni industriali”.
La mobilitazione prosegue sabato con il blocco degli straordinari e della flessibilità, come lo scorso sabato 28 maggio.