Riordino della sanità lombarda, la riforma stenta a decollare

Milano, 3.3.2017
 
Il percorso di riordino della sanità lombarda, avviato oltre due anni fa, stenta a decollare. E’ ancora difficile, se non impossibile, per i cittadini percepirne i benefici in termini di servizi erogati. E’ quanto emerso oggi dall’incontro-confronto tra attori in gioco promosso da Pensionati e Cisl Lombardia, con le categorie regionali del pubblico impiego e dei medici Cisl. “Un’occasione per fare il punto sull’attuazione della legge e rilanciare il dialogo con Regione Lombardia, con scelte condivise prima e non poi – ha sottolineato Marco Colombo, segretario generale Fnp Cisl Lombardia, aprendo i lavori -. Per il bene dei 340mila lombardi che rappresentiamo siamo impegnati a seguire il percorso di cambiamento, a tutti i livelli”. Un percorso che, secondo la Cisl Lombardia, potrebbe essere accompagnato da una misurazione oggettiva dell’efficacia degli interventi. “Ad oggi mancano elementi e indicatori utili in tal senso – ha detto Paola Gilardoni, segretario regionale Cisl Lombardia -. Occorre passare dalla cultura dei numeri  a una cultura della valutazione dell’utilità reale degli interventi e delle politiche. Perché non farlo mettendo in campo elementi, condivisi con le associazioni che operano nel sistema, che fungano da indicatori di efficacia?”. Particolare attenzione da parte dei sindacati e delle associazioni è rivolta all’implementazione delle misure sulla cronicità. “L’individuazione del soggetto a cui richiedere la prestazione o il servizio – afferma Gilardoni – deve essere un percorso chiaro, che garantisca al cittadino la libera scelta”. 
Dal punto di vista del personale, il sistema sanitario lombardo presenta una serie di criticità irrisolte: oltre 4.000 lavoratori  precari, fuga dal lavoro turnistico, mancato rinnovo dei contratti (sanità privata ferma al 2007, quella pubblica al 2009), fuga dei giovani dalla formazione infermieristica, solo per citarne alcuni. “Se la riforma non ha creato disagi ai cittadini – ha sottolineato Franco Berardi, segretario generale della Fp Cisl Lombardia – lo dobbiamo alla dedizione e all’impegno delle persone che nella sanità lavorano. Se la Lombardia ha un sistema sanitario invidiato in tutto il mondo è merito del personale addetto”. “Occorre stanziare risorse per i lavoratori e per la stabilizzazione dei precari – ha aggiunto -. Armonizzare i sistemi retributivi dei dipendenti e incentivare i processi attraverso l’aumento della produttività regionale. Ed anche valorizzare il personale con risorse dedicate alla qualità e all’eccellenza”. Personale che mentre compensa le  inefficienze del sistema grazie alla propria professionalità vive una situazione difficile. “Il disagio di tutti gli operatori del sistema è ormai sotto gli occhi di tutti – ha detto Danilo Mazzacane, segretario generale della Cisl Medici Lombardia -. La situazione attuale è quella di ospedali con un diminuito numero di posti letto (-26% nel 2013 rispetto al 1997), con la mancanza di strutture di cure intermedie atte a prendere in carico il paziente post-acuzie”. “Abbiamo ospedali in ginocchio – ha aggiunto – e un territorio che non è in grado di dispensare la sanità desiderata e necessaria”. 
Le sfide ancora aperte sono tante, dunque, e in una rapida carrellata Cisl, Fnp, Fp e Cisl Medici della Lombardia le hanno illustrate ai rappresentanti delle associazioni di enti e organizzazioni che operano nel sistema sociosanitario lombardo. E con loro si sono confrontati. Ai lavori è intervenuto  anche l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, che ha affermato l’intenzione di coinvolgere tutti gli attori del sistema in un confronto sull’implementazione della legge. “Il sistema è al collasso, deve essere necessariamente innovato – ha detto Gallera -. La nostra volontà è portare avanti il percorso insieme, affinché la riforma si attivi realmente e i tempi stretti”.
Sull’obiettivo del rinnovamento tutti d’accordo. I sindacati, però, hanno sottolineato  l’esigenza di un 
confronto più serrato. I rappresentanti delle associazioni ed enti, inoltre, hanno lamentato l’assenza di un coinvolgimento che li chiami in causa anche come soggetti propositivi, oltre che enti gestori. “Ad oggi non abbiamo avuto spazio per portare contributi e proposte”, ha sottolineato Valeria Negrini, presidente di Aci Welfare Lombardia. Don Edoardo Algeri, presidente di Felceaf Lombardia e nazionale, ha affermato l’esigenza di “definire un modello partecipativo lombardo”. Per Stefano Chiodaroli,  di Uneba Lombardia, occorre “unire le competenze per raggiungere gli obiettivi della riforma, ma con un quadro chiaro delle risorse che la Regione vuole stanziare” mentre Alessandro Signorini, direttore sanitario Poliambulanza Brescia e membro di Aris Lombardia, ha rilanciato la proposta di “costruire un percorso a rete tra tutti gli attori coinvolti”.