Sanità, venerdì 23 novembre anche in Lombardia scioperano i dirigenti medici, veterinari, sanitari

Milano, 20.11.2018

Anche in Lombardia venerdì 23 novembre i medici, veterinari e gli altri dirigenti sanitari del Servizio sanitario nazionale incroceranno le braccia per 24 ore.

La chiamata in soccorso di un servizio sanitario nazionale in sempre maggiore difficoltà vede unite tutte le sigle sindacali della dirigenza in quella che è una delle più difficili vertenze degli ultimi anni. Nonostante promesse e corteggiamenti non si è sinora visto nulla, fatta eccezione per un piccolo aumento del numero dei contratti per i nuovi specializzandi, che restano comunque sufficienti.

Le motivazioni della protesta nazionale 

I dirigenti medici, veterinari, sanitari, chiedono:
–  Un finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale 2019 che preveda le risorse indispensabili per garantire i nuovi Lea ai cittadini e per onorare i contratti di lavoro scaduti da 10 anni. E’ spregevole mettere in competizione, su risorse insufficienti, il diritto alla cura dei cittadini e quello a un dignitoso contratto di lavoro per i professionisti che quelle cure devono erogare.
– L’erogazione alla dirigenza medica, veterinaria e sanitaria degli stessi aumenti contrattuali previsti per il restante pubblico impiego, risolvendo in via definitiva l’annosa questione del riconoscimento dell’indennità di esclusività di rapporto nella loro massa salariale.
–  Il superamento, alla firma del contratto nazionale, del congelamento al 2016 del trattamento accessorio posto dalla legge Madia, restituendo la retribuzione individuale di anzianità dei dirigenti pensionati, patrimonio contrattuale irrinunciabile delle categorie, ai fondi aziendali per assicurare le risorse necessarie per carriere e disagio.
– La cancellazione dell’anacronistico blocco della spesa per il personale della sanità, fissato al dato 2004 ridotto dell’1,4%, per facilitare il turnover del personale aprendo una grande stagione di assunzioni nel Ssn in grado di fare fronte nei prossimi 5 anni al pensionamento del 40% dei medici, veterinari e dirigenti sanitari attualmente operanti come dipendenti nel servizio sanitario nazionale, completando altresì i percorsi di stabilizzazione dei precari della dirigenza, avviati con la legge Madia, ma ancora disattesi in molte Regioni.
– La previsione nella legge di bilancio per il 2019 del finanziamento di quota parte del contratto 2019- 2021, o perlomeno dell’indennità di vacanza contrattuale, anche per sfuggire al sospetto di un nuovo blocco contrattuale.

La situazione in Lombardia

Ai temi nazionali si aggiungono quelli tipicamente lombardi, che acuiscono le difficoltà del servizio sanitario pubblico, quali:
– la mancata definizione dei fabbisogni e delle dotazioni organiche, ferme al rilievo fatto nel 1999, quindi quasi venti anni fa;
– un Piano sanitario per la cronicità che ha mostrato tutta l’incapacità di mettere in filiera corretta le risorse territoriali costituite dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, professioni sanitarie e della prevenzione, educazione ed assistenza, scaricando tutto sulla parte ospedaliera e distogliendola dalla sua funzione di gestione dell’acuto e dell’emergenza/urgenza;
– la vessazione dei giovani medici, assunti con iniqui contratti libero professionali senza le minime garanzie degne di un paese civile;
– il netto decremento del numero dei medici veterinari che mette a repentaglio l’erogazione dei Lea;
– una rete ospedaliera obsoleta nonostante la riforma e la presunta riorganizzazione che ha gravato sempre più sugli ospedali decretando il fallimento di una organizzazione territoriale affidata alle ex ASL e ora alle Ats;
– le sempre più scarse possibilità di carriera dei medici ospedalieri, ne favoriscono la fuga verso il privato o verso la pensione visti i turni massacranti anche per i non più giovani.

“Sinora la riforma, vista dal mondo ospedaliero, ha fatto registrare continui aumenti degli accessi al Pronto Soccorso la perdita di una medicina di elezione – sottolinea Danilo Mazzacane, segretario geenrale Cisl Medici Lombardia -. La sopravvivenza del Ssn è sulle spalle dei suoi dirigenti sanitari, nel silenzio della politica, passata e presente, che ha considerato la sanità solo come un bancomat per i tagli lineari degli ultimi 10 anni.
E’ in gioco non solo il futuro di un lavoro al servizio di un bene costituzionalmente tutelato ma anche quello della sanità pubblica e nazionale”.