Secondo Welfare e contrattazione, leve strategiche per le nuove sfide

Sbarra: costruiamo una visione di medio-lungo periodo

Milano, 25.6.2020

“Non possiamo accontentarci di misure di tamponamento, dobbiamo costruire una visione di medio-lungo periodo che vada oltre le misure difensive, mettendo in campo interventi di natura anticiclica, per aiutare il Paese alla ripartenza. E imprescindibile, in quest’ottica, è il ruolo della contrattazione sul welfare, che anche nella fase dell’emergenza Covid-19 ha dimostrato di essere leva strategica nel rispondere ai bisogni delle persone”. Così il segretario generale aggiunto della Cisl, Gigi Sbarra, che questa mattina ha concluso il webinar “Nuove alleanze per un Welfare che cambia. Dal 4° Rapporto sul Secondo Welfare alle sfide poste dall’emergenza Covid-19”, il webinar organizzato da Cisl Lombardia e da Percorsi di Secondo Welfare. “Abbiamo e avete, soprattutto qui in Lombardia, vissuto mesi terribili. I prossimi saranno densi di problemi: si stanno allargando le diseguaglianze, le disparità tra più forti e meno forti, i dati macroeconomici sono drammatici – ha sottolineato Sbarra -. Dobbiamo riaffermare di più e meglio il valore della centralità della contrattazione sul welfare, sia aziendale che decentrata, che sia sempre più innovativa e quindi efficace nel rispondere ai bisogni delle persone”.

Calendarizzato inizialmente per il 10 marzo e rinviato ad oggi causa emergenza sanitaria, il programma del webinar si è arricchito di una riflessione sullo “strumento” welfare aziendale alla luce delle nuove sfide: la fragilità dimostrata dai sistemi sanitari, la difficile situazione di migliaia di lavoratori oggi in condizioni di insicurezza anche economica, il problema della conciliazione lavoro-famiglia, solo per citarne alcune.

“E’ per noi centrale approfondire anche alla luce delle nuove sfide il rapporto tra welfare aziendale e territorio e sistema dei servizi – ha spiegato Paola Gilardoni, segretario Cisl Lombardia che ha coordinato l’incontro -. La persona che lavora è inserita in una dinamica di relazioni portatrice risorse, ma anche di bisogni. Gli interventi e le misure predisposti in azienda sono importanti, ma è necessario dialogo col territorio”.

Dagli interventi della mattina è emerso con chiarezza che la parola d’ordine è “integrazione”: tra primo e secondo welfare, tra dimensione aziendale e territoriale tra pubblico e privato, tra profit e non.

“Questi mesi di emergenza sanitaria sono stati molto duri, anche per il sindacato – ha sottolineato il segretario generale della Cisl Lombardia, Ugo Duci -. Ma il virus ci ha ricordato che siamo una comunità e questo può essere un’opportunità per il futuro. Dobbiamo lavorare ancora di più per un welfare di comunità, inclusivo, riaffermando che un Paese come l’Italia, nella visione di welfare state, deve tener conto dell’integrazione del welfare pubblico con un welfare integrativo, costituendo una rete che si fondi nell’intreccio della comunità familiare e della comunità aziendale”.

Entrambe, comunità familiare e aziendale, sono state messe a dura prova in questi ultimi mesi. E il tema della conciliazione è tornato con prepotenza a farsi sentire, richiamando la necessità di nuovi interventi e soluzioni. Lo ha sottolineato anche l’assessore regionale alla Politiche familiari, Silvia Piani. “Le reti territoriali, affiancate dalle alleanze territoriali di conciliazione hanno dato in questi anni importanti risultati – ha detto – ma oggi richiedono di essere sostenute, a fronte dell’emergenza Covid. Stiamo lavorando per avere più risorse attraverso il fondo sociale europeo: ci darebbe la possibilità di rafforzare qualche misura e attuarne delle nuove”.

“Il 4° rapporto sul Secondo welfare conferma che in questi anni il Secondo welfare è cresciuto: dai cento fiori del 2013 è diventato un albero, con radici che affondano nella dimensione locale” ha spiegato Franca Maino, direttrice del Laboratorio Percorsi di secondo welfare. A livello nazionale, dal database Cisl Ocsel emerge che nel 2018 la contrattazione aziendale per il welfare è quasi raddoppiata: 38% contro il 22% del 2016. E ancora: da 500mila a quasi 2 milioni di lavoratori; da 644 a 4600 aziende.
“Le piattaforme hanno dato un contributo importante allo sviluppo del welfare contrattuale, ma tanto si può ancora fare elaborando strategie di lavoro sui territori, per supportare l’incontro tra domanda e offerta di servizi – sottolinea Maino -. Occorre creare connessioni tra i bisogni e aggregare la domanda per costruire una visione che colga le interdipendenze tra i bisogni del territorio”.

Il report “Organizzazioni solidali ai tempi del Covid-19” illustrato questa mattina da Federico Razetti, ricercatore del Laboratorio Percorsi di Secondo Welfare, conferma la validità delle esperienze di welfare aziendale, alla prova della crisi Covid. “Sembra dunque che chi era già impegnato con dispositivi di welfare aziendale e responsabilità sociale – ha spiegato – durante la crisi abbia maturato maggiormente rispetto a chi non lo aveva fatto il convincimento che in futuro sarà opportuno assicurare ulteriori sforzi in questa direzione, a conferma che l’investimento realizzato prima della pandemia si è probabilmente rivelato positivo. Ora, agire in emergenza non deve far perdere di vista che questo investimento funziona solo se l’offerta si allinea ai bisogni”.

Tanti gli spunti offerti dalla ricerca e dagli interventi dei relatori.

“I piani di welfare aziendali hanno cominciato a moltiplicarsi negli anni della crisi – ha ricordato Emmanuele Massagli, presidente Aiwa -. Anche la crisi attuale, nonostante sia diversa, potrebbe rappresentare un ulteriore passo avanti, un ulteriore gradino di maturità. Ci sono diversi ambiti su cui il welfare aziendale ha contribuito i questo periodo, dal potenziamento delle gravi patologie alle risorse ai sistemi sanitari nazionali, dai costi per le infrastrutture tecnologiche alle soluzioni per gestire la complessità della conciliazione”.

Centrale, dunque, è l’analisi del contesto. “L’offerta standardizzata dei servizi non è in grado di dare risposte adeguate e si è capito anche nella fase di emergenza Covid – ha detto Stefano Granata, presidente di Federsolidarietà -. Il Terzo settore in quest’ottica può giocare un ruolo decisivo perché è più radicato nella comunità e sul territorio. Occorre però integrare risorse pubbliche e private”.

Andrea Piscitelli, responsabile Relazioni sindacali di Federchimica, ha sottolineato come alla base dei temi del welfare e della responsabilità sociale vi sia la “cultura”. “La tecnologia digitale si è dimostrata un’alleata per gestire l’emergenza e consentire il lavoro agile – ha detto – . Ora dobbiamo fare un passo avanti e puntare a un’innovazione che è prima di tutto culturale. Quindi stiamo valutando coi sindacati del settore come riscrivere il lavoro agile, affinché si arrivi a un vero smart working, basato su obiettivi, sul rapporto fiduciario, su una diversa concezione di luoghi e orari di lavoro”.

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