Settori elettrico, gas e acqua, preoccupazione per il futuro di 70 mila posti di lavoro

Milano, 10.12.2018

Sono tre le norme, in discussione o già discusse, che andranno ad impattare su una platea di 70mila lavoratori dei settori elettrico, gas e acqua: l’articolo 177 del codice degli appalti, la riforma del servizio idrico integrato, che prende il nome della onorevole proponente Federica Daga, e l’esclusione della geotermia convenzionale dalle fonti di energia rinnovabili. Per questo le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Flaei Cisl  e Uiltec Uil hanno proclamato per lunedì 17 dicembre lo sciopero generale dei lavoratori della categoria Gas Acqua Elettrico e una manifestazione che si svolgerà in piazza di Montecitorio, di fronte al parlamento.

Le ragioni della protesta

L’art.177, comma 1, del “Codice degli Appalti” stabilisce che i titolari di concessioni (per le aziende del Gas e dell’elettrico), già in essere al 18 aprile del 2016 e che abbiano ricevuto l’affidamento “senza gara”, dovranno affidare una quota pari a l’80% dei propri contratti relativi alle concessioni (28.000 addetti circa nel territorio nazionale), di importo pari o superiore a 150.000 euro, mediante procedura di evidenza pubblica, per il restante 20% potranno ricorrere a controllate/collegate.
“Se la norma dovesse applicarsi molte società si trasformerebbero in un sol colpo in piccole e medie società appaltatrici che dequalificherebbero servizi essenziali per la comunità, senza poter fare quegli investimenti necessari per modernizzare le infrastrutture energetiche e con un abbassamento generale dei livelli di sicurezza”. Così si sono espressi i segretari generali di Filctem, Femca, Flaei, Uiltec rispettivamente Emilio Miceli, Nora Garofalo, Carlo Meazzi e Paolo Pirani.

Sulla riforma “Daga” del servizio idrico integrato si prevede il ritorno alla costituzione di aziende speciali o enti di diritto pubblico modificando quanto previsto dalla Legge Galli del 1994 che organizzava il servizio idrico. Così facendo si rischia un blocco degli investimenti, circa 2,5 miliardi di euro, e la perdita del contributo PIL con una ricaduta che impatterà su circa 40.000 addetti nel settore e un forte aumento potenziale per la fiscalità generale.

“È un favore fatto a quelle aziende private – hanno insistito i quattro segretari generali – che gestiscono, in questo momento, il servizio idrico e che verranno compensate a peso d’oro. Non è un caso che non si senta alcuna opposizione a questa operazione da parte delle aziende stesse. I cittadini saranno, ancora una volta, gli unici a pagarne il prezzo”.

Infine, l’ipotesi del governo di escludere la geotermia convenzionale dalle fonti di energie rinnovabili meritevoli di incentivazione. Una scelta ritenuta assurda e scellerata dai sindacati e che, se attuata, porterà pesantissime conseguenze anche in questo settore che vede una occupazione di oltre 2000 addetti diretti e indiretti. La fine degli incentivi, infatti, non renderà più economicamente sostenibili gli investimenti a causa dell’altissimo rischio di impresa.