Infortuni sul lavoro, Rancati: rafforzare i controlli e le attività di tutela e prevenzione

Milano, 29.5.2018

Negli ultimi 10 anni ogni otto ore si è registrata una vittima di un infortunio sul lavoro. A livello nazionale. Ma il drammatico parallelo con la Lombardia, prima regione ad essere interessata da incidenti mortali, è presto fatto. Con la ripresa economica, inoltre, il trend è di nuovo drammaticamente positivo. Se n’è discusso questa mattina nel corso del convegno “Dieci anni di testo unico sulla sicurezza”, organizzato da Cgil, Cisl e Uil Lombardia per fare il punto sull’efficacia della normativa vigente.

Il decreto 81/2008 è stato un punto di arrivo importante e rappresenta ancora un caposaldo nella legislazione in materia, approvato dopo quasi 15 anni dalla Legge n. 626 del 1994. In quel contesto si rese necessario ricostruire un quadro unificato nel panorama frammentato delle norme sulla sicurezza, in linea con gli standard della Ue. In questa circostanza il ruolo delle organizzazioni sindacali è stato determinante, sia nella fase di emanazione del testo stesso che, ancor più, della sua applicazione.

“L’attenzione pubblica e istituzionale sul tema della sicurezza nel lavoro sembra acutizzarsi solo di fronte ad accadimenti mortali plurimi, eppure in questo 2018, non sembra affatto che la risposta sia stata adeguata alla fase e alle sfide che essa sta proponendo”, ha sottolineato il segretario regionale della Cisl Lombardia, Pierluigi Rancati, aprendo i lavori. Nonostante una legislazione in materia di salute e sicurezza in linea con gli standard normativi internazionali ed europei, l’Italia ha un tasso d’incidenza per gli accadimenti mortali durante il lavoro maggiore di quello di buona parte dei suoi principali partner europei.

“Su quanto è necessario fare c’è un’evidente e preminente responsabilità pubblica – ha aggiunto Rancati – perché la prevenzione degli infortuni e la salvaguardia della vita e dell’integrità fisica delle persone nel lavoro sono anzitutto un problema di salute pubblica ed è compito della Repubblica e delle sue istituzioni assicurare questa tutela. E se nel presente sono a rischio le garanzie di un lavoro sano e dignitoso allora serve uno scatto in più di tutti i soggetti che hanno obblighi e responsabilità pubbliche per coordinare meglio, rispetto a quanto fatto finora, il loro impegno, rafforzando i controlli e le attività di tutela e prevenzione”.

Già con i primi cenni di ripresa produttiva, nel 2015 e 2016, la tendenza al calo degli infortuni ha cominciato a dare segni di rallentamento, finché nel 2017 si è registrata una preoccupante ripresa degli infortuni e delle morti sul lavoro.
“E’ inaccettabile il sillogismo tra nuova crescita economica e ripresa degli infortuni e delle malattie professionali – ha detto Tiziana Siciliano, procuratore aggiunto presso il tribunale di Milano e coordinatrice del pool ambiente e sicurezza sul lavoro -. Perché non può esserci una ripresa economica etica, responsabile, di rispetto delle norme e degli standard di sicurezza? La formazione non è una firma che si mette su una scheda. La valutazione dei rischi non è la compilazione di un modello fac-simile scaricato da Internet”. “I modelli organizzativi devono essere riferiti alla specificità della produzione aziendale – ha aggiunto – altrimenti non si fa alcuna prevenzione di incidenti e malattie professionali”.

Anche il magistrato Bruno Giordano, magistrato presso la Corte di Cassazione e professore di Diritto della sicurezza del lavoro presso l’università Statale di Milano, ha sottolineato che accanto ad alcune realtà virtuose, in cui la sicurezza funziona, in moltissime altre la sicurezza sul lavoro è solo “apparente, formale”.
“Negli ultimi dieci anni abbiamo avuto 13mila morti a livello italiano, vale a dire 1 morto ogni 8 ore – ha sottolineato Giordano -. Nel frattempo, però, il numero degli ispettori è dimezzato, anche perché molti sono arrivati a fine carriera e non sono stati sostituiti, si è allargato il mercato della falsa formazione professionale, le Regioni hanno destinato ad altro le somme incassate per le pene pecuniarie delle imprese che non rispettano le norme di sicurezza… ”. Nel settore della salute e sicurezza sul lavoro, secondo il magistrato le “ingiustizie” sono ancora tante. Un passo avanti, ha proposto, potrebbe essere estendere la legge sul patrocinio gratuito anche alle vittime di infortuni sul lavoro.

 

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