Smart working, Fim Cisl: i lavoratori lo vogliono sostenibile e duraturo

Presentati i risultati di una ricerca nel settore metalmeccanico

Milano, 28.3.2022

Rendere lo smart working sostenibile e duraturo. È quanto emerge da una ricerca promossa dalla Fim Cisl, insieme ad Adapt e Università Cattolica, somministrando oltre 5000 questionari ai lavoratori metalmeccanici, presentata oggi a Milano nel corso del seminario “Lavorare da remoto nel settore metalmeccanico – la lezione della pandemia”.

ALCUNI DATI

Il 65% dei lavoratori non ha partecipato a corsi di formazione preparatori o durante lo smart-working finalizzati a gestire al meglio lo stesso.
Il 59% hanno lavorato spesso oltre gli orari di lavoro previsti dal contratto nazionale.
Il 61% non ha avuto informazioni circa il diritto alla disconnessione, anche se solo il 12% si ritiene pressato dall’azienda nella gestione della prestazione lavorativa.
L’86% usa strumenti aziendali.
Il 38% dei lavoratori non ha ricevuto informazioni scritte sugli adempimenti in materia di salute e sicurezza.
Il 78% non ha avuto appositi benefit aziendali.
Lo smart-working viene prevalentemente ritenuto sostenibile anche se svolto da casa.

Manca molto il rapporto con i colleghi per il 25%.
Circa la possibilità di continuarlo, il 58% risponde che preferirebbe modalità ibride di 2/3 giorni alla settimana in lavoro agile e il resto in presenza, mentre il 28% lo vorrebbe per sempre e tutti i giorni;
Il voto medio che i lavoratori danno a questa esperienza di lavoro agile da 1 a 10 è 8.

“PIU’ FORMAZIONE E DIRITTO ALLA DISCONNESSIONE”

“Il dato che emerge è ambivalente ma interessante – commenta Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl -. Lo smart working certamente è una modalità di lavoro impegnativa, ma che risulta in buona parte sotto controllo e permette una flessibilità di tempo che dalle persone è molto apprezzata”.
“Emergono dei limiti – aggiunge -. In particolare si registra la necessità di un più consapevole coinvolgimento dei lavoratori, che devono ricevere più formazione ad-hoc, e un maggiore coinvolgimento su diritto alla disconnessione ed evidenziano superamenti dei limiti di orario. In generale l’esperienza di lavoro agile viene promossa dalla maggioranza dei lavoratori interessati dalla ricerca. E’ da queste criticità che dovremo partire per gestire e migliorare la modalità di lavoro agile”.