Stato di agitazione dei lavoratori Ipsos a Milano e Bari

Sindacati: a rischio il reddito di circa 150 Cococo

Milano, 7.6.2022

Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione dei Co.Co.Co. impiegati nelle sedi di Milano e Bari di Ipsos, nota società che opera nel settore delle ricerche di mercato e dei sondaggi di opinione. A rischio il reddito di circa 150 lavoratori, a partire da quelli impegnati da tre anni nell’appalto TIM di cui l’azienda ha annunciato l’esternalizzazione.

Programmati due presidi che si terranno il 7 giugno a Milano e il 14 giugno a Bari.

”Riteniamo gravissima la vicenda che coinvolge le collaboratrici e i collaboratori di Ipsos – affermano i sindacati – e che si inserisce nell’infernale catena degli appalti e dei subappalti in cui gli unici a pagare un prezzo altissimo sono sempre i soggetti più deboli, ovvero i lavoratori.” “Questo è quello che succede, infatti, in appalti come quello di Tim – proseguono – dove per l’aggiudicazione della commessa viene favorita la competizione fra imprese non sulla qualità del servizio ma sulla riduzione dei costi, con la conseguenza che in questa colpevole e inaccettabile logica saltino posti di lavoro e si comprimano i redditi e i diritti di chi lavora, compresi quelli di chi è già più precario, a valle della catena produttiva”.

In particolare, a preoccupare lavoratori e sindacati è la comunicazione fatta dall’azienda di voler esternalizzare la recente aggiudicazione della gara di appalto per lo svolgimento di un servizio per conto di Tim. Complessivamente, per i collaboratori impegnati su questo servizio da circa tre anni, l’esternalizzazione dell’appalto determinerà la riduzione di circa il 20% del monte orario e quindi del reddito di quest’anno. ”Non possiamo accettare il continuo riproporsi di queste dinamiche negli appalti, a maggior ragione se a promuoverle sono aziende importanti come TIM – affermano Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp –. Chiaramente, la denuncia pubblica di queste vicende non basta, per quanto ci riguarda, stigmatizziamo la condotta di Ipsos e chiediamo che la commessa resti in carico all’azienda per permettere ai collaboratori di lavorare”.