Vaccini in azienda, Cisl Lombardia: la delibera può creare un percorso preferenziale che striderebbe col piano nazionale

Rancati: non mancheremo di chiedere a Regione Lombardia di dimostrare quanto sia reale la volontà espressa di coinvolgerci

Milano, 11.3.2021

Come annunciato, Regione Lombardia ha approvato ieri la delibera regionale 4401/21, ponendosi come apripista rispetto all’esigenza di una discussa e regolata estensione nazionale della campagna
vaccinale anti Covid-19 nei luoghi di lavoro. Lo ha fatto scegliendo di confrontarsi solo con Confindustria, Confapi e un’associazione dei medici d’azienda.
Fermo restando quanto esposto martedì scorso nella lettera inviata a firma dei segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, al presidente Fontana, alla vicepresidente Moratti e all’assessore Guidesi, ad essa ha fatto seguito l’inserimento in extremis nella delibera approvata ieri di un inciso che asserisce la volontà, ancorché tardiva, «di un pieno coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali Confederali sui principi contenuti nell’allegato 1 (…), perfezionando il percorso già avviato».
“Non mancheremo di chiedere a Regione Lombardia di dimostrare quanto sia reale la volontà espressa di coinvolgerci e come voglia realizzare detto impegno – afferma il segretario regionale Cisl Lombardia con delega alle politiche sanitarie -. Certo il vulnus di cui si è resa protagonista Regione Lombardia non è cosa da poco e valuteremo i possibili e necessari sviluppi dell’iniziativa sindacale”. “Ugualmente singolare – aggiunge – è la posizione di Confindustria e di Confapi che pure sottoscrissero il protocollo condiviso anti-contagio ed erano al tavolo del Governo con le Parti sociali per avviare il confronto sull’aggiornamento del protocollo in funzione di un’estensione del piano vaccinale nei luoghi di lavoro, compatibilmente con la disponibilità di vaccino”.

Regione Lombardia ha affermato ieri di voler “correre più veloce del virus”. “Non le sono mancate le occasioni per farlo – sottolinea Rancati -, non ultima il completamento della campagna vaccinale di fase 1 e 2. Al ritmo attuale di erogazione non basterà marzo e nemmeno aprile per terminare in Lombardia la vaccinazione degli over 80”. “Benché in delibera sia scritto che «l’estensione della vaccinazione in azienda non supera le priorità individuate a livello nazionale e i criteri previsti nel piano regionale vaccini che rimangono integralmente confermate e rispettate» – aggiunge – di fatto può creare un percorso preferenziale, tanto rispetto ai target di priorità quanto alla generalità dei lavoratori, che striderebbe rispetto alla linea del piano nazionale vaccini aggiornato”.

La delibera in parola non può nemmeno garantire che la vaccinazione in ambiente di lavoro possa essere erogata a tutti i dipendenti dell’azienda. Infatti, ne restano esclusi i dipendenti dell’azienda che hanno residenza o domicilio in altra regione e non sono iscritti al servizio sanitario regionale lombardo, dovendo a questo riguardo fare riferimento ad eventuali e successive determinazioni da definire a livello nazionale.

“Infine, la delibera, pur indicando i requisiti minimi di sicurezza per la gestione del servizio vaccinale in azienda, nulla prevede in merito al controllo sul rispetto di detti requisiti, anche in riferimento al ruolo che possono avere i comitati aziendali; si prevede un coinvolgimento del sindacato in azienda solo per l’informazione da dare ai lavoratori ai fini dell’adesione all’offerta erogativa del vaccino – conclude Rancati -. Un’adesione del lavoratore che, peraltro, nella delibera si dispone sia raccolta dall’azienda, senza alcuna esplicita garanzia circa il rispetto delle tutele che sono state oggetto anche di un recente intervento del Garante della privacy”.