Violenza sul lavoro, Fisascat Cisl Bergamo riconosciuta parte civile

Milano, 19.7.2019

Ieri presso il Tribunale di Bergamo si è tenuta l’udienza preliminare del processo che vede imputato il cuoco di un bar del centro città per il reato di molestie e violenza sessuale commesso ai danni di una collega di lavoro due anni fa.
Fisascat Cisl, sindacato al quale la donna è iscritta, assistita dall’avvocata Maria Grazia Sangalli, ha chiesto di essere ammessa quale parte civile, nel procedimento, quale soggetto direttamente danneggiato dalla condotta, anche con il suo servizio “Forza Fragile”; richiesta che è stata accolta dal Gup, insieme a quelle avanzate dalla persona offesa e della Consigliera di parità della provincia di Bergamo, entrambe difese dall’avvocata Miriam Campana.
“Si tratta di un risultato storico e molto positivo – commenta il segretario generale della Fisascat Cisl Bergamo, Alberto Citerio – per la prima volta è riconosciuto che la condotta penalmente rilevante si è posta anche in contrasto con il preciso fine statutario di Fisascat Cisl: promuovere e sostenere una politica sindacale che realizzi le pari opportunità, la tutela e la dignità della Persona sul luogo di lavoro”. “La costituzione di parte civile –  aggiunge – consentirà a Fisascat, una volta accertata la penale responsabilità del cuoco, di chiedere il risarcimento dei danni sia morali che patrimoniali ,per la copiosa attività di assistenza e sostegno alla vittima svolta per svariati mesi dopo i fatti”.
I fatti risalgono a inizio ottobre del 2017. “Dieci donne hanno preferito lasciare il lavoro piuttosto che continuare a lavorare in un’azienda e con colleghi che non conoscono le regole basi del rispetto, per non dire del codice penale” ricorda Alberto Citerio. “Secondo i racconti che le lavoratrici fornirono, da parte di uno dei colleghi del locale vi sarebbero state delle avance sempre più insistenti, “non richieste né gradite”, sfociate poi nella violenza sessuale vera e propria denunciata da una di loro. Sempre secondo le lavoratrice, a nulla sarebbero valse le richieste di aiuto rivolte ai titolari del locale.”

In provincia di Bergamo sono circa 200.000 le donne che lavorano. Se si ritiene a buon diritto che in generale una donna su tre riceva atteggiamenti discriminatori, nel mondo del lavoro questa emergenza riguarderebbe quasi 70.000 lavoratrici, un vero e proprio esercito, spesso senza armi per potersi difendere. Una condizione, nel caso del lavoro, amplificata dalle percentuali di dirigenti maschi in rapporto alla quota femminile: una situazione di subordine che porta sempre più spesso a “sopportare”, “tollerare” e sicuramente subire il ricatto della violenza (verbale, fisica, psicologica) per paura di perdere il lavoro e la conseguente sicurezza economica.
“Di fronte ai ripetuti episodi di violenze agite nei luoghi di lavoro nei confronti soprattutto di donne – conclude Citerio- il sindacato non può sottrarsi dal prendere posizione e dal sentirsi pienamente coinvolto nel cercare soluzioni contro quello che sembra ormai una triste consuetudine”.

Al termine dell’udienza di ieri mattina l’imputato è stato rinviato a giudizio davanti al Collegio per il prossimo il 2 luglio 2020.