Partecipazione: dall’art. 46 della Costituzione alla legge 76/2025. Uno strumento strategico con cui affrontare le sfide poste dalle transizioni e favorire uno sviluppo socialmente sostenibile

Lunedì 15 settembre 2025, presso l’auditorium di Casatenovo, in provincia di Lecco, si è tenuto il Consiglio Generale della CISL Monza Brianza Lecco

Ilaria Armaroli, ricercatrice di Adapt, ha illustrato nel dettaglio la legge sulla partecipazione (76/2025), promossa dalla CISL e approvata dal Parlamento. In seguito, si è svolto un ampio dibattito, coordinato da Mirco Scaccabarozzi, Segretario Generale della CISL Monza Brianza Lecco, al termine del quale è intervenuto, per le conclusioni dei lavori, Fabio Nava, Segretario Generale della Cisl Lombardia:

L’Italia ha bisogno di un respiro lungo capace di unire generazioni e territori. C’è una parte del Paese che vuole cambiare davvero: non per sostituire un potere con un altro, ma per tornare a coltivare talenti, a premiare responsabilità, a ricostruire fiducia. Il Paese non ha paura di decidere, ha paura dell’inerzia e dell’incertezza. Le persone ci chiedono lavoro che liberi, salari che crescano con la produttività, politiche che non scarichino sulle generazioni future il peso delle scelte mancate. Non bastano le lamentele su sanità, scuola o sicurezza: servono piani concreti e strumenti misurabili. Affrontare i nodi significa toccare rendite di posizione, e qui sta il vero coraggio che sembra mancare. Ecco, il sindacato può essere proprio quel luogo dove la fiducia può rinascere. Fiducia come atto sociale: non ingenuità, ma patto reciproco. Per questo abbiamo portato avanti la legge di iniziativa popolare sulla partecipazione: perché non sia lo Stato a decidere dall’alto, ma i lavoratori, le imprese, le comunità a costruire insieme le scelte. Partecipazione per noi non è uno slogan, è un metodo; riteniamo che il Paese per poter ritrovare fiducia, crescita e soprattutto produttività abbia bisogno davvero di tecniche di partecipazione. Da qui la possibilità di poter mettere insieme tutti gli attori protagonisti del Paese per trovare le soluzioni migliori e, appunto, rilanciare il Paese in un contesto così difficile come quello attuale; del resto la democrazia non cammina da sola: ha bisogno di cittadini che si sentano protagonisti, di istituzioni che aprano porte e finestre, di una politica che non si limiti a rincorrere consensi ma generi futuro. Se vogliamo un’Italia che regga alle transizioni e riduca le fratture sociali, dobbiamo tornare a fare le cose per bene. Serve un vero patto delle responsabilità che unisca il Paese. Perché non è solo una questione di riforme: è una questione di fiducia. Senza fiducia, nessun patto regge; con la fiducia, anche la sfida più difficile diventa una strada percorribile