Cinema e lavoro – 1 km da Wall Street

Milano, 3.10.2016
 
REGIA: Ben Younger SCENEGGIATURA: Ben Younger FOTOGRAFIA: Enrique Chediak MONTAGGIO: Chris Peppe MUSICHE: The Angel INTERPRETI:: Giovanni Ribisi, Vin Diesel, Nia Long, Nicky Katt, Scott Caan, Ben Affleck, Ron Rifkin, Jamie Kennedy, Bill Sage, Taylor Nichols, Tom Everett Scott PRODUZIONE: New Line Cinema, Team Todd – DISTRIBUZIONE: Nexo, DURATA: 118 Min
 
Seth Davis, un giovane di 19 anni, dopo aver abbandonato gli studi al college, decide di aprire una bisca clandestina nel suo appartamento del Queens.
La bisca si rivela un ottimo affare per Seth, fruttandogli un discreto guadagno. Ma il ragazzo volendo conquistare il rispetto da parte del padre (un giudice), molla l’attività della bisca e decide di impegnarsi in qualcosa di legale ed entra alla J.T.Marlin, una società di brokeraggio che gli promette una rapida ascesa nel mondo della finanza. L’ambiente, inizialmente, gli sembra quello ideale per entrare a far parte del boom economico di quegli anni, ottenere ricchezza, successo e anche l’approvazione paterna. Seth grazie al suo impegno ed al suo fiuto per gli affari, supera l’esame per diventare broker e conclude in breve tempo le prime quaranta trattative, al seguito delle quali, per regolamento interno della società, potrà iniziare a percepire le commissioni e quindi arricchirsi. Esce spesso con i colleghi, tra cui Chris, broker miliardario, e Greg, arrogante e invidioso incaricato di insegnargli il mestiere, che lo introducono ai piaceri dissoluti della New York notturna. Per un certo periodo frequenta anche Abby, la segretaria della società e l’ex di Greg. Ma il successo viene meno: alcune operazioni non vanno a buon fine e provocano un danno consistente per molti clienti.
Questa situazione induce Seth a porsi delle domande: che cosa fa girare i soldi alla J.T.Marlin? Facendo un’indagine più approfondita, scopre che il direttore della società finanziaria compra sotto prestanome consistenti pacchetti azionari di piccole società senza futuro che poi fa spingere in borsa dai suoi giovani traders, ed in seguito rivendere le proprie azioni a quotazioni sensibilmente più alte. Il padre di Seth scopre che il figlio lavora per una società di riciclaggio e dopo un iniziale contrasto gli offre il suo aiuto, ma l’FBI, che ha avviato un’indagine federale riguardo l’operato della J.T. Marlin, arresta Seth. Il giovane messo alle strette, decide di mettere a disposizione le proprie informazioni e collabora a far arrestare tutti i colpevoli.
 
Ecco il caso di un regista che proviene dalla politica occupandosi di campagne elettorali che decide di dare uno sguardo al mondo della finanza. Ne esce un film sul guadagno facile e la disonestà del brokeraggio. Il 2000 è un anno importane per  il cinema di denuncia sul sistema finanziario americano. Una frase del film la dice lunga su una certa cultura “Ormai nessuno vuole più lavorare, non serve a niente mettersi a lavorare da Mac Donald dopo la scuola, quello che serve sono i dollari. Allora mi misi a vendere cocaina, poi divenni un operatore di borsa.” Esce inoltre quasi contemporaneamente il secondo capitolo del film di Oliver Stone (del quale è in parte debitore il regista) dal titolo  Wall Street – Il Denaro non dorme mai che avrà maggior successo anche da noi. Nonostante queste denunce sulla finanza malata il sistema però non riesce ad impostare nessuna correzione portandolo pochi anni dopo ad innescare una crisi che viviamo ancora oggi.
 
LA CRITICA
 
L’atto d’accusa che Ben Younger ci propone con questo film è preciso e radicale, un po’ meno la sua sceneggiatura, che nella seconda parte diventa prevedibile e retorica. La storiella del padre-giudice di Seth, con i buoni sentimenti da famigliola americana, toglie mordente a una vicenda che meritava più cattiveria. (FilmTv)
 
Younger (27 anni) ha lavorato a lungo nell’ambito delle campagne elettorali e si vede. La sua voglia di denuncia di una cultura il cui unico valore è il denaro è evidente (anche se fortemente stemperata dalle esigenze dell’ happy end). È però supportata da una notevole abilità nel fare cinema e da una consapevolezza notevole (per un esordiente) nei confronti del cinema che lo ha preceduto. (Giancarlo Zappoli – MyMovies)
 
Il ventisettenne Ben Younger è il regista e lo sceneggiatore di “1 Km da Wall Street”, un’avvincente denuncia di una delle truffe più imponenti e lucrose della storia americana, oltre che un’analisi sulla generazione ossessionata dall’idea di fare soldi (e molti) e avere successo in gran fretta. Per poter fare questo film, Younger ha dovuto violare questo mondo nascosto; in realtà già alcuni anni prima lui si era rivolto ad una Boiler Room con la speranza di fare quattrini, salvo poi rifiutare l’incarico. Ma il fatto di aver visto dei dirigenti promettere soldi in maniera subdola e gli altri ragazzi ascoltare meravigliati, lo ha convinto a scrivere la sceneggiatura e a girare il film; per farlo ha parlato a lungo con le persone che lavorano in queste società (tutte rimaste nell’anonimato), carpendo ogni loro segreto e tutti i loro modi di dire e fare, mostrando come i giovani delle Boiler Room definiscano se stessi in base a quanti soldi riescono a fare e non in base agli obbiettivi raggiunti, diventando miliardari senza ideali impegnati a rincorrere il denaro per il semplice gusto di farlo.(FilmUp)
 

 

Cinema di denuncia, secco ed essenziale, che si appoggia ad un’ottima gestione del ritmo e alla bravura dei suoi interpreti. 1 km da Wall Street ci trascina per due ore nel concitato mondo della finanza, con dialoghi pressanti e al fulmicotone in una disperata ricerca del successo personale, non importa se a discapito di persone ingannate da illusorie promesse. Privo di pause e tempi morti, il film riesce a caratterizzare ottimamente tutte le parti in gioco, offrendo il giusto spazio ai personaggi secondari e calandoci con una certa carica empatica nei panni del combattuto protagonista. Due ore di full immersion nella realtà borsistica dove il comunque tecnico utilizzo di termini e tattiche noti soltanto agli esperti del settore non snatura mai la componente umana, cruciale soprattutto nel controverso rapporto tra Seth e il padre. Aggressivo e cinico per la sua quasi totalità, il racconto si sfalda in parte nel finale precipitoso e “buonista”, che comunque non cancella quanto di buono visto in precedenza, a cominciare dalle ottime prove di tutto il cast, Ribisi in testa. (Maurizio Encari)