Decreto Dignità, Cisl: un’occasione mancata per rendere più stabile e qualificato il lavoro

Milano, 16.10.2018

“I dati sull’occupazione ci segnalano che siamo tornati ai livelli pre-crisi del 2008. Questo è senz’altro positivo, ma dobbiamo fare attenzione che non si tratti di un’illusione ottica. La qualità del lavoro si è impoverita, i rapporti sono sempre più precari. E su questo il Decreto Dignità è un’occasione persa”. Così il segretario generale aggiunto della Cisl, Gigi Sbarra, intervenendo questa mattina al seminario organizzato dalla Cisl Lombardia sul tema “Decreto Dignità, quali effetti sul lavoro e il sistema produttivo?”. Un appuntamento importante che ha visto i dirigenti Cisl a confronto con il sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali, Claudio Durigon, e il direttore generale vicario all’Istruzione, Formazione e Lavoro, Giuseppe Di Raimondo, che hanno illustrato le politiche avviate sia a livello regionale che nazionale.
“La Cisl sta portando avanti un impegno straordinario per la stabilizzazione e la qualificazione dei rapporti di lavoro – ha detto Sbarra -. Ad oggi registriamo che nonostante la dichiarazione d’intenti di voler ridurre la precarietà dei rapporti di lavoro, il Decreto Dignità non c’entra l’obiettivo. Di più, introduce misure contraddittorie, incoerenti e anche antisociali”.

Certamente, sottolinea la Cisl, non ha giovato l’avere ignorato il confronto col sindacato, che invece sul tema avrebbe potuto dare contributi decisamente utili. Il risultato? “Gli effetti si stanno rivelando peggiori delle intenzioni – afferma Ugo Duci, segretario generale Cisl Lombardia – se solo a Milano si contano oltre 6000 contratti persi a causa delle rigidità del decreto. Auspichiamo che sia a livello regionale che nazionale si sviluppi un proficuo confronto che metta al centro i temi del lavoro e dello sviluppo. Il lavoro non si crea per decreto, occorrono investimenti sulle infrastrutture, sulla formazione, sull’innovazione”.

Anche dalle analisi illustrate dai docenti intervenuti nella prima parte del seminario, Armando Tursi, professore ordinario di Diritto del lavoro, e Federica Origo, professore associato di Economia del lavoro, è emerso con chiarezza che la stabilità dell’occupazione può realizzarsi solo a patto che la ripresa prosegua e si consolidi nei prossimi mesi. “Rispetto allo stock di occupati i contratti a termine in Italia sono il 13%, in linea con la media Ue – ha spiegato Origo –. I contratti temporanei involontari, però, sono il 71% e soprattutto si osserva che la percentuale di stabilizzazioni dopo un anno di contratto a termine per l’Italia è fermo al 20%, molto più bassa che gli altri Paesi”. “Negli ultimi mesi abbiamo osservato un rallentamento dei contratti a tempo determinato – ha aggiunto – tutto dipenderà da come andrà la ripresa del nostro Paese. Ad oggi quello che registriamo è un effettivo aumento del turn-over dei temporanei, è ancora presto per una valutazione precisa degli effetti del decreto”.