Euronote settembre 2024 | Violazioni dei diritti ai confini dell’Ue

Migranti e rifugiati vittime delle operazioni di controllo o di mancato soccorso

Alle frontiere esterne terrestri e marittime dell’Ue si verificano «regolarmente gravi, ricorrenti e diffuse violazioni dei diritti umani che colpiscono migranti e rifugiati»: è quanto denunciato dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra), insieme agli organismi delle Nazioni Unite e del Consiglio d’Europa, alle istituzioni nazionali per i diritti umani e alle organizzazioni della società civile. Si tratta di violenza fisica, maltrattamenti, mancato soccorso di persone in difficoltà, spogliamento delle persone, furto e/o distruzione dei loro beni, separazione forzata delle famiglie ed espulsione sommaria di richiedenti asilo. Molti di questi comportamenti costituiscono reato penale ai sensi del diritto nazionale, ma la maggior parte delle violazioni non sono denunciate e non vengono adeguatamente indagate, rivela un Rapporto della Fra intitolato Guidance on investigating suspected ill-treatment at borders. «Le vittime raramente presentano denunce contro le forze dell’ordine a causa della sfiducia nelle autorità, del timore di ritorsioni o della scarsa consapevolezza delle procedure disponibili» osserva l’Agenzia, sottolineando che le stesse vittime di violazioni «trovano difficile cercare riparazione nei tribunali nazionali». Per questo un numero crescente di casi sta arrivando alla Corte europea dei diritti dell’uomo, la quale ha richiamato gli Stati membri per le indagini «inefficaci» sui maltrattamenti e sui decessi alle frontiere. Le indagini, poi, risultano essere piuttosto difficili perché spesso le prove sono scarse, soprattutto quando le violazioni si verificano in aree remote o di notte, oppure si tratta di indagini non approfondite, che mancano di indipendenza, richiedono troppo tempo e raramente coinvolgono le vittime.

«Ci sono troppe accuse di violazioni dei diritti umani ai confini dell’Ue» ha dichiarato la direttrice della Fra, Sirpa Rautio, ricordando che «l’Europa ha il dovere di trattare tutti ai confini in modo equo, rispettoso e nel pieno rispetto delle leggi. Ciò richiede pratiche di gestione delle frontiere efficaci e conformi ai diritti, supportate da indagini solide e indipendenti su tutti gli episodi di violazione». Oltretutto è lo stesso Patto sulla migrazione e l’asilo, con il suo regolamento di screening, a obbligare gli Stati membri a indagare sulle accuse di violazioni dei diritti fondamentali alle frontiere, in modo rapido ed efficace.

Alcuni casi, tra i pochi emersi

L’Agenzia dell’Ue per i diritti fondamentali riporta alcuni esempi di episodi verificatisi alle frontiere, tra i pochi emersi ufficialmente e denunciati. Il caso di quattro cittadini afghani, trattenuti al confine croato per due giorni vittime di intimidazioni e maltrattamenti, poi rimandati nel Paese da cui avevano cercato di entrare nell’Ue. Oppure la vicenda di un’imbarcazione in difficoltà localizzata da Frontex a cui le autorità maltesi avrebbero dovuto dare assistenza. Nei 6 giorni trascorsi in mare sono morte o disperse 12 delle persone a bordo e, in seguito a una denuncia della società civile maltese secondo cui le autorità avevano omesso di salvare 56 richiedenti asilo alla deriva in mare, l’inchiesta è stata chiusa senza accuse penali dando poco credito alle testimonianze dei sopravvissuti. A Cipro, invece, una donna siriana incinta giunta via mare col marito e due figli piccoli è stata fatta sbarcare, a differenza del resto della famiglia rimandata in Libano, ma lasciata sul molo dove ha trascorso la notte su un letto fatto da sé con pallet di legno, per poi partorire il giorno dopo in ospedale: secondo il procuratore generale non vi è stata alcuna responsabilità penale o disciplinare e il caso è stato chiuso. È andata peggio a due palestinesi riconosciuti dalla Grecia come rifugiati, fermati dalla polizia sull’isola di Kos: documenti, denaro e telefoni sono stati sequestrati e i due sottoposti ad abusi fisici e sessuali, prima di essere abbandonati su una zattera in mare dove sono poi stati salvati dalla guardia costiera turca. Violenze e maltrattamenti non risparmiano neanche i minori, come dimostra un caso in cui la polizia francese ha fermato un bambino non accompagnato nascosto in un camion diretto nel Regno Unito. I volontari hanno poi trovato il bambino privo di sensi, con il cranio fratturato e zigomo e labbro gonfi, deducendo che le ferite erano il risultato dell’uso sproporzionato della forza da parte della polizia, ma quando gli inquirenti hanno cercato di contattare il bambino era già ripartito per il Regno Unito.

Come proteggere migranti e rifugiati

Al fine di proteggere meglio i migranti e i rifugiati nel corso delle operazioni che si svolgono ai confini dell’Ue, l’Agenzia europea chiede un monitoraggio rigoroso e meccanismi di responsabilità più forti, indicando anche una serie di passaggi che possano consentire indagini più efficaci sulle violazioni dei diritti. Intanto la registrazione delle testimonianze, consentendo agli organismi per i diritti umani di documentarle, pubblicare periodicamente panoramiche dei casi e inoltrare le informazioni ai pubblici ministeri. È poi necessaria una maggiore trasparenza: le autorità nazionali dovrebbero pubblicare statistiche regolari sul numero e sui tipi di indagini disciplinari e penali e sui loro esiti. Indagini che devono essere sempre indipendenti ed eque. Gli organi della procura pubblica, sostiene l’Agenzia, dovrebbero anche emanare delle linee guida chiare per indagare sugli abusi verificatisi alle frontiere e per raccogliere prove, identificando e condividendo informazioni su modelli, carenze e buone pratiche nelle indagini. Altro punto considerato fondamentale è quello di dare voce alle vittime: secondo la Fra le autorità dovrebbero avvalersi di avvocati o organizzazioni di protezione delle vittime, al fine di garantire che le stesse siano rappresentate e supportate per prendere parte ai procedimenti. Così come deve essere utilizzata la tecnologia per la raccolta delle prove, con filmati di sorveglianza, dati GPS di veicoli e personale delle forze dell’ordine e dati di telefonia mobile posizionali di vittime e testimoni messi a disposizione per identificare le vittime e ricostruire la sequenza degli eventi. Infine, osserva l’Agenzia, le autorità di gestione delle frontiere devono adottare misure preventive: «Ciò include una formazione sui diritti fondamentali, istruzioni chiare sulla tolleranza zero per i comportamenti abusivi, l’obbligo di indossare targhette con il nome o un numero per identificare i singoli agenti in pattuglia, nonché un monitoraggio rafforzato dei diritti fondamentali nelle attività alle frontiere».