Social media: espressione libera ma corretta
Buoni risultati dell’autoregolamentazione contro l’incitamento all’odio on line
L’Unione europea e i suoi Stati membri, insieme alle più grandi società di social media e altre piattaforme, condividono la responsabilità collettiva di promuovere e favorire la libertà di espressione on line, ma allo stesso tempo hanno la responsabilità di assicurare che Internet non sia un mezzo per veicolare odio e violenza. L’Ue si fonda infatti su una serie di valori quali il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto, i diritti fondamentali che devono sempre essere rispettati, quindi anche sui social media, spesso utilizzati in modo improprio.
Così, per contrastare il crescente problema dell’illecito incitamento all’odio on line, nel maggio 2016 la Commissione europea e quattro grandi società informatiche, quali Microsoft, Facebook, Twitter e YouTube, adottarono un codice di condotta per contrastare questo diffuso e pericoloso fenomeno attraverso una serie di impegni precisi. Un anno dopo, il 1° giugno scorso, è stata resa nota una valutazione dell’applicazione di questo codice, svolta da Ong e organismi pubblici di 24 Stati membri, da cui emerge che le società informatiche hanno compiuto notevoli progressi nell’onorare gli impegni assunti.
Sottoscrivendo il codice di condotta, le società informatiche si sono impegnate in particolare a riesaminare in meno di 24 ore la maggior parte delle notifiche valide di illecito incitamento all’odio e a rimuovere tale contenuto o a bloccarne l’accesso, se necessario, sulla base delle legislazioni nazionali che recepiscono il diritto europeo. Il codice ha inoltre sottolineato la necessità di proseguire le discussioni su come promuovere la trasparenza e incoraggiare messaggi alternativi che contrastino l’incitamento all’odio.
Più segnalazioni e rimozioni di messaggi violenti
A un anno dalla sua adozione il codice di condotta per contrastare l’illecito incitamento all’odio on line sembra aver dato buoni risultati, per questo non ci si deve fermare sostengono gli autori della Relazione di valutazione segnalando i principali cambiamenti intercorsi.
Mediamente nel 59% dei casi le società informatiche hanno risposto alle notifiche riguardanti l’illecito incitamento all’odio rimuovendo il contenuto incriminato. Percentuale più che raddoppiata rispetto a quella del 28% registrata sei mesi prima. Nello stesso periodo di sei mesi la percentuale di notifiche riesaminate entro 24 ore è passata dal 40% al 51%, con Facebook che è stata la sola società a raggiungere pienamente l’obiettivo di riesaminare la maggior parte delle notifiche entro il giorno stesso. Inoltre, rispetto alla situazione di sei mesi prima, secondo la Relazione di valutazione le società informatiche sono diventate più efficaci nel trattare le notifiche provenienti da cittadini allo stesso modo di quelle provenienti da organizzazioni che utilizzano canali di segnalazione affidabili. Tuttavia, persistono alcune differenze e i tassi di rimozione globali rimangono più bassi quando la notifica proviene dal pubblico. Il monitoraggio ha evidenziato che mentre Facebook invia agli utenti un feedback sistematico sul modo in cui le loro notifiche sono state valutate, tra le società informatiche le pratiche differiscono notevolmente e, evidenzia la Relazione, la qualità del feedback sulla motivazione della decisione è un aspetto in cui sono possibili ulteriori progressi.
In generale nel corso dell’ultimo anno le società informatiche hanno rafforzato i loro sistemi di segnalazione e reso più facile segnalare i casi di incitamento all’odio. Hanno impartito formazioni al loro personale e hanno intensificato la cooperazione con la società civile. L’attuazione del codice di condotta, osservano dunque gli autori della valutazione, ha rafforzato e allargato a tutta l’Europa la rete di società informatiche che utilizzano sistemi affidabili di segnalazione, mentre l’aumento della cooperazione con le organizzazioni della società civile ha portato a un miglioramento della qualità delle notifiche, a una riduzione dei tempi di trattamento e a migliori risultati in termini di reazioni alle notifiche.
«Si tratta di un importante passo avanti e dimostra che un approccio di autoregolamentazione può funzionare se tutti gli attori fanno la loro parte – ha dichiarato Vĕra Jourová, commissaria europea per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere –. Va tuttavia ricordato che le società informatiche hanno una grande responsabilità e devono compiere ulteriori progressi per tenere fede a tutti gli impegni assunti».
Wi-Fi per tutti: nuova iniziativa dell’Ue
L’autoregolamentazione sui contenuti eticamente corretti della comunicazione on line non è questione tecnica, bensì assume un ruolo centrale anche dal punto di vista culturale di fronte all’importante e necessaria diffusione della rete Internet e al conseguente suo utilizzo di massa.
A fine maggio, ad esempio, il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno raggiunto un accordo politico su un’iniziativa denominata WiFi4EU e il suo finanziamento, iniziativa che supporta l’installazione di hotspot pubblici Wi-Fi gratuiti nelle comunità locali in tutta l’Ue: piazze pubbliche, municipi, parchi, biblioteche, stazioni, ospedali e altri spazi pubblici. Secondo l’accordo, le tre istituzioni lavoreranno insieme per garantire 120 milioni di euro di finanziamenti per la creazione di hotspot wireless in tutta l’Ue, di cui si stima potranno beneficiare da 6.000 a 8.000 comuni entro il 2020.
Le istituzioni pubbliche che intendono partecipare devono proporre l’equipaggiamento di aree in cui non esistono offerte analoghe di connessione Wi-Fi gratuita. I beneficiari dei contributi si impegnano a fornire gratuitamente e ad alta qualità la connettività Wi-Fi ai cittadini e visitatori per almeno 3 anni. L’Ue finanzia i costi di installazione dei punti di accesso Wi-Fi, mentre il beneficiario (ad esempio il comune o qualsiasi altra istituzione locale) pagherà la connettività (abbonamento a Internet) e la manutenzione dell’apparecchiatura.