Brianza, partite Iva in calo. Felsa Cisl: sono i più svantaggiati

Milano, 25.1.2017
 
C’è chi fa questa scelta perché vuole gestire la propria attività in maniera autonoma. Ma c’è pure chi diventa titolare di partita Iva dietro pressante “consiglio” del datore di lavoro. Lo stesso che poi diventerà, molto spesso, il suo unico ed esigente committente. Limitando al massimo, di fatto, la tanta decantata possibilità di libera gestione della professione e del tempo libero. “Nel settore del lavoro autonomo – sottolinea Giovanni Agudio, coordinatore Felsa Cisl Monza Brianza Lecco – i titolari di partite Iva sono i più svantaggiati. Lavorano in un ambito in cui sono assenti tutte le forme di tutela previste dal lavoro subordinato, come indennità di malattia, maternità e disoccupazione”. “Un collaboratore a progetto, l’ex titolare di una collaborazione coordinata e continuativa – aggiunge – può invece chiedere direttamente all’Inps il pagamento del periodo di malattia. Inoltre, molto di frequente, il titolare di partita Iva finisce con lo svolgere un lavoro subordinato, pur essendo un lavoratore autonomo sotto il profilo fiscale e contributivo”. Anche per questo motivo, probabilmente, il popolo delle partite Iva è in calo a livello nazionale: tra novembre 2015 e novembre 2016 sono state 34mila le nuove aperture in meno (-10%). In Brianza, invece, la situazione nel 2016 è rimasta sostanzialmente stabile: le aperture di nuove partite Iva sono state complessivamente 5.526 (+0,38%). Tuttavia, anche in Brianza la tendenza sembra indicare un progressivo calo. Nello scorso novembre si è registrato un calo del 30% rispetto al novembre 2015, -28% sul mese di ottobre. La fotografia scattata in base alle persone che si rivolgono allo sportello Felsa di Monza, del resto, conferma come a pesare negativamente sia sempre la mancanza di garanzie e di ammortizzatori sociali. Pure per chi riesce comunque ad ottenere delle buone retribuzioni: è il caso, per esempio, di chi opera nel comparto dell’assistenza sanitaria: medici, infermieri e fisioterapisti. “La retribuzione – conclude Agudio – potrà essere pure interessante, ma va poi considerata l’assenza di tutele, i carichi fiscali. Non ci sono gli assegni famigliari, non ci sono detrazioni per i figli a carico. Certo, ci sono anche i professionisti che scelgono di lavorare per grandi imprese. La loro condizione è decisamente migliore. Ma sono sempre tanti quelli che intraprendono questa via per mancanza di alternative”.