Buoni pasto, Gilardoni: colleghiamoli a progetti di recupero delle eccedenze

Milano, 12.7.2018

Un giro d’affari per circa tre miliardi, la cui filiera rappresenta lo 0,72% del Pil italiano, con circa 190mila addetti tra lavoro diretto e indiretto. Sono gli elementi identificativi della comunità produttiva e economica che dal vita al mondo dei “buoni pasto” emersi nel corso di un incontro organizzato da Anseb, l’Associazione nazionale società emettitrici buoni pasto che raggruppa l’80% di tutto il mercato italiano. I dati emersi durante i lavori degli “Stati Generali del Buono Pasto in Italia” chiariscono l’importanza del settore: sono circa 2,4 milioni i lavoratori che oggi usufruiscono dei buoni pasto, di cui 1,6 milioni nel settore privato e 900mila nel settore pubblico. Il 40% dei lavoratori che pranza fuori casa per lavoro usa il buono pasto, che viene utilizzato nel 70% dei casi in bar, gastronomie e ristoranti e, per il restante 30%, nella grande distribuzione.

La detassazione del buono pasto elettronico in vigore dal 1° luglio 2015 ha comportato un “guadagno” per il lavoratore di 1,71 euro a pasto; circa 380/400 euro all’anno. Gli esercizi convenzionati sono circa 150mila e si stima che il 40% dei loro introiti derivino dall’utilizzo del buon pasto da parte dei lavoratori per una pausa pranzo sana e nutriente. “Il mercato del buono pasto in Italia è solido e sempre più moderno – ha affermato Emmanuele Massagli , presidente Anseb –. I principali centri di ricerca dedicati al welfare confermano come il buono pasto sia benefit preferito dai lavoratori. L’obiettivo di Anseb è quello di dialogare con il legislatore, i sindacati, i piccoli esercenti, la grande distribuzione, le imprese clienti e i consumatori, affinché questo mercato sia sempre più fluido, trasparente ed efficiente”. “Non è un’intenzione teorica, perché sappiamo come conseguire l’obiettivo – aggiunge -. In primis, innalzando a 9 euro la soglia di defiscalizzazione del buono pasto elettronico; in secondo luogo, è importante proteggere gli esercenti da operatori scorretti, immaginando dei fondi di garanzia a loro tutela e chiarendo per via legislativa le caratteristiche che devono avere le società di emissione dei buoni pasto”.

“L’utilizzo del buono pasto, prima forma di welfare aziendale, oggi rappresenta una tra le tutele aziendali contrattuali più richieste ed apprezzate dai lavoratori – ha evidenziato Paola Gilardoni, segretario regionale Cisl Lombardia intervenendo ai lavori –. Potremmo riconoscerne anche un valore sociale: al suo utilizzo potremmo collegare progetti di educazione alimentare, contrasto allo spreco e recupero delle eccedenze, secondo un condiviso principio di responsabilità sociale”.