Cgil, Cisl e Uil unite per cambiare le pensioni e dare lavoro ai giovani

Milano, 17.12.2015
 
Centinaia di delegati arrivati dalle regioni del Nord hanno partecipato questa mattina all’attivo unitario interregionale su giovani e pensioni a Torino, in contemporanea con le manifestazioni di Firenze e Bari. Dalla Liguria, Valle d’Aosta, Piemonte, Sardegna, Lombardia, Alto Adige, Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia sono arrivati a Torino per rilanciare la piattaforma unitarie sulla previdenza, con lo slogan “Cambiare le pensioni, dare lavoro ai giovani”. “Da mesi ormai si parla di come cambiare la legge Fornero, tutti hanno la loro ricetta, tranne il governo – ha detto Annamaria Furlan, segretario generale Cisl, concludendo l’assemblea -. Allora abbiamo detto: aiutiamolo noi! Con le nostre proposte, le nostre sollecitazioni. Perché cambiare la riforma, introdurre meccanismi di flessibilità per l’uscita, creare opportunità lavorative per i giovani, è una questione di giustizia ed equità”. “Un Paese che vuole guardare al futuro non può non pensare che per creare l’Italia del domani servano posti di lavoro per i giovani, innovazione. E siamo già in ritardo, abbiamo perso troppo tempo! – ha aggiunto -. Ma è difficile fare innovazione nelle aziende se la media dell’età dei lavoratori sale. Soprattutto se fuori dai luoghi di lavoro abbiamo migliaia di giovani che non riescono a trovare questo lavoro! E ormai lo stato di precariato non riguarda più i ventenni. Ma non si può avere oltre 40 anni e non sapere quando si uscirà dallo stato di precarietà!”. Cgil, Cisl e Uil vogliono cambiare le pensioni anche per migliorare la coesione sociale tra giovani e anziani. “È solo alla famiglia italiana che dobbiamo se un po’ di coesione sociale è rimasta in questo Paese. Ed è il lavoro che unisce – ha detto Furlan -. Ci vuole un gran sindacato confederale, e noi siamo fortunati perché ne abbiamo tre,  che abbia capacità di mettere insieme i sogni, le speranze e i bisogni degli uomini e delle donne, attraverso il messaggio più straordinario che è il lavoro. Ma non si può mettere al centro la dignità del lavoro quando non si tiene conto della faticosità del lavoro e che a 66/67 anni non è possibile lavorare nei cantieri, ma nemmeno fare la commessa in un negozio, da mattina a sera, domeniche comprese”. “Non tutti i lavori sono uguali – ha proseguito il segretario generale -. A che serve continuare in questo modo, quando poi nelle imprese in caso di crisi i primi a essere inseriti nelle liste di mobilità sono i lavoratori anziani? Cambiamo allora le norme sulle pensioni, anche introducendo  più equità e cambiando il sistema di calcolo contributivo”.