Cinema e lavoro – Il mio amico Eric

Milano, 13.1.2020

REGIA Ken Loach SCENEGGIATURA: Paul Laverty FOTOGRAFIA: Barry Ackroyd MONTAGGIO: Jonathan Morris MUSICHE: George Fenton INTERPRETI Steve Evets, Eric Cantona, Stephanie Bishop, Gerard Kearns, Stefan Gumbs, Lucy-Jo Hudson, Cole Williams, Dylan Williams, Matthew McNulty, Laura Ainsworth, Maxton G. Beesley, Kelly Bowland, Julie Brown, John Henshaw, Justin Moorhouse, Des Sharples, Greg Cook, Mick Ferry, Smug Roberts, Johnny Travis, Steve Marsh, Cleveland Campbell, Ryan Pope, Omar Abdul, Adam Beresford, Ciaran Clancy, Steve Cook, Sheila Diamond, Marvin Gilbert, Ben Jackson, Wendy Kennedy, Trevor Dwyer-Lynch, Jake Manning, Tom Meredith, Eddie Riley, Conor Saunders, Venn Tracey, Guy Wills, , David Beckham, Nicky Butt, Denis Irwin, David James, Brian McClair PRODUZIONE Éric Cantona, Tim Cole, Rebecca O’Brien DISTRIBUZIONE BiM Distribuzione DURATA 116 min.

Eric, un postino di mezz’età che vive e lavora a Manchester, si trova in un momento critico della sua vita. Trent’anni prima, in preda ad un attacco di panico, aveva abbandonato la moglie Lily e la figlia appena nata. Oggi vive con Ryan e Jess, i due figliastri lasciatigli in custodia dalla seconda ex moglie, con i quali ha un difficile rapporto. La figlia Sam è una ragazza madre in procinto di laurearsi e gli chiede di prendersi cura della nipotina per più tempo, questo per Eric significa dover rivedere Lily dopo tanti anni. Una sera mentre Eric è nella sua stanza impegnato ad autocommiserarsi (con l’aiuto di un po’ di erba rubata al figliastro) gli si materializza davanti Éric Cantona, il suo idolo del Manchester United del quale è tifosissimo. Cantona con la sua “filosofia” lo aiuterà ad affrontare il suo passato riavvicinandosi a Lily e lo spronerà a chiedere l’aiuto dei suoi colleghi e amici tifosi per togliere dai guai Ryan che nel frattempo si è messo in affari con un pericoloso criminale.

Ken Loach, pur parlando dei miti di un postino depresso vicino al suicidio riesce ad inserire, come in tutti i suoi film, il tema della solidarietà sul lavoro. Una commedia sulla capacità di reagire perché “per difendere l’avversario devi innanzitutto sorprendere te stesso” e “ridere è la medicina migliore”.

LA CRITICA

Ken Loach ha realizzato il film della sua assoluta maturità. Sinora ci aveva regalato delle opere che restano nella storia del cinema tout court e in quella dell’impegno a favore dei meno favoriti nelle nostre società. Lo stile era rigoroso, partecipe, con qualche inserto comico ma con una dominante drammatica. In questa occasione riesce a realizzare una perfetta osmosi tra la commedia e il dramma. Arriva anche a fare di più gestendo l’apparizione onirica della star Cantona in un equilibrio perfetto tra ironia, astrazione e (perchè no?) commozione.
Eric Cantona è una leggenda per il calcio internazionale e per i tifosi del Manchester in particolare. Loach è un appassionato di calcio (straordinaria la replica alla domanda “impegnata” di una collega in conferenza stampa: “Non vado alle partite per fare dei trattati antropologici ma per vedere la mia squadra vincere”) e riesce a rileggere, grazie ancora una volta a una sceneggiatura più che mai calibrata di Paul Laverty, il mito calcistico facendolo interagire con le problematiche del piccolo Eric impiegato alle Poste.
Ne nasce una storia d’amore, un film sulla possibile positività dei miti nonchè (ed era l’impresa più difficile di questi tempi) su una solidarietà ancora possibile. Solo lui e pochissimi altri possono riuscire a regalarci una commedia/dramma con happy end in cui realtà e immaginazione si alleano escludendo la retorica. (Giancarlo Zappoli – MyMovies)

20° film per il cinema di Loach, è il meno realistico ma il più divertente e fantasioso. Il merito è anche di Paul Laverty che gli ha scritto in 10 anni più di 8 film e un episodio di Tickets dove si sfiora l’ambiente del calcio. In concorso a Cannes 2009, fu poco capito da molti critici, italiani e non, inclini a ritenere, specialmente ai festival, il comico inferiore al drammatico. Non è un film su Cantona, anomalo ex giocatore francese del Manchester United, famoso in campo e fuori, di cui pure si mostrano diversi strepitosi goal. È solo un fantasma che dà lezioni di etica e di comportamento al protagonista, 50enne impiegato postale che ha sbagliato quasi tutto nella vita (come innamorato, marito, padre) ma non nell’amicizia, sul lavoro. Sono i suoi colleghi che, in una sequenza di strabiliante buffoneria, lo liberano dai ricatti di un gangster psicopatico e trascinano il racconto a una clamorosa lieta fine. Distribuisce BIM, ammirevole abbonata ai film di Loach. (Morando Morandini)

Loach pare veramente un regista fuori dal tempo, un Pierrot lunaire della rivoluzione che esiste e resiste nonostante gli avversi conformismi. Non tutti i suoi film sono memorabili, e questo, pur essendo piacevole, è esile; però lui non molla, esattamente come Cantona nella mischia in area. Proprio il magnifico marsigliese è, ça va sans dire, il valore aggiunto, rivisto sui titoli di coda nei suoi momenti calcisticamente migliori. (Film TV)