Cinema e lavoro nel 1962

"LocandinaAnno di svolta il 1962: siamo in pieno boom economico e la grande industria comincia a capire che non può più
discriminare i sindacati. Papa Giovanni XXIII e John Kennedy (ed a modo suo Nikita Kruscev in Urss) sono i simboli di una nuova era,
mentre i profeti nell’industria non sono ascoltati (vedi Olivetti). Numerosi anche i film di impegno civile rimasti nella storia del
cinema tra quelli girati nell’anno. Anzitutto il Salvatore Giuliano di Francesco Rosi che, nel raccontare la Sicilia della fine degli anni 40, in realtà affronta il rapporto
tra mafia, politica ed economia girando in modo memorabile il racconto della strage di Portella della Ginestra (1° maggio 1947), quando
la banda Giuliano mitragliò la folla contadina accorsa a festeggiare la vittoria delle sinistre in Sicilia. Operando un breve giro
di orizzonte sono da segnalare film surrealisti (e di classe) come "L’angelo sterminatore" di Luis Buñuel, oppure pellicole
che si occupano dell’handicap come "Anna dei miracoli" di Arthur Penn. Un altro principe della commedia come Blake Edwards
imita Billy Wilder girando "I giorni del vino e delle rose", uno dei film più rigorosi sull’alcolismo. Seppur superficialmente, richiamiamo
altri titoli dell’anno. Partiamo dagli Usa: "L’uomo che uccise Liberty Valance" di John Ford, "L’urlo della battaglia" di
Samuel Fuller, "Hatari!" di Howard Hawks, "Che fine ha fatto Baby Jane?" di Robert Aldrich, "Tempesta su Washington"
per la regia di Otto Preminger, "Va’ e uccidi" di John Frankenheimer. Tutti film degni di nota. Il giro del
mondo ci porta in Giappone dove Yasujiro Ozu gira "Il gusto del sakè", film sulla solitudine di un ex dirigente d’azienda
vedovo quando l’unica figlia va in sposa, ed esce "Harakiri" di Masaki Kobayashi, ambientato nel XVII secolo con una violenta
descrizione di quel secolo, compresa la miseria che ne caratterizzava la vita del popolo. In Unione Sovietica esordisce Andrej
Tarkovskij
con "L’infanzia di Ivan" mentre l’inglese David Lean gira la vicenda di "Lawrence of Arabia" e Stanley
Kubrick
, sempre per restare in Inghilterra, racconta la storia di "Lolita". "LocandinaMa
per l’Inghilterra è soprattutto l’ora del "free cinema" con "Gioventù, amore e rabbia" di Tony Richardson ma anche, per restare
nel cinema con personaggi del lavoro, "Una maniera d’amare" di John Schlesinger che ha come protagonista un giovane di origine
operaia che vive in una città industriale. La Francia vive invece la stagione della "nouvelle vague" esprimendo pellicole del tenore
di "Cléo de 5 à 7" di Agnès Varda, "Questa è la mia vita" di Jean-Luc Godard o l’indimenticabile "Jules et Jim" di
François Truffaut. Tra i registi francesi oramai classici si segnala il grande Robert Bresson con il "Processo a Giovanna d’Arco".
Anche il quadro italiano è variegato. La critica del "boom economico" passa attraverso il film di Dino
Risi
Il sorpasso. Altre pellicole notevoli sono "Cronaca familiare"
di Valerio Zurlini, "Divorzio all’italiana" di Pietro Germi, "L’eclisse (degli affetti?)" di Michelangelo Antonioni
ed è di produzione italiana anche un’opera dell’inglese Joseph Losey come "Eva". Vi è anche il recupero di alto livello
dei mediometraggi con "Il fiore e la violenza" che presenta brani di Michelangelo Antonioni, François Reichenbach
e Jean Renoir (in particolare "Une partie de campagne" piccolo capolavoro di quest’ultimo). Come dimenticare poi un affresco
doloroso come "Mamma Roma" di Pier Paolo Pasolini che arriva come una coltellata nel pieno dell’Italia che si sta arricchendo,
dimenticando i ragazzi di vita cari al regista! E veniamo alla nostra tematica più specifica: il lavoro. Negli Usa come al solito la
descrizione o la critica del lavoro va declinata spesso in commedia ed è ancora un film di Jerry Lewism, ad esempio, che parla di passione
per il lavoro, seppure in un campo molto cinematografico come l’investigazione. Parliamo di "Sherlocko, investigatore sciocco" per
la regia di Frank Tashlin. In campo musicale vi è anche la descrizione del "doppio lavoro" di un rappresentante di strumenti
che si spaccia per professore in "The Music Man" di Morton Da Costa. "UnaMa dagli Stati Uniti non arriva molto di più mentre dal Giappone la rilettura della storia "alternativa"
attraverso la vicenda di una donna che passa da contadina a tenutaria di casa di appuntamenti ( dopo un’esperienza operaia e come cameriera)
è alla base di un piccolo capolavoro come Cronache entomologiche del Giappone di Shohei Imamura. Un film che spazia dal 1918 al 1962 importante per capire quel paese ancora da noi
(allora) relativamente sconosciuto, con il cinema che poteva dare una mano alla comprensione. La vicenda sovietica dell’epoca di Kruscev
la si può leggere invece nella storia dei fisici atomici colpiti da radiazioni (Chernobyl era ancora ben là dal venire) in "Nove giorni in un anno"
di Michail Romm. "LocandinaIl film è anche una riflessione sul lavoro. Del film di Schlesinger in Gran Bretagna abbiamo già parlato
mentre va citato, nella cinematografia inglese dell’anno, "Sesso, peccato e castità" di Sidney Gilliat dove il sesso indicato
dal titolo serve per ottenere delle promozioni di carriera (questa volta in una biblioteca). Di produzione italo-francese è invece
Il Processo di Orson Welles, rilettura
di Kafka e delle vicende dell’impiegato Josef K con una visione potente del lavoro spersonalizzato degli uffici. Italo-francese anche
"La furia degli uomini" di Yves Allégret tratto dal capolavoro letterario Germinal di Émile Zola, resoconto di uno sciopero
di minatori nel 1863. "LocandinaIn Italia si contano altri film sul tema come I nuovi angeli
di Ugo Gregoretti, film che sta tra la fiction ed il documentario per raccontare
l’evoluzione industriale del paese e le speranze dei giovani, oltre ai problemi del lavoro in una industria. Il tema all’epoca era
ancora scandaloso se fu vietato ai minori. I rapporti con il lavoro e la vita di un idraulico sono invece alla base de "I giorni contati"
di Elio Petri, un regista che si occuperà successivamente di lavoro nel suo "La classe operaia va in paradiso". Note sulla
mancanza di lavoro alla fine della prima guerra mondiale si trovane ne "La marcia su Roma" di Dino Risi, commedia satirica
sulle origini del fascismo. "Boccaccio ’70", girato ad episodi ed affidato a più mani, vede un racconto di Luchino Visconti
intitolato appunto "Il lavoro". Ma si tratta di un lavoro anomalo: quello della prostituzione coniugale visto che la bella Romy Schneider,
dopo che il marito è stato coinvolto in una vicenda di squillo, vuole essere ricompensata ogni volta che farà l’amore. "UnaUn film sul proletariato in pieno miracolo economico è "Pelle viva" di Giuseppe Fina, storia d’amore
tra un operaio lombardo ed una ragazza pugliese. Anche la visione del lavoro in America e la critica a quella vita si trova in un film
come "Smog" di Franco Rossi, mentre la critica alla nostra società è ben presente ne "Il disordine" di Franco Brusati
girato nella Milano degli affari. Il tema della solidarietà si trova ancora nel film "Una vita violenta" tratto da Pasolini ma
girato da Brunello Rondi con mano meno felice di quanto lo stesso Pasolini avrebbe potuto fare. A conclusione un’opera ispirata
alla vita di un sindacalista siciliano come Salvatore Carnevale che ottenne il premio della critica a Venezia. Si tratta dell’opera
prima dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani,
Un uomo da bruciare che segna, oltre all’esordio dei registi, anche quello di Gian Maria
Volontè come attore protagonista. Nomi che troveremo negli anni successivi.