Anno ancora segnato dal terrorismo nel nostro paese (sequestro Cirillo, attentato al Papa, uccisione in carcere del neofascista Buzzi,
rapimento ed uccisione del fratello del pentito Peci da parte delle Brigate Rosse e sequestro del generale Dozier….) il 1981 dal punto
di vista cinematografico non esprime capolavori assoluti anche se non mancano film riusciti (I guerrieri della palude silenziosa,
S.O.B. di Blake Edwards, Gli amici di Giorgia di Arthur Penn …) oltre a successi commerciali come
I predatori dell’arca perduta o film calati nell’attualità come Anni di piombo di Margarethe von
Trotta, leone d’oro al Festival di Venezia. Altre opere da segnalare sono la lettura della borghesia decadente operata da Manoel de
Oliveira con Francisca, la requisitoria contro un mondo ingiusto operata da Tavernier con Colpo di spugna,
il Truffaut d’annata de La signora della porta accanto ed un bel film sul razzismo e sui comportamenti svizzeri durante
il nazismo come La barca è piena di Markus Imhoof. Da noi poco da segnalare se si esclude un film che trova una distribuzione
quasi inesistente come Quartetto Basileus di Fabio Carpi.
Veniamo
al nostro argomento: sindacato e lavoro. Tra i film che ci giungono dagli Stati Uniti si segnala Reds, di Warren Beatty
che, raccontando le ultime vicende della vita del giornalista John Reed, mette in scena (cosa quasi impensabile nel cinema americano)
un comunista positivo vincendo pure tre premi Oscar.
Ancora una giornalista l’eroina di Diritto di cronaca di
Sydney Pollack. Si tratta di un’inchiesta sulla morte di un sindacalista ma anche una denuncia sulle influenze politiche sull’informazione.
Praticamente
vient’altro arriva dagli Usa se si esclude un piccolo film (Il pollo si mangia con le mani di Michael Schultz) su
un dirigente aziendale di origine ebraica che sceglie la povertà piuttosto che accettare un mondo bigotto.
Dall’Inghilterra arriva
invece Uno sguardo, un sorriso di Ken Loach su un ragazzo alle prese con la ricerca del lavoro dopo la formazione
professionale costretto a scegliere un’occupazione nell’esercito e mandato in Irlanda a combattere l’Ira. Un film significativo per
l’analisi, mai gridata, sulla realtà sociale del proletariato inglese e sulla "società del malessere". Inutile aggiungere che il pubblico
italiano non si accorge neppure della programmazione del film nelle sale decretandone il flop.
Meno bello del precedente arriva l’opera di Andrzej Wajda L’uomo
di ferro dalla Polonia. Qui siamo in piena attualità visto che si parla di un sindacalista di Solidarnosc nei cantieri di
Danzica e della diffamazione operata nei suoi confronti da parte del regime. La pellicola è una specie di proseguimento de L’uomo di
marmo visto che viene svelato come Maciej (questo il nome del sindacalista) sia il figlio di Birkut, l’eroe di quest’altro film. In
questo caso comunque il mercato italiano, memore del film precedente, ne decreta il successo anche se la pellicola è eccessivamente
lunga e piuttosto discontinua.
Dal cinema ceco arriva invece Ritagli del regista Jirí Menzel che si occupa del
direttore di una fabbrica di birra e del suo menage familiare. Un film sensuale che vede tra i personaggi anche un simpatico calzolaio…
insomma il popolo come protagonista in un film dotato di sana ironia.
Più in tema ed interessante il film francese Il fascino
dell’ambiguità diretto da Pierre Granier-Deferre che racconta come un impiegato possa diventare schiavo del lavoro in seguito
al cambiamento di direzione dell’ufficio. Un film che descrive bene le relazioni e l’ambiente impiegatizio. Lo stesso regista gira
nello stesso anno uno psicodramma piuttosto debole sul comportamento dei lavoratori minacciati di licenziamento nel film-commedia
Gioco in villa.
Più interessante, almeno per la ricostruzione della vita contadina del cinquecento, Il ritorno
di Martin Guerre per la regia di Daniel Vigne, film sullo scambio di identità e sulla menzogna.
Nel nostro paese i film
che parlano di economia e lavoro sono anch’essi limitati e spesso sconosciuti o relegati a passaggi televisivi come nel caso del documentario
Sassalbo provincia di Sydney che Luigi Faccini gira nel paese omonimo in provincia di Massa Carrara ricostruendo le
vicende legate all’emigrazione in Australia degli abitanti. Anche Duetto di Tomaso Sherman , un bel film che indaga
sulla vita di coppia di un capo operaio e di una operaia torinese, viene apprezzato solo da chi riesce a vederlo in televisione dal
momento che ha una distribuzione inesistente.
Indubbiamente
più nota l’opera di Bernardo Bertolucci La tragedia di un uomo ridicolo che comunque non conoscerà il successo dei
suoi film precedenti. Il regista padano è qui alle prese con un industriale caseario (interpretato da un Ugo Tognazzi in ottima forma)
nelle mire del terrorismo e con l’azienda sull’orlo del fallimento. Verrà sequestrato il figlio ed il padre pensa di utilizzare la
tragedia per montare una truffa e salvare il caseificio. Il maggior successo di pubblico invece premia i cartoon di Bruno Bozzetto
che disegna Le vacanze del sig. Rossi, un impiegato nevrotico che cattura grandi e piccini. Infine va ricordato il
film di Salvatore Piscicelli ambientato nella zona industriale di Napoli avente come protagonista una operaia che si prostituisce.
Si tratta de Le occasioni di Rosa, anch’esso poco visto dal pubblico. Nel complesso quindi un anno minore questo 1981
sul versante cinema e lavoro.