Cinema e lavoro nel 1989

Milano, 4.9.2012

 

L’anno della caduta del muro vede, dal punto di vista cinematografico, il completamento del Decalogo
di Kieslowski, opera che rimane tra le eccellenze dell’arte cinematografica. Tra l’altro, ma ne parleremo dopo, l’ultimo
episodio ha come tema l’avidità, una caratteristica che sempre più si diffonderà nel mondo economico e finanziario.

Altre opere degne di segnalazione nell’anno sono il bel Crimini e misfatti di Woody Allen, Fa la cosa giusta di Spike
Lee
e la pellicola antimilitarista di Tavernier La vita e niente altro. Premiati dal
pubblico come campioni di incasso, e comunque non certo da disprezzare sono stati, a sorpresa, L’attimo
fuggente
di Peter Weir ed il Batman di
Tim Burton.

Il mondo del lavoro e dell’economia è meno rappresentato, soprattutto da parte della produzione nazionale.

 

"CinemaCome al solito iniziamo
il nostro excursus dal cinema americano che ci consegna  un film graffiante sul tema del
lavoro e della crisi occupazionale. Si tratta di Roger e me del regista Michael
Moore
. Un film sulle conseguenze della chiusura di undici stabilimenti della General Motors ma anche una reprimenda sul sistema
capitalistico americano effettuata in modo divertente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"CinemaIn
tema di conflitto non va dimenticato un film che, pur non parlando di lavoro in senso stretto, dice molto sulle conseguenze dell’etica
del possesso. Si tratta della amarissima commedia di Danny DeVito, La
guerra dei Roses
imperniata sulla battaglia tra marito e moglie per spartirsi i beni a seguito del divorzio.

Dagli Usa nient’altro di rilevante in merito al nostro tema  mentre dalla Russia
arriva un bel film ambientato nei campi di lavoro nell’immediato dopoguerra ove convivono prigionieri di guerra e detenuti politici.
Un film girato da un regista che tali campi li ha vissuti sulla propria pelle: Vitali Kanevskij
è il suo nome e Sta’ fermo, muori e resuscita il film che, pur vincendo la Caméra
d’or dell’opera prima a Cannes, ha trovato scarsa distribuzione da noi.

 

 

 

 

"CinemaDa quelli
che ancora venivano definiti paesi oltrecortina arriva, come detto in premessa, una delle opere più interessanti quale è il Decalogo
di Krzysztof Kieslowski. Ci interessa in particolare il Decalogo
10
ossia "Non desiderare la roba d’altri". Tema apparentemente leggero come quello
delle conseguenze della eredità di una preziosa raccolta filatetica nelle mani del regista diventa una ironica parabola sulla smania
di possesso.

Dalla Finlandia invece continua ad arrivare la voce di Aki Kaurismäki che ci consegna
la terza parte della sua opera rivolta al mondo del proletariato. Si tratta de La fiammiferaia
che fa conoscere il regista al pubblico italiano d’essai.

E’ un ritratto essenziale su una donna che trascorre una vita deprimente lavorando in una azienda di fiammiferi senza nessuna
consolazione esterna dove passa attraverso disinganni continui fino alla ribellione con delitto.

 

 

Da una famiglia operaia arriva anche il protagonista del film irlandese di Jim Sheridan
Il mio piede sinistro che fece conoscere al pubblico italiano l’attore Daniel Day-Lewis,
premiato anche con l’oscar per la sua performance. Un film che, pur affrontando come tematica principale la reazione all’handicap,
offre uno sguardo realistico sull’ambiente proletario.

 

Un film contro il consumismo, la pubblicità ed il mondo finanziario arriva dalla Germania grazie alla regia di Percy
Adlon
. L’amministrazione familiare di una casalinga è il tema di  Rosalie
va a far la spesa
e, soprattutto nella prima parte, colpisce nel segno.

Poche cose invece da Francia ed Italia. Tra le opere che arrivano da oltralpe da segnalare Un
mondo senza pietà
di Eric Rochant, ritratto di un giovane che fa della irresponsabilità
sociale, rifiutando il lavoro e lo studio, il suo modo di vita, e Romuald & Juliette
di Coline Serreau, commedia su una addetta alle pulizie in fabbrica che intreccia una relazione
con il direttore.

Niente da segnalare invece dal nostro cinema. Potremmo forse inserire Maggio musicale
di Ugo Gregoretti, che descrive un lavoro particolare; quello di un regista di opere liriche
durante il Maggio Fiorentino.