Cinema e lavoro nel 1992

Milano, 16.7.2013

Esce nelle nostre sale (in poche copie)  Heimat 2 di Edgar Reitz che in ben 25 ore di proiezione dà uno dei più bei ritratti degli anni 60. Anche Clint Eastwood gira uno dei suoi capolavori: Gli spietati che chiude idealmente la stagione del western americano raccontando la violenza che sta alla base di quella società. Film di un equilibrio perfetto tra riflessione sull’amore e musica è Un cuore in inverno del francese Claude Sautet. La Francia regala altri gioiellini come Legge 627 di Bertrand Tavernier ed il quasi sconosciuto Nel paese dei sordi del documentarista Nicolas Philibert.

Nel nostro paese si afferma Gianni Amelio con Il ladro di bambini e l’esordiente Mario Martone con Morte di un matematico napoletano. Naturalmente il mercato ha premiato ben altri film: erotici come Basic Istinct o deboli commedie come Mamma ho ripreso l’Aereo.

""Ma passiamo al nostro tema attraverso il solito excursus tra le pellicole arrivate sui nostri schermi. Iniziamo come al solito con la cinematografia statunitense che piazza alcuni film di buon livello come Mac di John Turturro ed Americani di James Foley.

Il primo è un omaggio agli emigranti italiani, alla loro cultura ed al loro lavoro ed alla dura vita pur di raggiungere un sogno che li tradirà. Un’opera prima notevole che getta uno sguardo critico sugli ideali americani.

Il tema della società americana basata sulla competizione e la lotta per il successo è invece alla base del secondo film, un film feroce con una sceneggiatura solida che impone un ritmo sfrenato come sfrenata è la concorrenza. Della cultura americana e liberista trasmette l’angoscia di un lavoro dove non esiste nessuna solidarietà.

La storia del sindacalista americano Jimmy Hoffa  (personaggio già portato sullo schermo nel 1978 con il film F.I.S.T. e morto misteriosamente) è invece alla base del film di Danny DeVito    “Hoffa – Santo o mafioso?”. Un film che ricorda la durezza degli scontri dei camionisti per costruire il più potente sindacato americano, ma anche la discutibile figura del suo leader.

Un musical anomalo, basato su uno sciopero degli strilloni alla fine dell’800 contro un potente editore, è invece Gli strilloni del regista Kenny Ortega, film non eccezionale prodotto da Walt Disney.

Anche la ennesima trasposizione cinematografica del capolavoro di John Steinbeck Uomini e topi, sulle vicende di due braccianti durante la depressione economica, diretta da Gary Sinise non convince totalmente; così come sono mediocri film  che affrontano il tema della ricerca del lavoro da parte di una maestra di ballo (Linea diretta di Barnet Kellman).o la vicenda della ribellione dei contadini irlandesi alla fine dell’800 e la relativa emigrazione alla conquista di nuove terre come in Cuori ribelli di Ron Howard.

Dall’Inghilterra arriva invece un bel film, diretto da James Ivory, sulle differenze di classe e di genere e la difficile ricerca di una sicurezza finanziaria. Si tratta di Casa Howard che vede tra gli interpreti attori del calibro di Vanessa Redgrave, Emma Thompson, ed Anthony Hopkins. Un film che mette in evidenza la mentalità classista e le differenze ideologiche dell’Inghilterra fine ottocentesca.

""In Cina è ancora Zhang Yimou a raccontare la vita della campagna attraverso la vicenda di una contadina in conflitto con il capo del villaggio che va in città a chiedere giustizia. Il film è La storia di Qiu Ju e conquista il leone d’oro al festival di Venezia. Bella la figura della protagonista che lotta per la giustizia e la descrizione della vita del villaggio e della città

 

 

 

 

 

L’approccio con il lavoro si trova anche in Una vita indipendente del russo Vitali Kanevskij, proseguimento, anche se meno riuscito, del suo Sta’ fermo muori resuscita. Il protagonista è lo stesso del film precedente che, bocciato alla scuola professionale, lascia il luogo natio per il grande nord ed un lavoro in un cantiere navale.

Della produzione tedesca va segnalato il documentario di Werner Herzog dal titolo Apocalisse nel deserto, sulle distruzioni dei pozzi petroliferi durante la guerra del golfo. Un film pessimista sui destini del mondo. Non un film strettamente legato al mondo del lavoro ma senz’altro alle vicende economiche di questo nostro mondo. Anche l’uso della falsificazione d’autore in un film che si definisce documentaristico ma legge gli avvenimenti lontano dagli uomini intenti a spegnere gli incendi.

Veniamo alla Francia che ci consegna tre film, non sempre esaltanti, che riguardano il nostro tema: la produzione anglo-francese La città della gioia di Roland Joffé, La crisi di Coline Serreau e Padre Daens di Stijn Conin, prodotto in collaborazione con Belgio ed Olanda.

Nel film di Joffé troviamo la vicenda di un contadino che a causa della carestia deve abbandonare la campagna e si riduce a lavorare come conduttore di risciò alla stregua di un cavallo umano. In quello di Serreau la storia di un avvocato che si trova abbandonato dalla moglie e licenziato ai limiti della disperazione e nessuna voce amica. Padre Daens rievoca invece la vicenda di un prete alla fine dell’800 che si confronta con lo sfruttamento degli operai tessili alla luce dell’enciclica Rerum Novarum ed è bloccato, nella sua scelta per i poveri, dal Vaticano. Un film che ha avuto poco successo ma vivo come una lezione di storia poco conosciuta.

Veniamo infine all’Italia dove Pasquale Pozzessere con  il film d’esordio (Verso Sud) si occupa di una ragazza madre ex carcerata alla ricerca di un lavoro costretta a fare la prostituta. L’ambiente è quello degradato della periferia romana, lo stesso del film Un’altra vita del regista Carlo Mazzacurati che racconta sia le miserie del socialismo reale che quelle del capitalismo consumistico che rifiuta immigrati e rifugiati. Tecnologia e consumismo anche nel film di Fulvio Wetzl Quattro figli unici che ci riporta alle relazioni familiari condizionate dalla società dell’informatica.

Infine un accenno alla lotta intestina tra due fratelli che ereditano una fabbrica tessile nel film di  Alessandro Benvenuti Caino e Caino.