Cinema e lavoro nel 2013

Il cinema prodotto nell’anno poco si occupa della crisi economica

Milano, 18.5.2020

Il 2013 è stato uno dei peggiori anni della storia dell’economia italiana dal secondo dopoguerra segnalava il rapporto Cnel. E’ l’anno della crisi del Monte dei Paschi di Siena mentre l’Istat denunciava come l’incremento della popolazione attiva si traduceva in una “significativa espansione dell’area della difficoltà occupazionale”
Ma il cinema prodotto nell’anno, a parte qualche nostra produzione, poco si occupa del disastro e soprattutto non arriva molto sui nostri schermi dalle creazioni straniere che parlano di lavoro.
La sala premia opere come Sole a catinelle che pure entra nei temi della crisi e film di animazione come Cattivissimo me 2 diretto da Chris Renaud e Pierre Coffin o Frozen – Il regno di ghiaccio di Chris Buck e Jennifer Lee. Anche i supereroi tengono bene sullo schermo come Iron Man 3 di Shane Black (un eroe che soffre di disturbo da stress post-traumatico) mentre il cinema di casa nostra conquista spettatori, oltre che con il film di Zalone, con Il principe abusivo di Alessandro Siani (film in napoletano, ambientato nella Provincia Autonoma di Bolzano che vede anche la figura di un disoccupato come protagonista).

Dal punto di vista della qualità, da segnalare alcune opere che spesso sono passate sotto silenzio partendo da La gabbia dorata del messicano Diego Quemada-Díez con protagonisti 3 adolescenti che decidono di partire dal Guatemala per raggiungere gli Stati Uniti fuggendo dalla miseria in cui sono cresciuti. L’autore, collaboratore di Ken Loach, parla di razzismo, di libertà e della frontiera come separazione. Tra le opere di casa nostra abbastanza snobbate dal pubblico vi è l’affascinante film Prima la trama, poi il fondo di Fulvio Wetzl e Laura Bagnoli. Altre opere di buona fattura che hanno invece ottenuto buoni incassi sono, citiamo a caso, American Hustle – L’apparenza inganna per la regia di David O. Russell, Il caso Kerenes (Orso d’oro a Berlino e uno dei maggiori incassi del cinema rumeno) diretto da Calin Peter Netzer, Class Enemy di Rok Biček, Educazione siberiana del nostro Gabriele Salvatores, Gloria di Sebastián Lelio e la commedia Molière in bicicletta di Philippe Le Guay. Tra le opere della nostra cinematografia da segnalare anche Still Life di Uberto Pasolini e lo spiritoso Viva la libertà per la regia di Roberto Andò.

Ma veniamo al nostro tema che non vede la presenza di capolavori ma di qualche buon film ed alcune cadute. Nel complesso comunque il nostro paese si difende bene.

Dagli Stati Uniti il film maggiormente riuscito risulta essere I sogni segreti di Walter Mitty, storia del capo dell’archivio fotografico della rivista Life che però affronta anche temi come quelli dei rapporti umani in questo mondo tecnologico e dei cambiamenti devastanti che avvengono nel mondo del lavoro.
Una seconda opera da segnalare riguarda la biografia di Steve Jobs, il fondatore della Apple protagonista del film Jobs per la regia di Joshua Michael Stern. La storia di un successo economico ed industriale ma con alcune contraddizioni e lati oscuri che vengono messi in luce in modo insufficiente, oltre a dare una interpretazione del nostro eroe un po’ troppo machiettistica.

Il ritratto di un mondo pieno di sfruttatori è invece quello messo in luce dal film Il potere dei soldi. La storia riguarda un impiegato di una multinazionale della telefonia che si dedica allo spionaggio industriale. Anche in questo caso si tratta di un’opera riuscita a metà. Dirige il regista australiano Robert Luketic.
Del mondo di Google si occupa invece il film Gli stagisti di Shawn Levy. I nostri stagisti infatti partecipano ad uno corso-tirocinio presso la struttura del motore di ricerca più utilizzato nel mondo che promette di assumere le persone più capaci. Essendo rimasti disoccupati i nostri due protagonisti pur essendo digiuni dal punto di vista tecnologico sanno trasformare le loro debolezze in punti di forza. Ma il film sembra più interessato a reclamizzare il mondo di Google che raccontare una vicenda lavorativa.
Chiudiamo la rassegna sulla produzione Usa con un documentario coprodotto con il nostro paese e dedicato al direttore creativo della linea Gucci Frida Giannini. L’opera racconta il suo lavoro e quello del suo staff. Il titolo è The Director e la regista corrisponde al nome di Christina Voros.

Passiamo ora alla produzione brasiliana con un film ingiustamente snobbato dal pubblico di casa nostra. Si tratta de Il bambino che scoprì il mondo, film di animazione diretto da Alê Abreu. Siamo di fronte al passaggio da una condizione “ecologica” di un bambino di campagna alla vita di città per seguire il padre alla ricerca del lavoro. Siamo di fronte ad un film raffinato che riflette anche sulla alienazione del lavoro per le persone più deboli.

Andiamo ora in oriente ed in particolare nel mondo della cinematografia giapponese con un’altra opera di animazione diretta dal grande regista Hayao Miyazaki. Parliamo di S’alza il vento, storia di un importante ingegnere aeronautico ammiratore del nostro Gianni Caproni che, a seguito di un terremoto e susseguenti epidemie si sposta dalla capitale per andare a progettare un aereo da utilizzare in guerra. Pur incentrato sulla storia di amore del nostro protagonista si tratta di un film che riflette sull’utilizzo della tecnologia per fini distruttivi.

Altro bel film arriva dalla Cina e racconta quattro storie contraddittorie del boom economico di quel paese. Protagoniste figure di lavoratori (un minatore, un emigrante, una addetta ad una sauna ed uno stiratore) in episodi reali che parlano della violenza e della perdita di dignità delle persone. In particolare vengono messe in evidenza le condizioni di lavoro in un ambiente degradato. Anche qui un episodio ricorda il film brasiliano sulla difficoltà di integrazione per coloro che passano dalla campagna alla città. Il film, presentato a Cannes e diretto da Jia Zhang-ke, si intitola Il tocco del peccato.

Dalla Germania arriva L’altra Heimat – Cronaca di un sogno, ultimo episodio del progetto Heimat diretto da Edgar Reitz. Si parla di emigrazione verso il Brasile a seguito della carestia che colpisce la Prussia a metà ‘800. Un film poetico che pone un problema dichiarato dallo stesso regista: “È possibile che una storia che descrive il modo in cui la gente lasciava la propria patria non contribuisca a capire meglio gli immigranti di oggi?”

Ed eccoci in Italia a riprendere il film di Gennaro Nunziante interpretato da Checco Zalone Sole a catinelle. Un film visto da 8 milioni di spettatori girato sotto forma di favola tra un disoccupato, lasciato da moglie e figlio dopo aver tentato di fare il venditore di aspirapolveri, ed una ragazza ricca che le risolve tutti i problemi. Un film che affronta problemi come disoccupazione e rapporti con il denaro con qualche frecciatina anche al sindacato. Un film tipico di una stagione dove la crisi anche lavorativa premia al botteghino il “politicamente scorretto” senza eccedere nel populismo.

Se chiudo gli occhi non sono più qui diretto da Vittorio Moroni invece affronta il tema dello sfruttamento della manodopera clandestina e del lavoro come alternativa allo studio oltre al passaggio dall’adolescenza alla maturità. Un bel film che approfondisce molte delle problematiche sociali attuali quali quelli della solitudine, dell’integrazione degli adolescenti e dello sfruttamento dell’immigrazione clandestina.
Altro film notevole è l’opera di Gianni Amelio L’intrepido, racconto commovente con un personaggio che rimane nella memoria interpretato da Antonio Albanese. Siamo a Milano dove il nostro protagonista fa il jolly rimpiazzando sul lavoro coloro che devono assentarsi. Quindi un film sulla precarietà e sulla dignità del lavoro e delle persone e sull’altruismo di un protagonista che, nonostante tutto, sa aiutare la gente che gli sta intorno. Una pellicola che mostra come, nonostante le difficoltà del presente, non vanno perse le speranze nel futuro.
Il capitale umano, diretto da Paolo Virzì ci porta in Brianza per descrivere una Italia dove il lusso si contrappone al degrado. Un film sull’egoismo e sulla speculazione finanziaria oltre che sulla irresponsabilità sociale partendo dall’investimento di un ciclista da parte di un Suv ed indagando, da diversi punti di vista, su ciò che è avvenuto mesi prima della tragedia. In questo modo si scoprono le caratteristiche di una società dove conta, assicurativamente parlando, il capitale umano e non la persona. Insomma una tragedia amara.
Ultimo lungometraggio da citare è Una piccola impresa meridionale interpretato e diretto da Rocco Papaleo sui lavori di ristrutturazione di un faro in Basilicata che diventano occasione per una riflessione su una comunità e sui suoi pregiudizi.

Come abbiamo registrato da tempo la produzione documentaristica sul lavoro e sull’economia offre annualmente interessanti chicche. Per il 2013 va preso in considerazione Materia oscura dei registi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti che seguono il caso di una famiglia di allevatori colpiti dall’inquinamento provocato dai test sugli esplosivi nel Poligono Sperimentale del Salto di Quirra in Sardegna. Una denuncia ben documentata sul rapporto tra fabbrica di guerra e natura in una vicenda praticamente sconosciuta.


Interessante anche il documentario che Luigi Faccini ha dedicato a Giovanni Enriques che seppe immaginare il futuro. Si parla del direttore della Olivetti e responsabile del Centro studi della Confindustria e delle sue visioni in ordine alla formazione dei quadri aziendali ed all’organizzazione dell’azienda.
Chiudiamo con un cortometraggio di Valentina Giordano su una famiglia e sulla loro azienda agricola. Fra me e la terra ci guida in poco più di un quarto d’ora in un affascinante viaggio sull’amore per la terra ed il rispetto della natura.