Cinema e lavoro nel 2015

Nell’anno dell’Esposizione Universale Milano alcuni titoli interessanti

Milano, 11.1.2021

Il 2015 sarà ricordato per l’Esposizione Universale Milano (Expo) avente come tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” che ha visto la presenza di 22 milioni di spettatori. Altri avvenimenti importanti ma drammatici sono stati il naufragio di 800 migranti al largo della Libia con solo 28 superstiti, l’attacco contro Charlie Hebdo in Francia, l’accordo sul clima dopo la conferenza di Parigi. Dal punto di vista economico hanno influito Il maxi Quantitative easing della Bce grazie all’opera di Mario Draghi, la crisi della Grecia e le difficoltà della Russia oltre alla riforma del lavoro nota come Jobs Act.

Il mercato cinematografico vede il successo di film quali la seconda parte di Hunger Games – Il canto della rivolta di Francis Lawrence, Mad Max: Fury Road per la regia di George Miller, il cartone animato Minions diretto da Pierre Coffin e Kyle Balda mentre il cinema di casa nostra si impone con Quo vado? di Gennaro Nunziante per l’interpretazione di Checco Zalone.

Dal punto di vista del cinema di qualità vale la pena segnalare alcuni titoli distribuiti nel corso dell’anno quali il dramma Il figlio di Saul che László Nemes ambienta nel campo di concentramento di Auschwitz, il documentario dell’ecologista Arthus-Bertrand Human e l’opera di Aleksandr Sokurov sul Louvre sotto l’occupazione nazista dal titolo Francofonia.

Ma veniamo al nostro tema ossia lavoro ed economia con il consueto giro nella cinematografia del pianeta (almeno le opere giunte da noi).

Partenza negli Usa da dove arriva un bel film come La grande scommessa ambientato nel 2005 quando l’amministratore di un piccolo fondo finanziario capisce che sta arrivando una bolla finanziaria legata ai mutui immobiliari e scommette sul crollo delle loro quotazioni. Il regista Adam McKay va alle origini della crisi finanziaria girando un thriller che si dimostra anche un’opera divulgativa che merita di essere utilizzato nelle scuole.
La regista Nancy Meyers invece mette mano ad una commedia dal titolo Lo stagista inaspettato. Lo stagista del titolo è un 70enne stagista senior che viene affiancato alla giovane padrona di una azienda di abbigliamento on-line. Una commedia sui rapporti umani sul lavoro vivace ben recitata. Terminiamo la carrellata Usa con il documentario di Michael Moore sulle situazioni di vita nei vari paesi compreso il viaggio in Italia per affrontare il tema delle condizioni del lavoro le leggi sulla maternità e le ferie. Forse un po’ troppo pieno di luoghi comuni, il film porta il titolo di Where to Invade Next.

Andiamo in America Latina ed in particolare in Cile, in Brasile ed in Columbia per segnalare tre opere interessanti. Dal Cile arriva La memoria dell’acqua del regista Patricio Guzmán. Un documentario che denuncia le tragedie dovute alla avidità sia economica che di dominio degli uomini. Il Brasile si inserisce con È arrivata mia figlia, una commedia diretta da Anna Muylaert sui rapporti tra la domestica e la famiglia dei padroni. Infine la pellicola colombiana Un mondo fragile che descrive con crudo realismo la vita di un campesino alle prese con il latifondismo agrario ed i disastri ambientali che esso produce. Dirige César Augusto Acevedo che viene premiato a Cannes come miglior esordio.

Un film sui costi umani del capitalismo è anche il cinese Al di là delle montagne di Jia Zhang-ke che si sofferma sulle vicende di una donna in diversi momenti della sua vita. Indecisa tra un umile minatore ed un benzinaio che punta ad arricchirsi sceglie quest’ultimo con delle conseguenze drammatiche. Interessante anche la scelta stilistica del regista che utilizza diversi formati e stili per raccontare i diversi episodi.

Approdiamo infine nel vecchio continente, in particolare in Irlanda, per registrare una storia legata all’emigrazione. Essa è determinata dal sogno americano degli anni ’50 che induce una ragazza a tentare l’emancipazione andando nella Brooklyn del titolo. Dirige John Crowley.

Torniamo alle figure proletarie con La legge del mercato che segue le vicende di un disoccupato a seguito della delocalizzazione dell’azienda, che finalmente trova lavoro in un supermercato dovendosi confrontare anche con chi è costretto a rubare per necessità. Il film, diretto da Stéphane Brizé, si caratterizza anche per la scelta produttiva. Si tratta di un’opera di denuncia che fa i conti anche con la produzione dal momento che è stato coprodotto dal regista e dagli interpreti che, rinunciando a parte del loro salario, hanno permesso di pagare normalmente la troupe.

Ed eccoci alla produzione italiana. Nessun grande film se si esclude Mia madre di Nanni Moretti che si inserisce nel tema dal momento che la regista protagonista, mentre assiste la madre morente, si divide con il lavoro girando le riprese in una fabbrica occupata. Si tratta di un film impegnato che affronta il tema della crisi economica italiana e mette in scena lo scontro tra gli operai di una fabbrica e la nuova proprietà che aspira a ridurre l’occupazione. Al di là della vicenda è un film che riflette anche sul cinema e quindi sul rapporto tra realtà e finzione come appare fin dalla prima scena che mostra uno scontro tra operai e poliziotti.
Ispirandosi all’omonimo libro di Enrico Deaglio, Felice Farina gira Patria che rilegge le vicende degli ultimi 30 anni con gli occhi di tre protagonisti: un operaio che sale sulla ciminiera per reagire alla chiusura della fabbrica; un sindacalista che cerca di impedirglielo ed un guardiano invalido. Un film che riflette anche sui cambiamenti nella concezione del lavoro. Alla fine si dimostra un interessante docufilm da recuperare dall’oblio.
Meno riusciti ma da segnalare sono La felicità è un sistema complesso ed Un posto sicuro. Il primo, diretto da Gianni Zanasi, mette in campo un operatore di successo che rileva una società in crisi per conto di un gruppo che punta più alla monetizzazione che a dare continuità alle aziende rilevate. Ne nascerà una crisi di tipo morale ed un ripensamento anche grazie ad alcune vicende drammatiche. Un posto sicuro si avvale dell’opera di Francesco Ghiaccio alla regia e parla di una realtà come l’Eternit di Casale Monferrato e degli effetti mortali dell’esposizione alle fibre di amianto. Un film caratterizzato dal bisogno di giustizia.
Altra opera da citare, pur con dei limiti, è Gli ultimi saranno ultimi, opera imperniata su alcuni connazionali alle prese con la crisi. In particolare emerge la figura di un’operaia licenziata a seguito di una gravidanza. Film civile ma con personaggi fin troppo sopra le righe. Dirige Massimiliano Bruno.
Sopra le righe anche una commedia cinica imperniata su di una donna in carriera che si scopre incinta del suo capo perdendo anche il lavoro. Diretto dalla regista Giorgia Farina il film risponde al titolo di Ho ucciso Napoleone.
Chiudiamo la rassegna con Tempo instabile con probabili schiarite di Marco Pontecorvo. Si tratta di una commedia sociale che si concentra su due amici dei quali uno è proprietario di una piccola azienda e l’altro l’operaio. L’azienda sta per fallire quando si scopre un possibile giacimento petrolifero nel terreno di proprietà. Sarà proprio il conflitto tra soldi ed amicizia il tema dell’opera.