Cinema e lavoro – Overheard

Milano, 18.1.2019

Regia: Alan Mak Siu-Fai, Felix Chong Man-Keung – Sceneggiatura: Alan Mak Siu-Fai, Felix Chong Man-Keung . Fotografia: Fletcher Poon Yiu-Ming – Editing: Kwong Chi-Leung – Musiche: Comfort Chan Kwong Wing – Produzione: Pop Movies – Interpreti: Daniel Wu Yin-Cho, Lau Ching-Wan, Louis Koo Tin-Lok – Durata: 100′

Commercial Crime Bureau della Polizia di Hong Kong: Johnny e la sua squadra sono impegnati in una complicata e pericolosa indagine su una frode finanziaria e insider trading in cui è coinvolta la potente e tentacolare società E&T. Il team trascorre snervanti giornate tra furtive istallazioni di microfoni e interminabili appostamenti. Per capire i segreti e gli intrighi della E&T i poliziotti sono costretti a consumare le loro notti e a trascurare la loro vita privata spiando le esistenze viziose dei manager e ascoltando le conversazioni dei dipendenti. Ma una volta scoperto l’imbroglio i tre poliziotti saranno capaci di resistere al richiamo del denaro facile?

Un’opera che proviene dalla Cina e che parla degli illeciti dell’alta finanza non é usuale. Ma la riuscita del film ha prodotto ben due sequel. La pellicola va segnalata anche perché, parlando di cinema e finanza, affronta temi come quelli della informazione e degli insabbiamenti oltre al fascino del denaro facile.

LA CRITICA

Partiamo subito dalla regia di estremo livello, già dal piano sequenza iniziale sono subito chiare le intenzioni dei due autori, ossia richiamare l’intramontabile caccia tra il gatto ed il topo dove questa volta a rivestire i panni scomodi del roditore troviamo i tre agenti sempre in procinto di essere scoperti, oltre ad essere costretti ad agire in spazi ristretti e claustrofobici. Continuando con l’analisi tecnica, circa verso la fine del film troviamo un movimento di macchina estensivo su Louis Koo magistrale, la macchina si allontana dal soggetto un po’ come la sua vita. Oltre alla regia emerge una sceneggiatura d’acciaio, il duo dietro alla macchina da presa ricrea alla perfezione la routine delle indagini alternate a tipici gesti quotidiani mai banali anzi utilissimi per l’introspezione dei soggetti, quindi inizialmente viene privilegiato un ritmo lento che pian piano si esaurisce verso un finale nichilista alla johnnie To. Nonostante il film sia innovativo e audace Alan Mak e Felix Chong intelligentemente inseriscono una serie di elementi imprescindibili per il cinema di Hong Kong, tra cui la vera amicizia tra i vari protagonisti (a tal proposito Daniel Wu per aumentare l’alchimia del trio ha organizzato prima dell’inizio delle ripresa una festa a casa sua invitando Louis Koo e Sean Lau). Concludendo Overheard è un thriller spionistico new-economy di egregia fattura sia per quanto riguarda la regia (miglior regia agli Hong Kong Film Critics Society Award, inoltre ha ricevuto la manzione di Film of merit) sia per l’interpretazione dei protagonisti: Sean Lau e Louis come sempre sfornano una performance fuori dal comune inoltre finalmente Daniel Wu offre una delle sue migliori prestazioni. Da vedere. (Andrea Venuti – FilmTv)

Volendo fare una semplificazione indebita, si potrebbe dire che l’essenza di Overheard è racchiusa nel primo minuto di titoli di testa. Infatti, l’umanità messa in scena nella pellicola non può che risultare simile a quei ratti che lottano, cercano di sopravvivere e periscono nelle trappole per topi, nello squallido vicolo che è il loro mondo. Cambia qualcosa certo, il vicolo è una moderna metropoli e le trappole sono gli intrighi dell’alta finanza, ma la tragedia è la stessa. Overheard segue le vicende di una squadra di agenti della polizia incaricata di sorvegliare una grossa compagnia sospettata di insider trading. A condurre l’operazione nei suoi frangenti più rischiosi ci sono Leung, il più anziano che ha una convulsa storia clandestina con la moglie del suo migliore amico; Yeung con un figlio gravemente malato a carico, e Lam, che sta per sposarsi con una giovane dell’alta società. Presto le loro vicende personali collideranno con l’indagine e i tre dovranno fare scelte rischiose che li condurranno in un vortice di corruzione e violenza. …… In Overheard l’accento è posto sulle vicende umane dei personaggi, sui loro drammi e sulle conseguenze delle loro scelte. Spiare in maniera ossessiva non è mai salutare, tanto cinema sta li a dimostrarlo a partire da La Conversazione, ma nel XXI secolo, dove l’informazione è il bene più prezioso, a quali pulsioni e tentazioni è sottoposto chi ha accesso a notizie riservate, notizie che potrebbero cambiare una vita? Questa è la sfida a cui sono sottoposti i tre protagonisti, che da colleghi e amici diverranno presto complici. La sceneggiatura, pur ricca di colpi di scena mai fini a se stessi, insiste su questo aspetto, dando ampio spazio alla descrizione della vita, degli affetti e delle relazioni, preparando così un terreno emotivamente fertile per quando la situazione degenererà in una tragedia. Anche la figura del villiain viene adeguatamente messa in secondo piano e scatenata solo nella seconda parte del film, a sottolineare ancora una volta che il vero conflitto è dentro ai protagonisti. La regia di Mak e Chong è elegante è misurata, coadiuvata dall’ottima fotografia di Anthony Pun. Un film del genere non avrebbe potuto reggersi in piedi senza le performance dei tre attori principali, in particolare quella di Louis Koo in grado di passare da nerd alienato ad amorevole padre di famiglia fino ad agghiacciante spirito vendicativo di carne e protesi nel finale; così come quella di Lau Ching-Wan che regala l’unico momento di romanticismo del film, toccante nella sua innocenza e delicatezza. Overheard è ottimo cinema di genere, che unisce una splendida esecuzione alla capacità di essere specchio dei tempi e del mondo in cui è stato concepito, che in un certo senso è ciò che accomuna tutti i migliori film di genere. (Francesco Cerfolini – Asian Feast)