Cinema e lavoro nel 1959

Un anno prolifico per il cinema italiano il 1959. Si registra, dal punto di vista artistico, la nascita di autori come Valerio Zurlini
(Estate violenta), Mario Monicelli (La grande guerra), Mauro Bolognini (Arrangiatevi!), Pietro Germi (Un maledetto imbroglio), che
spesso raccontano episodi legati a periodi storici recenti o a tematiche di attualità, come quello della casa nel film di Mauro Bolognini.
Tra gli autori già affermati si segnala lo sganciamento dal racconto classico a favore dell’indagine operata da Roberto Rossellini
con i 10 episodi di India, un film che sta tra il documentario e la poesia. Anche negli Stati Uniti vengono prodotte, cinematograficamente
parlando, delle perle. Basti citare "A qualcuno piace caldo" ( di Billy Wilder), "Un dollaro d’onore" (di Howard Hawks) , "Intrigo internazionale"
(di Alfred Hitchcock), "Qualcuno verrà" (di Vincent Mannelli), "Soldati a cavallo" (John Ford)-. Ma è la cinematografia francese forse
quella più vitale con i film di Alain Resnais ("Hiroshima mon amour", uno straordinario film sulla memoria e le differenze culturali),
di Jacques Becker (Il buco), e l’esordio di François Truffaut con "I 400 colpi". Robert Bresson a sua volta ci dà un gioiellino come
"Pickpocket" che il pubblico italiano non vedrà mai al cinema se non recentemente grazie alla distribuzione operata da Lab 80 e la
programmazione di alcuni cineforum. Un film che, nel mostrare le tecniche del borseggio, sembra sovrapporsi ai ritmi della organizzazione
del lavoro. Per chiudere il panorama generale va segnalato l’arrivo dal Giappone di "Fuochi nella pianura" di Kon Ichikawa, il regista
de "L’arpa birmana", che ci dà un altro grande film pacifista. E veniamo al nostro genere: il lavoro e l’economia. Anzitutto Satyajit
Ray, il regista che meglio rappresentava l’India, termina la "Trilogia di Apu" con "Il mondo di Apu", un altro film sociale dove il
protagonista è un personaggio senza lavoro fisso che deve adattarsi ad un matrimonio di convenienza. Dagli Stati Uniti arrivano alcuni
film interessanti come "Africa in crisi" di Lionel Rogosin di taglio semidocumentaristico che, nel raccontare la storia di un contadino
in cerca di lavoro come minatore, denuncia il razzismo sudafricano. Mentre continua la produzione western si afferma però sempre più
l’analisi economica ed organizzativa della delinquenza gangesteristica come in "Al Capone" di Richard Wilson. Il binomio amore ed affari
è alla base di "Cash McCall" di Joseph Pevney mentre il sesso si inserisce anche negli uffici di una casa editrice in "Donne in cerca d’amore"
di Jean Negulesco. Interessante ed a modo suo attuale la commedia "Attenti alle vedove" di Richard Quine dove una industriale e vedova
fa causa alle ferrovie per le perdite causate dalla loro inefficienza. "LocandinaTornando in Europa la Francia
si caratterizza per due film drammatici che hanno come protagonista in qualche modo il mondo economico; il bel film di Renè Clement
"Delitto in pieno sole" dove il nostro protagonista assume, dopo averlo ucciso, l’identità del figlio di un industriale per sfruttarne
gli averi; ed il meno riuscito "Mio figlio" di Denys de La Patellière dove Jean Gabin interpreta ancora una volta la figura di un operaio
alle prese con i problemi familiari. Ora trasferiamoci in Inghilterra per segnalare una commedia graffiante: "La battaglia dei sessi"
di Charles Crichton. Cosa succede quando in un’azienda arriva una dirigente bellicosa che vuole modernizzare il sistema fino ad esasperare
i dipendenti? Qualcuno pensa di eliminarla meditando un omicidio… Satirico anche Nudi alla meta
(titolo originale "I’m All Right, Jack") di John Boulting con Peter Sellers come
interprete. In questo caso si tratta di una farsa sui rapporti tra padroni e operai nell’Inghilterra del 1960. La satira della cinematografia
inglese prosegue con "Il ruggito del topo" trasferendosi sull’economia. Anche in questo campo un film profetico che parla di guerre
commerciali tra la California ed un piccolo stato avente come oggetto la produzione vinicola. Essendo una commedia chi pensate che
vincerà? Anche qui, seppure in modo meno brillante, l’interprete è Peter Sellers mentre la regia è di Jack Arnold, uno specialista
di film di fantascienza. La rinascita economica della Germania fa da sottofondo ad un film ispirato all’Amleto di Shakespeare avente
come protagonista un industriale tedesco. Si tratta de "Il resto è silenzio" del regista Helmut Käutner. "Locandina"LocandinaDal Giappone, in una edizione mutilata
e comunque lunga quasi 3 ore, arriva "Nessun amore è più grande" di Masaki Kobayashi, prima parte di una trilogia che non troverà distribuzione
del seguito in Italia. Anche questo è un film pacifista e tratta dei maltrattamenti da parte delle truppe di occupazione ai lavoratori
cinesi. Si tratta di un grande film sui diritti civili purtroppo quasi sconosciuto. E veniamo, alla fine di questa lunga cavalcata,
al nostro paese. Intanto escono due film di Gianni Puccini: L’impiegato
e "Il nemico di mia moglie". Il primo, interpretato da Nino Manfredi, segue la vita grigia di un impiegato ma anche i sogni che lo
aiutano a sopravvivere, il secondo, questa volta con Mastroianni, racconta di un uomo che al lavoro preferisce il calcio (in questo
caso arbitrare le partite). Di impiegati è comunque pieno il cinema italiano di quell’anno: da Agostino, un burocrate bigotto descritto
da Giorgio Bianchi ne "Il moralista", a Policarpo ufficiale di scrittura impiegato ministeriale
di inizio ‘900 ben descritto da Mario Soldati, passando attraverso i funzionari
della tributaria ("I tartassati" di Steno con Totò e Fabrizi). Vi sono poi le figure degli industriali insolventi ("La cambiale" di
Camillo Mastrocinque) o le direttrici dei magazzini che, pur di sconfiggere le avversarie in amore utilizzano il loro potere ("Poveri milionari"
di Dino Risi). Insomma, alla fine degli anni ’50 non mancano i film che affrontano le tematiche economiche e del lavoro ed il cinema
italiano, oramai rivolto verso la commedia, non è da meno.